Sono stato a una conferenza sulle mutilazioni genitali femminili, o meglio, sulle “modificazioni genitali femminili” come le chiamavano molti di loro.
PRIMA DI ANDARCI
Già dal Flyer si intravvedeva l’approccio – diremmo – pensierodebolista, con una serie di melliflue domande – e cito: “Perché le modificazioni (sic) genitali femminili destano scandalo e la chirurgia estetica vaginale delle occidentali no?” “sulle MGF prevale la voglia di capire o l’attitudine al giudizio?” “Cosa pensano, in realtà, le donne provenienti da quei paesi?” “perché in tantissime si rifiutano di parlarne e di porsi sotto i riflettori dell’Occidente illuminato nella veste di vittime?” “È davvero sorprendente che le campagne informative siano spesso fallimentari?”
Insomma, tutta una bella accozzaglia di luoghi comuni anti-occidentali, tanto più scandalosi perché proferiti da persone che si dichiaravano femministe.
CHE HANNO DETTO
C’è stata la proiezione di un filmato, anche fatto bene, ma che si riassume nel “eh, noi occidentali non siamo tanto meglio” (la cui risposta sarebbe: embè?) e in “non possiamo andare a casa d’altri e dir loro quello che si deve fare” (però se un marocchino ci dice, giustamente, di togliere il crocifisso dall’aula non protestano), insomma il solito identitarismo un tempo patrimonio unico dell’estrema destra.
Poi c’è stata la presentazione di un libro dove si è toccato davvero il fondo. Intanto c’era quest’aura, in tutti i discorsi, in cui si sosteneva che giudicare fosse sbagliato, e quindi – implicitamente – essere giudicati. Insomma, un plauso all’immobilismo e all’incontaminabilità delle opinioni.
Hanno detto che le MGF vengono “strumentalizzate per rinfocolare lo scontro di civlità”, che mi sembrava quel mio amico che dice che la polizia ha strumentalizzato il suo eccesso di velocità per fargli la multa.
Dicevano che i giornali e i media dipingono le MGF come strumento di controllo sessuale e invece sono anche… non si è capito che cosa (ma era qualcosa che aveva a che fare con il valore intrinesco di ogni cultura). Nessuno che abbia mai accennato al fatto che le MGF sono un vero e proprio baluardo simbolico per l’affermazione della subalternità delle donne.
Hanno detto che tutto il discorso pubblico è innestato sull’idea di “noi” e “loro” esecrando questo fatto – un concetto sacrosanto, e necessario a limitare le MGF in nome delle sfumature vs identità – ma poi per tutto il dibattito hanno parlato del male che facciamo “noi” (inteso come occidente) che bisogna “pensare a noi”, dando valore ad alcune risposte di donne mutilate che dicevano “cosa t’importa a te?” A te che “non appartieni alla MIA cultura e alla MIA società.
Sembrava quasi che pensassero che alcuni popoli, e quindi alcuni individui fossero geneticamente portati alla barbarie.
TEATRO, TESIMONIANZE E DOCUMENTARIO
C’è stata una breve rappresentazione teatrale in cui le uniche parole dette in italiano da una donna africane sono state «saranno più civili ma non è così civile abbandonare la propria cultura». Volevo obiettare, ma non c’è stato tempo, che una cultura ha valore soltanto nella misura nella quale fa felici le persone che ci vivono, e che rispettare una cultura – delle femministe dovrebbero saperlo – significa rispettare chi comanda in quella cultura: maschi, eterosessuali, anziani.
C’è stata la proiezione del bel documentario “il corpo delle donne”, sul quale hanno cercato di instaurare un corto circuito fra la segregazione delle donne in Africa, e l’ eccessiva commercializzazione del corpo femminile in Occidente. Senza rendersi conto che quello che succede in Occidente non è l’eccesso opposto, ma è parte dello stesso concetto per cui la donna è “preda” dell’uomo.
Hanno evidenziato – giustamente – che c’è una contraddizione fra respingere i clandestini e considerare le MGF una cosa terribile, senza rendersi conto che questa contraddizione evidente poteva essere rivoltata – in maniera opposta – nei loro confronti, se non pensano che le MGF siano una cosa terribile perché bisognerebbe salvare quelle donne?
