Not in His name

La storia è questa: una ragazza, poco dopo la nascita, perde la vista. Vive una vita molto ritirata, quasi dimessa: esce poco se non accompagnata dai genitori. I suoi genitori non vogliono avere un cane in casa, quindi lei non può avere un cane-guida. In queste condizioni è praticamente privata della possibilità di muoversi. Arrivata a ventotto anni riesce a trovare un escamotage: un cavallo! Inspiegabilmente, questa volta, i genitori accettano.

Se ascoltaste questa storia fin qui cosa pensereste? Che quei genitori sono dei mascalzoni. Che mettono davanti al bene della figlia la loro repulsione per i cani. Chissà quanti di noi non amerebbero avere un cane in casa, però in confronto alla felicità della figlia chi potrebbe sentirsi di fare questioni? Invece questi genitori egoisti e capricciosi non si curano del bene della figlia, ma delle loro fisime.
Sbaglio, o è quello che tutti noi penseremmo?

Mona

Ora, si dà il caso che questa ragazza sia mussulmana, e che per molti mussulmani i cani siano animali turpi: vedete come tutta la storia assume un significato, come quei genitori iniziano ad avere delle potenti attenuanti? La foto con il cavallo ci fa quasi simpatia, alla fine è stata una buona idea. E quanto ai genitori, beh, in fondo è la loro fede. È quello che “sentono”, come tanti altri “sentono” un altro Dio. Che ci possono fare?
Ed è esattamente questo il problema dell’atteggiamento che abbiamo con la religione – ogni religione: ma soprattutto ogni religione che imponga divieti infondati sulla felicità delle persone – e cioè che diamo dei bonus di responsabilità, un assegno in bianco per la cattiveria, a chi motivi i proprî atteggiamenti lunatici e prepotenti sotto l’egida di un culto.

«Fa’ quello che vuoi, amico mio, per carità, ma non sono disposto a scontarti nessuna delle responsabilità di ciò che fai in nome delle cose in cui credi»
Dare a ciascuno le proprie responsabilità, che è anche la cosa più altruista che c’è.

La differenza fra i buoni e i meno peggio

Asif Zardari, presidente pachistano, e vedovo di Benazir Bhutto ha imposto imposto un divieto sulle barzellette che lo prendono in giro. Per quanto in Pachistan la situazione sia notevolmente migliorata, c’è ancora molta strada da fare. Alcune facevano anche ridere:

  • “Alcuni terroristi hanno rapito il nostro amato Zardari e chiedono cinque milioni di dollari o lo cospargeranno di benzina, e gli daranno fuoco. Per favore, donate ciò che potete. Io ho donato cinque litri.
  • Per commemorare l’elezione alla presidenza, il Pakistan Post ha ufficialmente lanciato un nuovo francobollo, Ma la gente pachistana è confusa: non sa su quale lato del francobollo sputare.
  • Ladro: «Dammi tutti i tuoi soldi!»
    Zardari: «Ma non sai chi sono? Sono Asif Ali Zardari»
    Ladro: «OK, allora dammi tutti i miei soldi»

Chewing-gum al Viagra

Al di là della facile obiezione sull’interesse d’Israele alla non riproduzione dei palestinesi, questa notizia riproduce in una scala così macchettistica da sembrare farsesca, la piena esattezza delle ossessioni di quelli di Hamas. Il sesso. I Complotti. Gli ebrei. I complotti. Il sesso.

PALESTINIANS-ISRAEL/Ciò che sostiene Hamas è che il Mossad – servizio segreto israeliano – stia infiltrando a Gaza delle gomme da masticare con un principio attivo simile a quello del Viagra, per “corrompere” la gioventù palestinese. Già sulla parola “corruzione” in relazione all’attività sessuale di qualcuno ci sarebbe da scrivere un tomo intero, ma tutto il corredo di teorie cospirazioniste è un marchio onnipresente in quegli ambienti: io lo scrivo da un po’, noi sopravvalutiamo Hamas. Il fatto che Nizar Rayan (in foto), uno degli uomini più importanti di Hamas, ricevuta l’informazione di un bombardamento israeliano, abbia deciso di rimanere nella casa, e – anzi – chiamare a raccolta la propria famiglia,dà la perfetta misura della follia di questi personaggi, accecati dal loro dogma.

Una cosa di cui avevo imparato a non stupirmi più, quand’ero là in Palestina: ci credono davvero. Ci credono alle 72 vergini come premio per i martiri, e questo non perché geneticamente portati al male – ci credeva Mahdi, una delle persone più buone di cuore che abbia conosciuto – per una ragione semplice: perché in quella società nessuno considera ridicolo crederci, e nessuno si comporta come ci si comporterebbe con qualcosa di chiaramente ridicolo. Ed è questo che va cambiato. Non è molto diverso da ciò che succede da noi con la verginità della Madonna. Ma quello, come dogma, se non altro è meno pericoloso.

