Entrambi mi fanno ridacchiare, quindi non è un outdorsement, piuttosto è un’insofferenza neonata.
Ma visto che mi hanno tolto un pensiero dalla testa, lo segnalo: sull’ultimo video di Zoro (e sulle Iene) la penso abbastanza così.
Maccaroni
Capire l’America: Repubblica riporta un minuto del discorso di Obama e traduce «she won a terrific race» con “è stata una battaglia terrificante“.
Bee geeks
La copertina di Foxnews alle 3.02 ora italiana dà la misura di quanto detto…
Update: Clinton vince di abbastanza, ma di non abbastanza per…
Update 2: alla fine guadagnerà una quindicina di delegati, ne ha centocinquanta di svantaggio.
Where perfection begins
Stasera ci sono le primarie della Pennsylvania, ultima volta in cui Clinton spererà di poter vincere. Sicuramente vincerà lei (nell’improbabile caso contrario, Obama sarebbe ufficiosamente già nominato. Sui delegati sa di aver perso, quindi prova a recuperare sul voto popolare: per questo le serve rivotare in Florida e in Michigan (quest’ultimo praticamente in casa di Obama), e poi sperare che alla convention di quest’estate le cose vadano come non sono mai andate
Tradotto dovrebbero andargli bene un sacco di cose, e questo non sarebbe comunque sufficiente a garantirle la vittoria (anzi). Insomma, non vi demoralizzate ché stasera vincerà Hillary: si sa, lo sa anche Barack, e non cambia le cose: è quasi fatta.
Amstel Gold Race
Oggi ha vinto Cunego, confermando di essere un corridore da classiche. Dopo la Sanremo vinta da Cancellara, Il Fiandre a Devolder, e la Roubaix a Boonen, arriva la prima vittoria italiana in una delle classiche principe. Al di là della ridicola compilazione del calendario pro-tour (no, non vi sbagliate: mancano il Tùr e la Rubé, cioè il massimo, per dirne due) di quest’anno, è la corsa che conta meno fra queste.
Mettiamo un po’ d’ordine per i non addetti: prima dell’inizio dei Grandi Giri le classiche vanno a colpi di tre. Si inizia con la Parigi-Nizza (vale 7,25) e la Tirreno-Adriatica (vale 7), che in realtà non sono classiche ma brevi corse in linea: però sono utilizzate da tutti per preparare la Milano-Sanremo (in linea, vale 9). Poi ci si sposta al nord, anche qui due terzetti fra Francia, Belgio e Olanda, che sembra uno spazio enorme, e invece è un fazzoletto di terra per sei corse importantissime. Prima sul pavé, Giro delle Fiandre (vale 9,5) e a una settimana la Parigi-Roubaix (vale 10). In mezzo la Gand/Gent-Wevelgem (se sbagliate sempre la v e la w, non siete gli unici. Vale 6,75) che è una piccola Rubé. Quella settimana, da quelle parti, è chiamata la Settimana Santa, vedete un po’ voi. Poi ci si toglie da quelle stradine sterrate, e si va in alto: troppo spesso in alto. Tre classiche ondulatissime che sono storicamente – e anche ultimamente – amate dagli italiani. Si inizia con l’Amstel Gold Race (vale 7,75). E qui siamo. Dopo una settimana c’è la Liegi-Bastogne-Liegi (9,5). In mezzo la Freccia Vallone (vale 8,25): quest’ultimo voto potrebbe essere disputato, ed è dovuto a una mio amore per il Muro di Huy, irta erta finale. Ultimamente questioni diplomatiche ed economiche dànno l’Amstel in crescita e la Freccia in calo.
Il resto è preparazione ai grandi giri, Giro d’Italia (vale 8), poi Tour de France (vale 10) e Vuelta a España (vale 7,75). Ci sono poi il Mondiale (fuori categoria, per tante ragioni alcune delle quali spiegate qui da Marco Beccaria – da sempre negli scritti altrui), e il Giro di Lombardia (voto 8,5). Ce ne sono tante altre, ovviamente, ma meno importanti.
Insomma se dovete rammaricarvi di esservi persi tre corse, i nomi sono questi:
- La Primavera, o Classicissima
- L’Inferno del Nord, o la Regina
- il Fiandre
Se invece non volete rammaricarvi la prossima volta, la prima occasione che avete è domenica – c’è:
- La Doyenne, la Decana
Se poi, volete proprio dare retta ai miei capricci, mercoledì pomeriggio tutti davanti alla tivvù, non solo perché dietro non si vede nulla ma anche perché intorno alle 5 si arriva (chi ci riesce) su uno dei più bei muri dell’intero parnorama ciclistico – visto che c’è:
- la Freccia
Buona visione, o come direbbe Galliani: «buon lavoro».
