In questa bella intervista ad Adriano Sofri sull’Unità, nel riportare le parole, qualcuno ha trascritto un lapsus molto bello: i pacifisti senza sé e senza ma. Senza ma, e senza sé. Come se quando si perdono i dubbi, e i congiuntivi, si perdesse la pienezza della propria personalità, di sé.
he seems to me he’s trying to have it both ways. I guess once you decide to go to war you go in with overwhelming force, respecting of certain rules of engagement, and try to win. I don’t believe in trying to do things half way. Bombing Serbia worked, and an international ground force without actual “force” would have brought the sort of criminal inaction as see with the Dutch in Srebenica. I think Sofri position would have led to too many stalemates and can of worms of that sort. I think that bosnian massacre in ’95 was critical for the change in the NATO military doctrine in ’99. and rightly so.
Non penso. Credo che ci sia sempre dietro quel discorso, una (giustissima) forza d’interposizione d’eve considerare le proprie vite come quelle degli altri. I bombardamenti dall’alto sono la contraddizione di questo.
Direi che è stato lo stesso per la guerra in Libano.
Credo che la paura di usare il termine “guerra” sia sintomatico di quella generazione, ma è una posizione che comunque ammetto tranquillamente, se porta a rinominare la stessa azione – fatta per difendere delle persone – in “polizia internazionale”