Pop corn e McGyver – Diario dalla Palestina 153
Tutto comincia qualche giorno fa, quando abbiamo preparato la stanza a mo’ di cinema per vedere il film: sedie in prima fila, sedie in seconda fila, sedie in terza. Difatti, proprio come al cinema, appena diamo il via libera i bambini si catapultano, di corsa, per prendere i posti migliori. A quel punto, una delle mie scemate, prima di far partire il “quadro”, scrivo a caratteri cubitali sullo schermo “avete pagato il biglietto?”.
Seguono lamentele: «noi non paghiamo il biglietto perché non ci sono i pop-corn!» «senza i popcorn non è un vero cinema!». Uno a zero per i bimbi, dunque.
Era dura, perché al centro di Amal non c’è una cucina o un fornello. Ma non potevo non raccogliere la provocazione, così ci siamo consultati con Ahlam su cosa si potesse fare: «eeeh, se avessi ancora la bici potrei andarli a fare a casa, e tornare di corsa – ma a piedi arriverebbero più che freddi», dicevo io; «maddai, sono buoni anche freddi», diceva lei; «mannò, freddi non sono come al cinema», dicevo io; «Beh, ma comunque non lo sanno, il cinema l’hanno visto in televisione», diceva lei.
Perché dovete sapere che a Betlemme un cinema non c’è, ce n’era uno, ma è andato a fuoco e nessuno l’ha più ricostruito: ora la zona dove c’era il cinema si chiama “cinemà”, con l’accento sulla ‘a’ finale ma un cinemà non c’è.
«Possiamo chiedere a Nabil, se ci presta la cucina», ma ad Ahlam scocciava molto chiedere a Nabil. Così – c’era un mercoledì libero di mezzo – mi sono trasformato in McGyver, e al grido “se si vuole davvero fare, si può fare” ho preso da casa pentole, grani, mestoli, olî, scolatoî. Poi, inquadrato il mio obiettivo (una stufa elettrica), ho impugnato un cacciavite di fortuna (un coltello) e zac, via il coperchio. Poi un barattolino di vetro da mettere sotto alla stufa in modo che, adagiata per terra, sia orizzontale:
Poi si riavvita il coperchio in modo che sia molto più vicino alla fonte di calore, ma certi che il ferro non tocchi l’altro ferro, ed ecco qui Tina in posa, mentre si dà alla cucina – purtroppo Ahmed, il fotografo, non è bravo alla macchina fotografica, quanto Tina è brava con i popcorn:
Ed eccomi che servo il primo giro – Tina sembra divertita, ma mica tanto convinta di quei pop corn:
Alla fine tutti se ne convinceranno, a mani piene:
Tuttavia, è ovvio, i popcorn non li hanno distratti dalla proiezione di Robin Hood:
io, al posto di “se si vuole davvero fare, si può fare†dico “sforzino fa sforzare”.
Sei proprio il mio genio preferito.
Ah, e grazie del programmino di ieri: ora ‘volo’ nella trasformazione delle virgolette!!!
that’s actually great! I guess your American soul is coming out right in the Holy Land! ah ah ah
grande idea!!!sei veramente arguto!!ma il bello è che l’arguzia deriva dall’affetto profondo che hai per loro!!un abbraccio!
per me il pop corn é proprio una cosa da bambini (nel senso più onesto, ovvero bella) , da sola o in compagnia non lo mangerei mai, proprio il piglio snob intellettuale del “il film é un’opera seria, come osi mangiare!”.. però quando vado a vedere i film d’animazione con mio fratello, che son poi opere serissime di loro, scroc scroc scroc tutto il tempo dalla sua confezione e lui che mi dice di piantarla di batterglieli tutti!
tutti in coro Giovanni re fasullo d’Inghilterra?
@ V.:
In arabo?