Qualche anno fa mio nonno venne da me, in televisione andava un film sui cow-boy, a dirmi – con il tono di chi dice una verità al tempo stesso occultata e tanto vera – che «gli indiani non erano i cattivi».
«Sì, vero», risposi.
«No, ma non hai capito, sono gli americani che hanno fatto un bel massacro».
«Eh, certo», ancora io.
E lui: «ma come, lo sapevi?».
Ne parlammo un po’ e ci rendemmo conto che quella per lui – cresciuto con i film di James Dean – era una tesi ardita e quasi revisionista, per me – per un misto di non so che: canzoni di De André, telefilm, cose lette sui giornali – era una tesi praticamente assodata: anzi, era l’unica tesi in campo. Perché – mi sono trovato a domandarmi – qualcuno aveva mai sostenuto che gli americani avessero fatto qualcosa di apprezzabile nello sterminare la quasi totalità della popolazione di nativi americani?
E, effettivamente, la risposta è sì: un tempo quella storia l’avevano scritta i vincitori. Gli indiani erano quelli cattivi che volevano ammazzare i cow-boy, e i cow-boy erano quelli buoni che difendevano la brava gente.
Una tesi che, oggi, non credo sostenga nessun bambino delle elementari.
Ogni tanto ragiono su come cambi la coscienza collettiva: mi sembra, quasi, che ultimamente – in Occidente – sia diffuso un ipercorrettismo logico che scaturisce da quel luogo comune – che la storia la fanno i vincitori. Mi sembra che, oggi più di sempre, sia tanto diffuso quello che in inglese si chiama “white guilt”, e che in italiano non ha una traduzione perfetta: ovvero un senso di colpa collettivo, che definirei paternalista.
Intendiamoci, non è che non pensi che l’Occidente abbia fatto cose terribili – in tutti i campi, nel passato, e anche nel presente – ma mi sembra che un po’ distorciamo la nostra autovalutazione, quasi a sentirci così più buoni – aperti e autocritici: le donne sono sottomesse nei paesi islamici per le occupazioni e le operazioni militari dell’Occidente, l’Africa langue per lo sfruttamento da parte dell’occidente nel passato, Saddam Hussein ha gassato i curdi perché armato dagli americani.
E però in Arabia Saudita non ha mai messo piede un soldato occidentale, la maggior parte degli stati africani era più ricca della Cina trent’anni fa, e nei 35 anni di dittatura baathista dell’Iraq gli americani hanno fornito l’1% (uno percento) delle armi al regime.
È come se uno stronzo non potesse essere africano, asiatico, o con la pelle più scura di un viso pallido.
Non che l’Occidente abbia fatto solo cose buone, ma anzi, la gran parte delle colpe, e sono responsabilità gravissime – il Ruanda più recentemente il Darfùr, ma anche lo stesso Iraq -, vanno ascritte all’Occidente sotto al titolo che ora sembra essere la magica ricetta per risolverli: «facciamoci i fatti nostri».
Tutto questo mi è ritornato in mente perché ho letto un articolo in cui si dice che – tutto sommato – Montezuma era come Saddam Hussein, e insomma, lo sterminio spagnolo non ha fatto tanto peggio, anzi: e il primo pensiero è stato “Sì, vabbè, che cretinata”. Ma il secondo è stato “Ma…”.
Madame Veto avait promis de faire égorger tout Paris
Mais son coup a manqué grâce à nos canonniers
Dansons la Carmagnole, Vive le son du canon.
Beh il revisionismo mica è un peccato, al di là e oltre ogni senso di colpa. Vedi la storia del conflitto Palestinese-Israeliano e Partigiani Neri e Partigiani Rossi, quando ero alle elementari quelli rossi erano i liberatori (che poi come facevano ad essere solo loro d’accordo con gli americani?) e via discorrendo…
@ fra Alberto:
Mo’ pure coi fascisti stai!
l’ultima frase e’ una battuta/provocazione vero? o dici sul serio?
@ lucap:
No, chiaro. Però leggi quello che faceva Montezuma.
@ Giovanni Fontana:
Non sto con nessuno e dovresti saperlo, ma il punto è sempre lo stesso, chi fa la storia? Lo storico del vincente o del perdente? Insomma non dovrebbe essere più così, speriamo…
per chi vuole…
http://blog.libero.it/Rober5/7775436.html
Mi permetto, a titolo di amichevole consiglio, di suggerire la lettura del libro Armi, Acciao e Malattie, di Jared Diamond.
La probabile verità è che muovendo indietro quanto basta il proprio punto di osservazione, ed estendendo l’orizzonte temporale considerato, questa distinzione tra buoni e cattivi ha poca rilevanza. Se invece si vuole conservare il senso di umanità di fronte alle tragedie della storia, non credo sia possibile affermare che essa non sia scritta dai vincitori, senza eccezioni.