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Corso di Alfabetizzazione Sentimentale Obbligatoria – Prof. du Lac – 6° lezione
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Bravi, siete stati bravi,
la scorsa settimana avevo concluso domandandovi cosa ne pensaste della gelosia, e le risposte sono state – in buon numero – inaspettatamente soddisfacenti. Certo, diversi hanno descritto – sbagliando – una piccola componente di gelosia come necessaria, ma nessuna risposta si rifaceva a un concetto cavernicolo del rapporto uomo-donna come avevo temuto in un primo momento. Me ne rallegro: si vede, cari studenti, che vi siete applicati alle precedenti lezioni.
La gelosia è una sciocchezza. È, nella migliore fra le ipotesi, una patente mancanza di fiducia nei confronti della persona amata. Delle due l’una: o c’è una ragione per sospettare del proprio compagno – e allora questa ragione dovrebbe essere sufficiente a degradarlo a non-più-compagno – oppure non c’è una ragione, e allora perché essere gelosi? Dice bene Filippo, dubitare di un invito accettato significa:
mettere in discussione l’intelligenza, la correttezza, e quindi lo stesso rapporto amoroso che si ha con l’altro. (…) Che ragioni ho di sospettare un tradimento? E se ho ragioni di sospettare una scorrettezza, un colpo basso, che stima ho di questa persona che dovrebbe essere la migliore?
Oltre alla esaustiva prova di Filippo – farà strada questo ragazzo – ottime anche le risposte di Alberto V, Sid e Gabriele un “+” a Valeria C (posta), Daniele Ze (posta), GnG, Saverio (posta), Ilaria (posta).
Non fidarsi della persona che si ama è – in sé – una contraddizione in termini. Come possiamo diffidare della persona a cui abbiamo scelto di affidarci? Eppure ci sono esseri umani che nascondono e dubitano nascondigli, che trovano normale mandare avanti un rapporto fondato sui reciproci occultamenti. Persone che assumono dei detective privati per avere una risposta che il solo fatto di sentire la necessità di assoldare un investigatore dovrebbe dargli.
A.D. – Prof du Lac, è chiaro, se il mio compagno incontra una pretendente le ipotesi sono due: A) la pretendente non può inficiare il mio primato: non c’è ragione per cui io tema questo incontro. B) lei può inficiarlo, è possibile che lei sia migliore di me agli occhi di lui. Ciò andrebbe appurato subito: se io non sono la donna della sua vita voglio scoprirlo il prima possibile (e, semmai, provare a convincerlo del contrario).
Per questo non c’è ragione di trattenere il mio compagno da un incontro simile: il concetto che tutti professiamo – voglio che il mio amato mi scelga tutti i giorni! – ha un valore di sacralità. Desidero essere scelta, desidero il suo desiderio di desiderarmi accanto: non vorrei mai che fosse un divieto di sosta a farlo parcheggiare davanti casa mia.
Effettivamente, Dora, una coppia innamorata non è gelosa di nulla, uno dei due potrebbe dormire accanto a un pretendente – se quello della fedeltà è uno dei loro vincoli – senza che questo possa turbare l’altro: se fosse l’occasione a rendere l’uomo ladro allora saremmo tutti, potenzialmente, dei ladri. E di un ladro – inteso come qualcuno che non si stima: naturalmente le persone cambiano, e c’è anche chi non trova sbagliato rubare – non ci si può innamorare (cfr Lezione III).
L’idea che soggiace alla limitazione dell’agire del proprio amato è quella di non considerarsi all’altezza del proprio rapporto, quasi che l’aver convinto la persona che si ama di essere il suo partner ideale fosse un inganno ben riuscito ai suoi danni: saresti più felice con qualcun altro, ma io non te lo farò incontrare!
E noi vorremmo mai stare con una persona così? Un individuo che ha la protervia di volerci rendere infelici, per proprio tornaconto – dentro a un castello di costrizioni, bugie, e ali tarpate – quando là fuori, magari, c’è il principe azzurro delle favole. Se fuori dal castello c’è il Cavaliere Nero, non sprecare fatiche ed emozioni per impedirmi di incontrarlo: va lì e battilo. Dimostrami, a giudizio insindacabilmente soltanto mio, che sei migliore di lui. Sennò come puoi pretendere che m’innamori di te?
A.D. – La domanda che, assieme a du Lac, abbiamo deciso di somministrarvi questa settimana è la più difficile dall’inissio del corso, saremo perciò più larghi nella valutassione delle vostre prove:
Il partner del vostro più caro amico/a vi piace sempre di più. Che cosa fate?