P.s. i voti che ho dato alle corse sono puramente indicativi, e sono un misto di blasone/storia/soldicheggirano/mie opinioni. Ah, ovviamente non si possono paragonare i voti delle corse in linea con quelli delle grandi corse a tappe: queste ultime sono, comunque, 21 giorni di corsa.
Qui lo dico
…sapendo che se sbaglio saranno tutti troppo depressi per spernacchiarmi.
Secondo me a Roma Rutelli ce la fa.
Nonostante i voti di Alemanno + Storace + Ciocchetti +Baccini siano di più (e andranno quasi tutti a Alemanno), penso che il risultato nazionale sarà come una chiamata alle armi per tutti quegli indecis, pigri, non volenterosi, delusi, che all’ultimo giro o non hanno votato o hanno fatto un voto “di protesta”.
Per mia esperienza è difficile trovare qualcuno che abbia votato Berlusconi, ma ancora di più trovare qualcuno che l’abbia votato e non dica «se avessi saputo che avrebbe vinto di così tanto, non l’avrei mica votato…»
A more perfect Union
Questo post è per voi, pigri, che siete abituati a leggere soltanto cose brevi; voi che quando vedete che un filmato è più lungo di 90 secondi lo chiudete perché non avete tempo o – più probabilmente – voglia. Voi che sostenete che la stringatezza è un pregio, non per un’accurata teoria filosofica, ma per un’autoreferenziale giustificazione. Se lo faccio io, va bene.
Voi, come me, della generazione del multi-tasking, per i quali contano i primi 30 secondi di ogni cosa, perché se quelli non ‘tirano’ abbastanza avrete già iniziato a vedere o leggere qualcos’altro. E voi che procrastinate letture, visioni, appuntamenti, valanghe di email, per poi ammassarle – tutte insieme un giorno, in un panico raptus – nel dimenticatoio, nel non-leggerle-più.
E voi che siete passati su questo blog, o su quello degli altri che l’hanno linkato, e avete sentito parlare tanto bene dell’ultimo discorso di Obama “A more perfect Union”, però l’avete messo in archivio. Avete pensato: «poi lo guarderò», e vi siete preparati – perché lo sapete già che andrà così – a non guardarlo mai. Voi che avete candidamente pensato «eh no, caro Barack 37 minuti sono troppi, hai esagerato». Ecco, dico a voi.
Sappiatelo, sono uno di voi: ma questa volta no. Datemi retta, questo va visto ora. Immediatamente. Se non avete il tempo, trovatelo. Un po’ perché è il momento di ritirarsi su, politicamente, e pensare che in fondo – per fortuna – chi comanda in Italia non conta nulla. E un po’ perché va visto e basta. È bellissimo. E basta.
Così potrete dire ai nipotini che lo studieranno a scuola (barando un po’) «io me lo ricordo quando fece questo discorso».
Ora per togliere tutte le scuse:
- Qui il video pulito, intero, senza tutte quelle righe sotto.
- Qui (II parte) (III) (IV) il video captioned: con i sottotitoli in inglese, con le parole che si illuminano, a mo’ di karaoke
- Qui (II) (III) (IV) il video con sottotitoli in spagnolo (ci sono anche in cinese, ma non ve li sottopongo)
- Qui il video orribilmente doppiato in italiano (sconsigliato – no, non sono uno di quelli che consiglia di imparare il russo per leggere Tolstoy: in questo caso si perde veramente moltissimo del tono, del messaggio)
- Qui il video con trascrizione in inglese sotto
- Qui la trascrizione in italiano (PDF)
Perché abbiamo perso
Boh!
Questi che
Intanto con Valter s’era fatto questo…
Fermata prenotata
Michele Serra, oggi su Repubblica:
Sinistra extraparlamentare” (il Manifesto) è un titolo spiritoso e caustico, come si conviene a chi sa defungere a ciglio asciutto. Ma riguarda una frazione piccola e rispettabile della storia novecentesca, non i milioni di elettori di sinistra che hanno votato Pd e in Parlamento saranno ampiamente rappresentati. Spiace assistere all’inabissarsi di esperienze, culture, persone che hanno fatto politica valorosamente e quasi sempre senza alcun tornaconto personale, ma torna d’obbligo ricordare ai teorici delle “due destre” e del “veltrusconismo” che la visione ombelicale del mondo, il volerlo continuamente passare al vaglio del proprio giudizio ultra-selettivo, raramente conduce al governo (e non sarebbe poi un gran guaio), ma soprattutto non conduce a condividere davvero con il resto della società la buona e la cattiva sorte. Ci sono molte altre attività dilettevoli (l’arte, le libere professioni, la fondazione di circoli intellettuali) che consentono una gioiosa pratica del senso di superiorità, o anche il vanto o vizio di sentirsi ai margini. La politica no, la politica è un autobus strapieno di gente che sgomita e puzza, che non ci somiglia e manco ci riconosce. Farla è promiscuo e compromissorio. Ma non farla più, cara sinistra extraparlamentare, è anche peggio.