E, in tutta la giornata, continuavano a definire “colonialismo” i casi in cui persone andavano in un altro posto a insegnare una cosa. Ho obiettato loro che i colonialisti, nel Settecento-Ottocento, erano persone che facevano l’opposto. Proprio perché consideravano i neri degli esseri inferiori applicavano il doppio standard, nei nostri paesi c’è bisogno di democrazia e diritti, in Africa noa perché chi ci abita è un sub-umano. Che non è colonialista volere gli stessi diritti per tutti, ma considerare diversi individui degni di diversi diritti. Hanno acconsentito, ma poi hanno ricominciato a parlare di colonialismo per tutt’altro.
FINALE
Credo, però, che il momento più denso sia stato quando hanno chiesto a una donna nigeriana che aveva subito la mutilazione da bambina, se lei non trovasse che anche le donne italiane fossero “mutilate” in qualche maniera. Lei non ha capito, o non si è capacitata della domanda, e alla terza volta che gliela ponevano cercando di imbeccare una risposta affermativa, lei – per non contrariare il pubblico – ha risposto laconicamente: «dovete sapere che le donne in Africa soffrono molto».
Chi organizzava il convegno?
@ Francesco:
Varie associazioni abbastanza sconosciute, ma era anche finanziato dalle Pari Opportunità .
@ Giovanni Fontana:
Ma cosa sarebbe la “chirurgia vaginale occidentale”? Le vaginoplastiche varie? Una tendenza che conta circa 3800 interventi negli USA nel 2008, il che significa che, tenendo conto che ci sono circa 150 milioni di donne, facciamo anche 50 milioni se togliamo quelle molto vecchie e quelle molto giovani, la percentuale delle donne che si sottopongono VOLONTARIAMENTE ad un intervento di vaginoplastica si aggira intorno allo 0,0000008%.
Ammesso e non concesso, ovviamente, che farsi fare le labbra simmetriche/ricostruire l’imene sia paragonabile a farsi cucire la figa.
Giovanni Fontana scrive::
sic.
Ok mi piace il tuo post, però, magari vale la pena dire qualche parola sul pensiero debole. Di sicuro non è la rappresentazione caricaturale che ne è stata data a quel convegno e per me rimane l’unico modo filosofico di laicità . Mi spiego 🙂 Pensiero debole significa che il mio punto di vista non è per forza quello giusto. E fin qui ci siamo. Ma significa anche che quello della mia cultura non è per forza quello giusto, questo è meno ovvio. Significa pensare che ogni atto può essere considerato secondo due punti di vista, uno in quanto individuale e l’altro in quanto sociale e che il più del suo senso sta nel sociale, a monte, nella cultura che lo esprime. Questo significa che per giudicare una mutilazione bisogna chiedersi che posizione ha nella cultura che la ha prodotta, come si spiega, cosa la genera. Ciò significa mettersi a studiare la cultura altra, cosa che né giornalisti né politici fanno ma che è l’unica via per chi vuole capire come funzionano le relazioni fra le culture. In questo caso, (io non me ne sono mai occupato) ma una distinzione importante da fare potrebbe essere quella fra violenza e dolore, tutte le culture impartiscono dei dolori e perpetrano violenze. Quando è che una mutilizazione, per esempio, bucare un orecchio per far spazio agli orecchini o circoncidere un neonato diventa un atto violento? La chiave della risposta la si può trovare nello studio della cultura: alcuni dolori vengono conciliati miticamente tanto da trovare un consenso e una spiegazione accettata dai più (tanto da essere scontata) altri no e provano giustamente ribellione. Ancora, questo non significa assumere una prospettiva delle culture “da museo”. Le culture cambiano e quindi ciò che viene considerato pacifico e conciliato può grazie a movimenti interni (per esempio rivendicazioni delle donne) o esterni incontri con altre culture, messo in discussione, discusso. Le culture non sono mai un tutto immutabile e l’incontro fra le persone nella vita quotidiana ne favorisce il cambiamento. Ciò non significa assumere un modo di pensare “positivo”, “positivista”, anzi, all’interno di un’ottica da pensiero debole, si può guardare a questi fenomeni con molta proficuità , con molta disposizione al cambiamento. Si possono rifiutare le mutilazioni genitali femminili, non solo perché si pensa di aver ragione (un mondo senza mutilazioni, salvo poi mutilare i corpi noi stessi) ma soltanto perché certi comportamenti nel quadro della cultura occidentale nei quali vengono inseriti non possono trovare accettazione. Ciò peraltro non significa escludere che spiegando (il che è sinonimo di “imbastardendoci a vicenda”) il perché e il per come del rifiuto non si possa riuscire a convincere l’altro, a cambiare in casa propria (sia dall’alto con la diplomazia e le leggi, sia dal basso con la promozione di mobilitazioni dal basso). Insomma, la storiella che hai raccontato tu è molto istruttiva sul comportamento deviato di alcuni nostri intellettuali di sinistra ma ha poco a che fare con il pensiero debole 🙂
Un caro saluto (io sono un lurker, però appassionato!)