Rispondete nei commenti qui sotto, oppure nella cassetta del Prof. du Lac. Ci rivediamo il prossimo martedì.
“E noi vorremmo mai stare con una persona così? Un individuo che ha la protervia di volerci rendere infelici, per proprio tornaconto.”
Hai mai visto ‘Les Amants du Pont-Neuf’?
Certo, e’ una favola, ma come tutte le favole ben scritte c’insegna qualcosa della vita.
Professore, leggo un idealismo al limite del fanatismo, in questa sua lezione. Forse non contempla l’imperfezione, che pure visibilmente disturba le nostre coscienze e i nostri occhi? O l’amore esula dell’umano, e si pone cristallino in un empireo, vicino al cuore di Gesù? La realtà è lacrime, sangue, risate, tradimenti, fedeltà , gelosia, fiducia malriposta, diffidenza esagerata.
Inoltre l’unione di amorosi sensi, l’affetto che unisce un uomo e una donna non può, e non DEVE!!!! eliminare il mistero. L’uomo e la donna non possono E NON DEVONO MAI!!!!! darsi l’un l’altro integralmente, mai! Pena l’inferno della noia, o un reciproco fagocitarsi che nulla di buono, sensato, saggio e duraturo può costruire.
Quindi con grande affetto e stima le dico: solo la sua giovane età può perdonare tanto tenero idealismo!
Una studentessa ribelle
rosalux scrive::
non sono d’accordo
non c’è nulla da perdere nel lasciarsi andare, chi teme di perdere qualcosa è perché lo ha già perso
rosalux scrive::
ho 54 anni e sono altrettanto idealista
sono imperdonabile? ^_*
Lasciarsi andare, ma con un grano di sale, e ricordandosi sempre che la fusione è un’illusione e che si è due individui distinti che camminano insieme. In questo senso, la fiducia è buona, la fiducia assoluta è peccato…e la gelosia? Quel tanto che basta, senza per carità ossessioni.
Con immutata stima.
Gentile studentessa,
l’estensione che fa del suo metro mi sembra abusiva. Quando scrive:
Lei non concepisce che ci sia qualcuno che la viva diversamente da lei. Le garantisco, invece, che ne conosco tanti – di tutte le età – che non si annoiano, né si fagocitano, né sono consumati dalla loro piena condivisione. Anzi, il contrario.
È soltanto una diversa via per la ricerca della felicità .
Quanto alla fiducia assoluta, pensi un po’, io l’avvòco anche per diversi – fra i più cari – amici.
professor du lac, comincio a dubitare seriamente della sua esperienza in fatto di amore. anche la persona piu’ intelligente, quando sente che la sua felicita’ dipende dagli umori di un’altra persona, un po’ si preoccupa se qualcuno, magari piu’ bello, piu’ intelligente, piu’ ricco, piu’ affascinante, si avvicina troppo a quella persona….
@ pierredelune:
quello non è amore, è egoismo.
Convengo sull’abuso, ovviamente, ma garantisco che l’intenzione – fatta la tara dell’enfasi – era quella di dare un parere, al più un consiglio amichevole non certo un comandamento etico o una prescrizione .
Ovviamente il mondo marcia benissimo continuando a cercare gli assoluti, e chissà – magari anche trovandolo.
Io – pensi un po’ – fino fino in fondo non mi fido neppure di me stessa!
ah, allego qui una lettera che il professor Turin, che insegnava Filosofia a mio padre al liceo, gli scrisse in occasione del suo matrimonio.
Esprime con dolcezza e saggezza precisamente il mio pensiero. Anzi, gli ha proprio dato forma.
http://rosalucsemblog.blogspot.com/2008/10/e-una-lettera-di-felicitazioni-di-un.html
rosalux scrive::
si soffermi un attimo a meditare e poi risponda a questa domanda:
applicando tale modo di vivere, la sua vita contiene più felicità che non applicandolo? o solo minor occasionale dolore?
e ancora: non pensa che non ponendo una fiducia totale e sconfinata in chi ama lei si è giocata irrimediabilmente una chance di godere del grado più elevato di felicità ?
Mi ricorda molto un argomento praticato dai religiosi, sulla Fede in Dio.
E la droga? Non da forse felicità ?
