What’s App e il sindacato dei bugiardi

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Leggo da mesi di reazioni terrorizzate, o scherzosamente terrorizzate, all’arrivo della terza spunta (ora diventata spunta blu) che su What’s App permette di vedere quando qualcuno ha letto il proprio messaggio. Naturalmente c’è chi scherza e basta, ma c’è anche chi ci scherza credendoci, appellandosi a un principio che, nei fatti, è: «voglio poter mentire».

Invece di rivendicare il diritto a rispondere quando si vuole, si rivendica il diritto a ingannare il proprio interlocutore. La spiegazione “non ti potevo rispondere in quel momento” è una spiegazione perfettamente ammissibile, come lo è la spiegazione “non ti volevo rispondere in quel momento”. Se una persona è una scocciatura, è meglio dirglielo che nasconderglielo: anche nella prospettiva di insegnargli a non comportarsi così la prossima volta.

Leggete il linguaggio di questa, inutile, petizione che suggerisce che le “fidanzate gelose” o gli “amici insistenti” siano eventi atmosferici accadutici, e non precise scelte che abbiamo fatto. In realtà – è evidente – è proprio questa mentalità, quella che considera presentabile e non infamante rivendicare il diritto alla menzogna, a creare una società di fidanzate gelose.

Stavo per scrivere diversi verbosi periodi sul perché una società che dice la verità è migliore di una che concepisce le bugie come valuta corrente, invece mi limiterò a: è più semplice. Si vive meglio.

4 Replies to “What’s App e il sindacato dei bugiardi”

  1. Cercavo da un po’ di giorni il modo di formulare un pensiero sintetico ma chiaro e preciso, così come tu lo hai scritto. Se non ti scoccia lo traduco anche in inglese (col giusto tempo eh).

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