Mi piacciono i lurker appassionati, mi piacciono ancora di più se commentano!
Ovviamente non sono d’accordo per nulla con ciò che hai detto, specie su cosa è “laico”, ma sono tentato di farci un post perché il tema è davvero importante.
Quindi sì, ci faccio un post sopra: per ora dico solo che mi sembra ci sia una contraddizione di fondo fra sostenere che non ci sia una società migliore di un’altra e combattere le MGF.
Cioè, quando dici:
Cicciosax scrive::
Intanto dici una cosa davvero identitaria, mi spingerei quasi al “nazionalista”, ma poi argomenti che il motivo per cui le MGF possono essere combattute è soltanto perché non ci va bene a noi (in Occidente non trovano accettazione). Fra l’altro fondando un cortocircuito pericoloso, perché ciò vuoldire che dove esse esistano e siano accettate non si debba combattere per sopprimerle.
Ma una cosa è giusta o sbagliata a prescindere dal consenso che ha: le torture e i roghi delle streghe erano sbagliati anche se avevano consenso nel ‘600 cristiano.
Se fossimo nel 600 cristiano – o se avessimo un vicino di casa che vive nel ‘600 cristiano – dovremmo invece combattere perché queste pratiche vengano dismesse.
Intendevo chi è legato alla cultura occidentale aderenedovi e nello stesso tempo rinnovandola con la pratica quotidiana non può accettare le mutilazioni genitali femminili. Questo non significa che ci sia un’istanza superiore in grado di fondare ontologicamente che la cultura occidentale è dalla parte del giusto a meno che non si faccia il salto metafisico e si passi sul versante religioso. non ci vedo nulla di identitario, non ci vedo nulla di nazionalista. Anzi ti dico che io i nazionalisti me li mangio a colazione inzuppandoli nel latte al posto dei savoiardi. Piacere di conoscerti!
Ah dimenticavo, il giusto e ciò che è sbagliato, per fortuna, sono frutto di una contrattazione e cambiano con il cambiare della società , non fosse così, ci ritroveremmo ancora a dare la caccia alle streghe :-)))))
Cicciosax scrive::
Musica per le mie orecchie!
Ma quando dici:
Cicciosax scrive::
Ok, vero. Ma c’è una differenza di valore fra questa opinione (l’occidentale che non accetta le mutilazioni) e quella di un imam saudita che non accetta che una donna non si sottometta agli uomini della sua famiglia?
Io dico di sì, tu – necessariamente – dici di no.
Perché se
Cicciosax scrive::
Ogni contrattazione ha valore in sé, ogni società ha valore in sé, e così ogni sopruso ha valore in sé.
Si ma la differenza di valore è a partire dal tuo punto di vista, è situata nella tua cultura, è il tuo punto di vista. Questo non significa che per me hai torto, solo che toccherà spiegare al tuo (o nostro!) prossimo di cultura diversa le tue (o nostre!) buone ragioni e magari parlandone cambierà un po’ lui. C’è un però, non si può a priori non mettere nel conto la possibilità che a cambiare siamo anche un po’ noi 🙂
C’è un bel pezzo di Alex Langer che ascriveva ai “traditori” della compattezza etnica questo ruolo di mettere in comunicazione le comunità e quindi le culture. Colui che si propone di portare avanti questi cambiamenti viene spesso chiamato dai suoi pari “traditore”, ovviamente questo è un epiteto ingrato, durissimo da portare sulle spalle. Ma nondimeno questo tipo di persone sono utilissime perché operano sulla frontiera, plasmando i confini delle culture. Sono il contrario dei transfughi, quelli che in genere rimangono sempre “fanatici” e magari convertendosi passano al “nemico”, sposandone acriticamente tutti gli assunti soltanto invertendoli di segno. Insomma, leggendo il tuo blog, mi sembra che il tuo ruolo sia proprio quello di un simpatico traditore, che mette in risalto criticamente i “limiti” delle culture che si trova a frequentare. Il tuo lavoro è sempre prezioso per tutti, sia per noi che ti leggiamo dall’occidente sia magari per le persone che vedono nel tuo modo di stare al mondo un’alternativa viabile alle chiusure della loro cultura. Questo devo dire che mi basta a frequentare tutti i giorni la tua scrittura, a prescindere dal fatto che tu consideri la tua cultura e il tuo lavoro, i tuoi valori, come intrinsecamente migliori di quelli del tuo prossimo :-). Non ti dispiacerà allora di potere annoverare un convinto sostenitore del pensiero debole fra i tuoi lettori. E, ovviamente, grazie!
