Amos Elon

Più di un mese fa è morto Amos Elon, un giornalista e scrittore israeliano molto noto – forse il più famoso della generazione precedente a questa – che si era ritirato in Toscana negli ultimi anni della sua vita.

Qui c’è una bella intervista fattagli 5 anni fa. Ma una cosa di cui consiglio, davvero, la lettura è questa sua breve storia del conflitto arabo-israeliano. Purtroppo è aggiornata al 2002, quindi non ci sono gli ultimissimi sviluppi. Ma mi sembra la cosa di miglior buon senso che io abbia mai letto su questa storia per tanti versi maledetta. Non si astiene dai giudizî, anche perché nel raccontare una storia – questa storia – lo si fa sempre, ma, mi sembra, lo faccia con misura, senza banalità e – mi pare – ragione. L’idea di fondo è che Israele, con la scusa dell’essere il meno peggio, ha via via – nella storia – fatto sempre peggio, fino a essere diventata una forza occupante per quarant’anni. E al di là dell’idea, racconta le cose in maniera molto interessante.
Se dovessi consigliare, ora, a qualcuno che non ne sa nulla e non ha troppo tempo, come avvicinarsi al conflitto arabo-israeliano, cosa leggere per primo, direi proprio questa piccola biografia di quell’area.
Eccola qui: Cosa è andato storto?

[in inglese, scusate, è troppo lunga per tradurla]

Purtroppo ho scoperto soltanto dopo la morte, perché abitava su al Castello di Buggiano, a un paio di chilometri – in linea d’aria – da dove vivono i miei nonni: mi sarebbe piaciuto moltissimo andarlo a trovare, sarebbe stato un incontro davvero interessante.

Qualche passaggio d’interesse

Sull’uso della forza:

Quando l’uso della forza non funzionava c’era una tendenza a ricorrere ad ancora più forza, il che ha portato solamente – come vediamo – al punto morto a cui siamo ora.

Sul sionismo:

“Penso che il sionismo abbia esaurito sé stesso. Proprio perché ha raggiunto il suo scopo. Se il sionismo di oggi non è una storia di successo, è per colpa dei sionisti. È a causa della religiosizzazione, e della likudizzazione (il likud è la destra israeliana di governo, ndt), e perché ciò che doveva essere uno stato-degli-ebrei è diventato uno Stato Ebraico

Sul suo “esilio”:

La collina davanti alla quale vivo è il più bel paesaggio che ci sia al mondo, è così bello che mi si scioglie il cuore. Così, nei pochi anni che mi rimangono voglio vedere quel paesaggio, per la maggior parte dei miei giorni. Tornare in Israele significa arrabbiarsi. E in Italia non succede? No, in Italia rido.

7 Replies to “Amos Elon”

  1. nooooooo è morto elon?!??!?!?!?!?!!?!?!?!?
    ma lo sai che anch’io avevo letto quell’intervista e avevo pensato di andare a ringraziarlo quest’estate!?!?!?!?!?
    ‘Gerusalemme città di specchi’ è stato il libro più bello di tutti quelli che ho letto sul tema, il più lirico sicuramente,trasuda amore per la città da tutti i pori. Non conoscevo quella storia, grazie per averla linkata!

    http://franceschini.blogautore.repubblica.it/2009/05/29/la-gerusalemme-di-amos-elon/

    credo gli abbiano cambiato titolo rispetto all’originale e alla versione italiana che possiedo, ma il libro è lo stesso:
    http://www.bol.it/libri/Gerusalemme.-conflitti-memoria/Amos-Elon/ea978881725898/

  2. Comunque il sionismo è una contraddizione in termini: un progetto laico il cui presupposto è intrinsecamente religioso. Come fa a non fallire una cosa del genere!?!?

  3. @ aar:
    Beh, non era strettamente religioso, tanto è vero che Weizmann, Hertzl, etc.
    L’ebraismo era inteso come “nazione”, lo è ancora, formalmente, fino a non molti anni fa sui documenti israeliani c’era la voce “nazione” (che poteva essere ebraica, araba, etc)
    Proprio perché il sionismo è stato uno di quei movimenti socialisteggianti, e nazionalisteggianti dell’inizio di secolo scorso.

  4. Si ma il punto è che la localizzazione geografica del focolare nazionale era decisa in base alle Sacre Scritture. Il sionismo mescolò l’idea nazionale di Stato-Nazione con l’ebraismo, creando un ibrido movimento politico e affibiando neonate categorie politiche occidentali ad una tradizione confessionale. Il mito del pioniere s’affiancava al secolare desiderio de”il prossimo anno a Gerusalemme”.
    Se anche Herzl pensò per un attimo di creare uno stato in Uganda, gli passò presto di fronte ai sionisti dell’europa orientale, che per secoli si erano cosparsi il capo di cenere commemorando la distruzione del tempio. I sionisti furono ambivalenti nei loro sentimenti, ma erano pur sempre ebrei prima di tutto.

  5. Il problema è in quell’equivoco, che si possa essere ebrei anche senza essere credenti. Cosa che non accade per tutte le altre religioni.
    Non dubito che sia una cosa causata da ragioni storiche, e quindi non giustificata, ma nel valutare quello che c’è ora, va presa in considerazione.

  6. Giovanni, io ho “Vittime” di Benny Morris, che amici mi hanno consigliato come lettura introduttiva ( anche se è un bel librone…). L’ho iniziato da un pò , causa studio la lettura va a rilento. L’hai letto per caso?

  7. francesco ha scritto:

    L’hai letto per caso?

    Sì, molto completo.
    Lui è uno della nuova scuola degli “storici riformisti”, cosiddetti nuovi storici israeliani.
    Anche se negli ultimi anni è un po’ ammattito.

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