Rubé

Oggi c’è la Parigi-Rubaix (di cui sempre la magistrale spiegazione di Marco B), unica corsa – forse – che vale sempre la pena vedere in televisione. In qualunque altro tracciato, anche un Alpe D’Huez o una Milano Sanremo, una salitona, una corsa ondulata può sempre succedere qualcosa perché alla fine la gara ti deluda, che diventi noiosa. La Rubé no. È una gara a eliminazione, dove le regole valide sugli altri tracciati non si applicano. Se uno ne ha vista anche una sola, capisce cosa intendo. Direi che il concetto che riassume meglio questa particolarità è il seguente: non esistono fughe. Neanche quando uno è in fuga, alla Parigi-Rubaix, uno è davvero in fuga. Sono gli altri che sono in ritardo, non sei tu che stai scappando.

La Rubaix viene, come al solito, una settimana dopo il Giro delle Fiandre – in quella che è chiamata la Settimana Santa delle Ardenne: fatta di tante altre corse minori (si fa per dire), a cominciare dalla Gand-Wevelgen.

Siccome mi rimproverano di non scrivere più di ciclismo, provo a discolparmi così: il Giro delle Fiandre l’ha vinto Devolder, l’anno scorso lo vinse Devolder, quindi rimando a quel bel post, che m’era così piaciuto scrivere.

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