@ Cicciosax:
Mi hai scritto tante e talmente belle parole che mi veniva male contestarti, ancora una volta, quello che hai scritto.
Ma poi ho pensato che è l’opposto, che è proprio per questo che è più sensato continuare a discuterne.
Quando dici che
Cicciosax scrive::
Dici una cosa profondamente vera, e al tempo stesso profondamente contraria a quello che è il pensiero debole a livello filosofico.
Se non c’è una cosa più giusta per gli esseri umani, ma c’è una giustizia fondata solamente nella prospettiva della propria cultura di valore, è del tutto inutile – oltre che degno di orrore.
Quando tu dici che io:
Cicciosax scrive::
Dici una cosa vera, al di fuori dell’intrinsecamente. Che non c’entra. Io, chiaramente, penso che quello che penso sia più giusto di quello che pensano gli altri – come del resto fai tu, e tutte le persone al mondo – fino a prova contraria. Altrimenti, ovviamente, se pensassi più giuste delle altre cose, penserei quelle. È tautologico: tutte le volte che non si considera il proprio punto di vista quello più giusto, si cambia idea, come è capitato a tutte le persone di buon senso – me e te (ne sono certo) incluse.
Cicciosax scrive::
Ecco, questo non è vero. La differenza che io affermo (ovvero che la lapidazione delle donne stuprate sia meno giusta rispetto a una società in cui gli stupratori siano perseguiti) è posta al di fuori delle culture. Come, ponendo al di fuori delle mia cultura – ad esempio – dico che è sbagliato mettere il crucifisso in aula.
Ovviamente è altamente probabile che alcuni dei miei pensieri siano condizionati culturalmente dall’ambiente in cui vivo, ma c’è un antidoto a questo: la ragionevolezza, la logica, la discussione.
Ti faccio un esempio: un tempo pensavo che la prostituzione fosse una cosa sbagliata (ovviamente non parlo dello sfruttamento), lo pensavo senza delle evidenze. Era evidentemente un condizionamento culturale: quando qualcuno mi ha fatto notare questo errore – come? con la logica, con il ragionamento – ho semplicemente cambiato idea.
E ora penso non ci sia nulla di male a prostituirsi, fino – ovviamente – a prova contraria.
Se siamo d’accordo che ciò che è giusto è ciò che fa la felicità del maggior numero di persone, è chiaro che diverse ricette abbiano diversi gradi di successo in questo, e quindi di giustizia.
E guarda che io mai parlo di “noi” e “loro”, né considero quella occidentale la migliore delle società possibili, e critico fortemente quelli che difendono questo status quo (come qui: http://www.distantisaluti.com/contro-il-burka-e-percio-contro-daniela-santanche/ ), ma riconosco che con ogni evidenza – e fino a prova contraria – la società che si è creata in Europa è quella che rispetto a molte idee, diritti, condizioni, garantisce di più la felicità del maggior numero di persone.
E, proprio per questo, non ci si deve mai permettere di definire quelle stesse idee, diritti e condizioni, come “occidentali”.
Le buone idee, la parità dei sessi, l’intangibilità della persona, la libertà sessuale, etc, non hanno proprietà . Sono proprietà di tutti, e di ciascuno.