Non dico che la beatitudine sia da buttar via, per carità , ma sempre a piccole dosi e tra una sbornia e l’altra è bene riderci su. 🙂
Ogni volta che siamo in relazione con un’ altro, mettiamo in atto anche il nostro desiderio di non annullarci nell’altro. Vogliamo essere con l’altro, ma al contempo, vogliamo non esserci completamente.
L’amore non è fusione, ma è relazione. Se infatti non esistiamo come entità autonome come possiamo incontrare l’altro? Non avremmo neanche più nulla da raccontare all’altro, fuso simbolicamente con noi.
Il tradimento, se avviene, è sempre un viaggio fuori dal “noi”. Ovviamente è il viaggio più estremo, ma in generale, sono gli altri che ci raccontano le parti sconosciute di noi e può capitare talvolta di incontrare chi ce le sa raccontare, quando pensavamo che non esistessero più nella nostra consolidata relazione.
A quel punto, si può riflettere, valutare, scegliere se uscire dal noi o restarci. La gelosia non è una sciocchezza, ma un sintomo, è il timore che appunto all’altro, possa sorgere, a prescindere da noi, la voglia di stare con qualcun altro/a. E’ dalla gelosia, anche da essa, che può scaturire un cambiamento, una ridefinizione del rapporto.
Mi viene da pensare all’amore che uno riceve dai propri genitori, anche in quella forma di amore a volte si manifesta una forma di possesso che arresta la nostra crescita. Quell’amore a volte si sente la necessità di tradirlo. E in ogni addio a quell’amore c’è lo stigma del tradimento ma anche dell’emancipazione.
rosalux scrive::
strano concetto quello che lei ha espresso, una felicità a “piccole dosi”, come può limitare l’accesso alla felicità a “piccole dosi” come se fosse una cosa che fa male?
chiaramente la cosa ha un senso se, come ha scritto, ricerca la felicità nella droga o in un bicchiere, allora la moderazione è un obbligo per non devastarsi il corpo, è un dato di fatto
ma il negare a se stessi la felicità dell’amore è una cosa che mi spiazza, mi spiazza davvero, soprattutto se la scelta, come ha appena descritto, non è dettata dal perseguire altri obiettivi (come il monaco che sceglie una vita di meditazione), ma è dettata solo dal timore di farsi male
@ valimberti:
In effetti dal confronto con l’amore di un genitore per un figlio qualcuno potrebbe concludere che una relazione d’amore non sia diversa dall’hegeliana ‘fine della storia’: una relazione dalla quale non è più necessario emanciparsi e che semmai comprende al suo interno diversi piani di reciproca co-emancipazione. Non c’è legge simbolica imposta, né legge simbolica da evadere. Non dovrebbero esserci sintomi.
Se ce ne sono l’altro dovrà fare la parte dell’analista/interprete e questo porterà il gioco della relazione nella strategia della ‘moglie’ (che cerca ossessivamente di leggere il significato nascosto nel gesto, nella parola ecc…).
La relazione d’amore dovrebbe avvicinarsi quanto più possibile ad una relazione libera tra persone libere e magari anche liberate (ad esempio dai loro sintomi); che ciò non accada è una questione, che non sia auspicabile che accada perché il trattamento del sintomo porta al cambiamento (non è assicurato poi), è un’altra. Sarebbe amore del cambiamento per il cambiamento: purché si muova.
Ma bisogna vedere dove va e da dove a dove diviene. I cambiamenti avvengono per osmosi, discorso o conflitto, ma l’inserzione del sintomo-gelosia crea già le condizione di furoiuscita dalla relazione. Da una parte per malafede, dall’altra per interpretazione.
La gelosia per come la imposti tu è la relazione folle tra un diffidente e il suo analista.
Ma non è affatto timore di farsi male: la sofferenza è parte della vita ed è inevitabile. E’ferma e decisa volontà di non cedere alle lusinghe dell’illusione. In un certo senso l’innamoramento è un fenomeno allucinatorio, nel quale l’altro spesso è una proiezione narcisistica. Pensi – è un eccesso, ma serve a titolo di esempio – ai tanti o alle tante innamorati di personaggi pubblici. Mi dirà , quello non è amore. Eppure c’è chi arriva ad uccidere, o a uccidersi, per persone che neppure conosce, ma che dentro di se’ percepisce come reali. Ecco, questa forma di intossicazione è più pericolosa della cocaina, se la si prende troppo sul serio, e – almeno statisticamente, parlo di esperienze delle persone che mi circondano – spesso non porta a “coltivare perennità “, ma a fissarsi su un oggetto impossibile o a vagare di esperienza in esperienza, alla ricerca di “sensazioni” più che di costruzione di rapporti, perchè arriva fatalmente il momento in cui la proiezione narcisistica che facciamo sull’altro non coincide più con l’altro reale. L’altro tradisce per il fatto stesso di essere qualcosa al di là di noi, e prima o poi dobbiamo scoprirlo: allora o scappiamo o coltiviamo in solitudine masturbatoria il nostro culto amoroso, diventando i classici “innamorati cronici” che fradiciano con le loro inutili lacrime i banchi dei licei. Narcisisti puri.
