Altro che Camoranesi – Diario dalla Palestina 84
Si sente spesso dire che bisogni amare l’Italia perché ci si è nati, ma che l’inno – beh, era molto meglio il Nabucco, vuoi mettere? – lo si può criticare perché è obiettivamente brutto. Per me è l’inverso: di molte ragioni per cui mi potrebbe piacere l’Italia, quella per cui ci sia nato è l’unica che veramente non capisco. Amo le cose che scelgo, quelle che mi piacciono di più, non quelle in cui capito per caso. Come disse una volta Gustav Heinemann, ex presidente tedesco:
I don’t love my fatherland; I love my wife.
Non amo la mia patria, amo mia moglie. Abbiamo la lingua più bella del mondo, questo sia in Israele che in Palestina me l’hanno detto tutti (dài, domani ve lo racconto), ma è merito mio questo? E Dante è più mio che di un neozelandese?
Però l’inno di Mameli mi piace, e non in quel modo sornione e autoironico col quale diciamo che ci piacciono le cose più trash, no, proprio mi garba. La musica dico, quando fa tattaratattaratattattà, mi viene sempre da muovere le mani come direttore della banda. E credo che si addica molto all’Italia.
Quindi ecco qui quello che vi avevo promesso: purtroppo il video è pessimo e non si vede l’enorme quantità di bambini (saranno stati quaranta) e le loro stupende movenze. E ditelo, che orecchio che hanno: se non lo sapeste, mai lo direste che sono bambini palestinesi che lo ripetono così, senza averlo mai sentito prima. Avanti: mano sul cuore!
ahahahhahahahhahh bellissimo
anche a me piace davvero l’inno! l’intro é una figata tataratatà …
abbiamo capito che ti è piaciuto l’articolo di luca sofri, ma stai diventando ripetitivo con la storia del “non è più mio che tuo”.
riusalo tra 40 post.