Cicciosax scrive::
mi inserisco per commentare questo pensiero che ritengo un riassunto fondamentale del modo di vedere le cose di Giovanni (e anche il mio perbacco)
E’ cosa buona giusta ritenere :”la tua cultura e il tuo lavoro, i tuoi valori, come intrinsecamente migliori di quelli del tuo prossimo ”
ci mancherebbe se così non fosse!
io per tutta la mia vita ho sempre portato avanti le mie idee difendendole e proponendole ben convinto che siano le migliori possibili!
e, QUI c’è il nocciolo, pronto a buttarle nella spazzatura e cambiarle qualora qualcuno con il ragionamento e la forza dei propri argomenti mi proponga delle idee migliori
accipicchia, ci mancherebbe che non fosse così
insomma non potrei neppure guardarmi allo specchio se pensassi che conduco la mia vita con idee e ideali inferiori a quelli degli altri o addirittura negativi, non ti pare?
in fondo il nocciolo dell’errore mostruoso che compie oggi la sinistra è quello di umiliare le proprie idee fino al punto che, per elemosinare l’altrui rispetto e benevolenza, si arrivi a porle come idee inferiori a quelle di un talebano retrogrado mutilatore di donne prigioniero del proprio indottrinamento religiosi
se io vedo serial killer che va in giro a uccidere le persone, cerco di fermarlo e basta, non mi metto a riflettere sul fatto che forse sia giusto rispettare la sua cultura e neppure umilio il mio pensiero ritenendomi un conservatore, solo perchè cerco di salvare vite umante.
Quella domanda alla donna nigeriana, se non pensasse che anche le donne italiane fossero in qualche modo “mutilate” anche loro, la trovo davvero disgustosa. Ecco, io al posto di quella donna avrei invitato i presenti a vedersi qualche filmato di bambine infibulate con pezzi di vetro e cucite con aghi da cucito senza anestesia, magari andando personalmente in qualche villaggio nigeriano, perché no! Ma come si può, dico io.
Da quando ho letto “Infedele” non faccio che essere grata alla vita di essere nata qui e nessuno dovrebbe avere la faccia di tolla di dire che le donne laggiù stanno più o meno come da noi.
Cultura ‘na cippa. Che si cominci a chiamarla per quello che è: barbarie.
ma queste femministe sanno cos’è l’infibulazione
sanno che tagliano e cucione la vagina delle bambine?
atroci dolori
rischi igienici altissimi e una condanna a vita sulla propria vita sessuale e sentimentale?
Giovanni, la tua prima obiezione presuppone una incomunicabilità delle culture, presuppone un mondo senza traditori della compattezza etnica. Le culture sono sistemi di valore, permeabili. Tutte, persino il nazismo, persino il mondo arabo più conservatore. Questo non scalfisce l’ipotesi di fondo che le culture siano sistemi di valore situati, se non ti piace “pensiero debole”, puoi chiamarlo tranquillamente “costruttivismo”.
Per la seconda obiezione, perfetto, siamo d’accordo, il problema era esattamente quell’intrinsecamente: attento che farne a meno ti obbliga a metterti a studiare seriamente la cultura che ti ritrovi a criticare (l’esempio che facevo sulla differenza fra somministrazione del dolore e fatto violento). Ma mi sembra che su questo siamo d’accordo.
Sul fatto che la cultura sia sempre un punto di vista, non mi hai portato una “prova contraria”. La ragioevolezza e il dialogo sono l’antidoto alla fossilizzazione delle identità e costituiscono il cuore di ogni posizione costruttivista (o di pensiero debole) filosoficamente fondata (quindi non nella caricatura offerta da certi militanti).
Quanto all’essere d’accordo che la felicità sia cosa cui deve essere legato il concetto di giustizia o ogni socialità , io sono un’individualista convinto (antinazionalista anche per questo) non permetto a nessuno di immischiarsi su cosa mi può rendere felice. Preferisco la libertà di scegliere il mio cammino e di cercare la mia felicità a prescindere dalle maggioranze o minoranze, e accolandomi anche di stare dalla parte del torto (ingiusto!). Mi basta la libertà di scegliere per me, proponendo un’idea di stare insieme in negativo: sia pure permesso ogni comportamento che non violi la libertà del proprio prossimo. Ciò non significa che non ci debbano essere istituzioni che si occupino della felicità , per esempio, le religioni nella nostra società hanno avuto questo ruolo). In ultimo, le idee di apertura che tu hai citato io le chiamo occidentali, contento che dalla mia cultura, dal mio modo di stare al mondo, possa venire un imbastardimento contagioso, che possa essere chiamato progresso da un gruppo di persone sempre più numeroso e sempre più simile a me!