Odio l’idealismo in amore tanto quanto in politica, e rifiuto l’estasi per amore di realtà , non per pavidità .
eh, si, era una citazione sul comodino.
ma con gogol si capisce subito.
@ rosalux:
Vergogna! Non ti rendi conto che stai
? Mica pizza e fichi.
enrico scrive::
Non credo sia dannosa di per sè, secondo me sono i comportamenti che ne derivano ad essere sciocchi e sono questi, semmai, il presupposto della fuoriuscita da una relazione.
Una relazione libera fra persone libere, siamo d’accordo, ma è idealistico credere che quel noi non crei, per forza di cose, una sottile linea di confine con il mondo esterno.
In un particolare momento,ciascuno di noi, può domandarsi, cosa c’è fuori. Poi fuori possono esserci alternative peggiori, ma come dire, non possiamo escludere a priori che invece non ce ne siano di straordinariamente migliori.
Ci si sceglie ogni giorno anche per questo, non a caso.
Dopo Galimberti, cito Gaber.
..Nelle case non c’è niente di buono, non appena una porta si chiude, dietro a un uomo. C’è solo la strada.
@ Shylock:
Oh, non c’è un cazzo da fare.
Scialocco è proprio il cocco del prof!
Per me la gelosia prima che stupida o dannosa è natura: sorge in maniera del tutto spontanea: dannoso è coltivarla, quello sì.
Ah, due cose.
La prima è che consiglio un film sul tema, di Bergman, divertentissimo. Si intitola “sorrisi di una notte d’estate”, dove sono rappresentate perfettamente entrambe le scuole di pensiero.
La seconda è la mia risposta all’ultima domanda.
E’ assolutamente impossibile che mi piaccia il compagno/marito/fidanzato di una amica. Se sorge un’idea che va al di là di “simpatico il tipo” viene massacrata, polverizzata, detersa all’istante e buttata nella monnezza.
Metto l’amicizia assai prima dell’amore, a grandi distanze.
@ valimberti:
ti suggerisco di vederla da un’altra prospettiva: le relazioni sentimentali non sono degli x-files; la verità non è là fuori. Certo ti muovi nel mondo, fai cose, vedi gente e paragoni, confronti, consigli, suggerisci e anche cambi il tuo modo di fare. Da questa prassi naturale dell’animale uomo, all’uso della gelosia a fini terapeutici ce ne passa. ma nel nostro mondo è un sintomo utile il gusto per la pasta e fagioli e la musicoterapia, quindi vada pure il geloso.
Per il resto, a proposito di noi/mondo esterno, credo che nel più dei casi sia un problema di etichetta. Ho in mente centinaia di occorrenze in cui è meglio che il mondo esterno attraversi il noi piuttosto che porsi a latere, anche perché nella trista consuetudine della coppia che così si atteggia succede che a lungo andare, sospeso il mondo e rimasti soli con il proprio altro ci si annoi fino al punto di preferire il primo pezzo di mondo che scorrazza per la strada. Occorrono situazionismo e sperimentazione per godere di una persona: gioco. Fatto questo e ottenuto piacere a ben donde il resto del mondo diventa un piacevole argomento di discussione.
Come si dice? Siamo la coppia più bella del mondo, zum zum, e ci dispiace per gli altri…
@ Giovanni Fontana:
Perche’ non ti ci fai le magliette, col tuo faccione e la scritta “PER UN’UMANITA’ TERSA”?
Shylock scrive::
(perché la sporcherei)
@ Giovanni Fontana:
Capito: come quello che votava scheda bianca per paura di sporcarla, o yeah.
@ Giovanni Fontana:
Off topic, per la tua prossima piazzata hai pensato a questo (se non te l’hanno gia’ suggerito)?
http://www.ninjamarketing.it/2010/02/08/con-i-park-art-il-parcheggio-diventa-spazio-espositivo/