Ho visto che ci sono stati mentre scrivevo altri contributi, spero che la risposta che ho dato a Giovanni possa essere considerata utile anche per rispondere alle vostre obiezioni, in questa domenica mattina di dialogo! 🙂
@ Cicciosax:
Cicciosax scrive::
un concetto mOOOOOlto opinabile
Forse le religioni hanno avuto nei tempi antichi un ruolo consolatorio, una specie di pacca sulle spalle istituzionalizzata, nulla più.
Di certo il ruolo di occuparsi della felicità , l massimo il contrario, ovvero quello di impedire la felicità attraverso la ferrea regolamentazione di tutta la vita e di tutti i comportamenti.
E se si pensa a tutto il dolore procurato ancora oggi nel mondo dalle religioni ….
Franco, non lo leggittimavo più di tanto, era una presa d’atto, in linea con le tue riflessioni. Diciamo che chi si intesta di occuparsi della felicità delle persone, finisce sempre per fare danno 🙂 eh!
questo messaggio è per angia e giovanni.
Per amor del vero volevo soltanto sottolineare che le organizzatrici, dal momento che la nigeriana continuava a tergiversare, hanno ripetuto più volte la domanda PER sentirsi dare APERTAMENTE una risposta. a prescindere dal fatto che fosse positiva o negativa. (anzi la seconda volta proprio perchè la tipa non aveva capito cosa le stessero chiedendo!). Le donne che hanno organizzato il convegno, che ovviamente condannano le mgf e che hanno svolto ricerche per più di un anno sull’argomento proprio per provare a cambiare le cose nel modo più efficace, volevano veicolare questo messaggio: tutte le donne del mondo sono mutilate perchè tutte le donne del mondo sono vittime di una stessa mentalità maschilista che decide come il loro corpo debba essere. a prescindere da come tale mentalità si manifesti e dalla violenza e dalla ferocia con la quale si concretizza ( a prescindere da come ci vogliono, se infibulate o maggiorate o depilate o circoncise) comunque i nostri corpi, quello di un’italiana e quello di una nigeriana, si adattano da sempre alla volontà , al bisogno e al desiderio degli uomini. la matrice del condizionamento culturale,per cui ‘liberamente’ unaa donna decide di rifarsi le tette, vomitare se a disagio col proprio corpo, farsi circoncidere e cosi via, è la stessa. è ovvio poi che una cosa è farsi cucire la vagina è un’altra doversi rifare le labbra, ma la mentalità che c è dietro è condannabile allo stesso modo perchè è esattamente la stessa: concepire la donna come uno strumento sessuale.(il documentario sull’infib.era già stato proiettato cmq)giovanni tu invece hai scritto in base ai pregiudizi che avevevamo entrambi prima di entrare in sala e che poi sono stati smentiti chiacchierando con le singole!!!
Cicciosax scrive::
Questa, Ciccio, è la definizione tecnica di nazionalismo. Vuoi che gli altri adottino la tua idea non perché quell’idea garantisce, in assoluto e al di là delle varie nazionalità , il bene di quelle persone, ma soltanto perché è l’idea del tuo gruppo di persone.
Tale concetto implica che lo stesso atteggiamento, e con la stessa quota di ragione, potrebbe essere adottato da un gruppo di persone che avvochi l’instauramento di una società in cui – per dire – gli omosessuali vengano trucidati.
Secondo me i secondi avrebbero torto, secondo te hanno – in assoluto – la stessa ragione che hai tu.
Giovanni, vorrei che gli altri adottassero la mia mia idea, perché sono riuscito a convincerli della bontà delle mie ipotesi (ma è più facile mostrare un comportamento, una pratica, piuttosto che esplicitare tutto in termini di metalinguaggio filosofico). Costruendo così un mostro, un ibrido, una cultura che, proprio come tutte le culture, si costruisce dall’incrocio dei diversi punti di vista. 🙂
angela scrive::
Certo. È proprio una domanda sensata da fare a una donna che ha subito l’escissione, e chiaramente tutti si aspettavano – e facevano pressioni – per avere quella risposta. La donna aveva talmente “non capito” che alla seconda volta ha risposto “beh, nessuna cultura è perfetta, ognuno ha i suoi difetti”. E quando gliel’hanno chiesta per la terza volta, insistendo sulle donne italiane ha risposto, in quel modo: “in Africa le donne soffrono molto”.
angela scrive::
A parte che questo è proprio una contraddizione partendo dai loro presupposti (ovvero che ogni tradizione ha valore in sé), ma questo è esattamente il contrario di ciò che hanno detto: tanto è vero che la maggior parte di loro parlava di “modificazioni” anziché mutilazioni, e hanno detto che “in fondo che differenza c’è, con la chirurgia vaginale che in Occidente serve per avere successo in società “.
angela scrive::
Bella opinione che hai di me. Il documentario è nel cd allegato, va avanti per quaranta minuti a dire che – in fondo – non è poi così male e l’Occidente non capisce, e finisce proprio dicendo “non puoi venire a casa mia a dirmi cosa fare”: esattamente il concetto della Santanchè.
Cicciosax scrive::
Quindi, siamo d’accordo, tu vuoi convincerli della bontà della tua idea, del fatto che tu abbia ragione. Non che tutti i punti di vista siano uguali: perché tu – ad esempio i diritti delle donne – li ritieni giusti per tutti, non soltanto per gli occidentali.
Ovvio! Dico solo che giungere a questa evidenza non tocca il “modo filosofico” del pensiero debole. Ogni cultura elabora soluzioni di sistema non soltanto per se stessa ma si fa un’idea di come dovrebbero andare le cose nel mondo, entrando in relazione con culture altre che hanno concezioni diverse di questo stare al mondo. Sui diritti dei gay, su quelli delle donne e in particolare sulla tutela delle minoranze, penso che altre culture abbiano molto da imparare da noi, mentre su altri aspetti, magari possiamo metterci a imparare da loro. Questa pratica di dialogo è da sempre stata il modo attraverso cui le culture si sono costruite e hanno funzionato, quindi niente di nuovo sotto il sole. Spero che il fatto che puntualizzo e rispondo a ogni tuo commento non sia inteso come una supponenza ma piuttosto come volontà attiva di messa in comune di punti di vista, che, magari, alcune volte, pur essendo strutturalmente diversi, si ritrovano a concordare sulle tattiche e sulle buone prassi. Cari saluti, ah!
@ angela:
Io non credo proprio che rifarsi le labbra o le tette sia paragonabile all’essere atrocemente mutilata all’età di cinque/sei anni senza anestesia.
La mentalità maschilista che incoraggia certe “pratiche estetiche” qui in Occidente in ogni modo non ci obbliga a far nulla, chi ha un minimo di sale in zucca non si rifà dalla testa ai piedi come Cher perché così s’ha da fare.
Una bambina africana di cinque anni non può scegliere, la prendono di peso e la infibulano!
Vuoi dirmi ancora che è paragonabile?
Cicciosax scrive::
Ma ci mancherebbe altro. Anzi, a me piace molto più così. La supponenza, semmai, è non mettersi in gioco e così le proprie opinioni.
Comunque oggi in macchina ho ripensato alla tua definizione di “traditore” osservando che mi piace molto, l’apprezzo, e te ne ringrazio. Mi ricorda un po’ il contrabbandiere di cui scrive Sofri qui:
http://www.ilfoglio.it/piccolaposta/246
Anche se con contenuti diversi, anzi quasi opposti.
I miei principi di laico saranno anche deboli, nel senso che non saranno mai scritti con le maiuscole, che in qualche misura saranno sempre migliorabili, contaminabili e soggetti a ripensamenti, tuttavia sono pronto a difenderli e a sostenerli con forza e convinzione, fino a prova contraria.
Non riesco a capacitarmi del fatto che una occidentale possa paragonare la chirurgia estetica all’infibulazione, immagino quella donna africana.
Bello l’articolo di Sofri. Devi sapere che Alex era molto amico di Sofri, per la comune militanza in lotta continua. E il libro in cui spunta la definizione di “traditori della compattezza etnica” è stato curato e voluto proprio da lui. Quindi hai visto bene. Ed è vero Ferrara è un po’ contrabbandiere (traditori) perché parla di D%o utilizzando gli strumenti del dialogo e della razionalità (infatti sono d’accordo con sofri che il suo è un sistema abbastanza coerente e originale che proprio come lui non condivido).
@ Cicciosax:
Sì, quel poco che so di Langer, attraverso Sofri, mi piace molto.