È questo malinteso concetto di “rispetto” che permette l’esistenza, non residuale, di tali – terribili – idee.

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Matrimonî di massa

Ieri c’è stata una cerimonia collettiva a Gaza, dove si è celebrato un matrimonio di massa per tutte le vedove della guerra di quest’inverno che si fossero risposate (spesso col fratello o il cugino del deceduto) vestendo in nero.

Ogni marito di queste vedove ha ricevuto 2800 dollari: una cifra enorme per la vita lì.

Surge

Qui si dice che gli USA avrebbero dato il permesso a Israele di costruire 2500 nuove case per i coloni, a dispetto del supposto congelamento di qualunque espansione dei settlement.

Amos Elon

Più di un mese fa è morto Amos Elon, un giornalista e scrittore israeliano molto noto – forse il più famoso della generazione precedente a questa – che si era ritirato in Toscana negli ultimi anni della sua vita.

Qui c’è una bella intervista fattagli 5 anni fa. Ma una cosa di cui consiglio, davvero, la lettura è questa sua breve storia del conflitto arabo-israeliano. Purtroppo è aggiornata al 2002, quindi non ci sono gli ultimissimi sviluppi. Ma mi sembra la cosa di miglior buon senso che io abbia mai letto su questa storia per tanti versi maledetta. Non si astiene dai giudizî, anche perché nel raccontare una storia – questa storia – lo si fa sempre, ma, mi sembra, lo faccia con misura, senza banalità e – mi pare – ragione. L’idea di fondo è che Israele, con la scusa dell’essere il meno peggio, ha via via – nella storia – fatto sempre peggio, fino a essere diventata una forza occupante per quarant’anni. E al di là dell’idea, racconta le cose in maniera molto interessante.
Se dovessi consigliare, ora, a qualcuno che non ne sa nulla e non ha troppo tempo, come avvicinarsi al conflitto arabo-israeliano, cosa leggere per primo, direi proprio questa piccola biografia di quell’area.
Eccola qui: Cosa è andato storto?

[in inglese, scusate, è troppo lunga per tradurla]

Purtroppo ho scoperto soltanto dopo la morte, perché abitava su al Castello di Buggiano, a un paio di chilometri – in linea d’aria – da dove vivono i miei nonni: mi sarebbe piaciuto moltissimo andarlo a trovare, sarebbe stato un incontro davvero interessante.

Qualche passaggio d’interesse

Sull’uso della forza:

Quando l’uso della forza non funzionava c’era una tendenza a ricorrere ad ancora più forza, il che ha portato solamente – come vediamo – al punto morto a cui siamo ora.

Sul sionismo:

“Penso che il sionismo abbia esaurito sé stesso. Proprio perché ha raggiunto il suo scopo. Se il sionismo di oggi non è una storia di successo, è per colpa dei sionisti. È a causa della religiosizzazione, e della likudizzazione (il likud è la destra israeliana di governo, ndt), e perché ciò che doveva essere uno stato-degli-ebrei è diventato uno Stato Ebraico

Sul suo “esilio”:

La collina davanti alla quale vivo è il più bel paesaggio che ci sia al mondo, è così bello che mi si scioglie il cuore. Così, nei pochi anni che mi rimangono voglio vedere quel paesaggio, per la maggior parte dei miei giorni. Tornare in Israele significa arrabbiarsi. E in Italia non succede? No, in Italia rido.

Commander in chief

C’era chi era contro la guerra in Iraq perché la guerra non si deve fare, e chi era contro la guerra in Iraq perché un altro intervento sguarniva il fronte cruciale, ovvero quello in Afghanistan: Obama è sempre stato del secondo avviso, ha criticato Bush per non aver “compiuto” la missione, e ora – appena iniziato il ritiro da Baghdad – è passato dalle parole ai fatti.

Unità Nazionale

In Palestina ci fu una fase in cui si credeva che un governo di Unità Nazionale Hamas/Fatah potesse ricompattare l’opinione pubblica, dopo le elezioni vinte da Hamas, senza far perdere l’appoggio dell’Occidente.

Questa pia illusione sopravvisse poco, e sfociò in una fulminea guerra civile, ora diventata una guerra civile fredda, con Gaza e Cisgiordania più divise che mai. Come dire che i palestinesi, non potendo far diventare il loro non-stato, un vero stato, l’hanno fatto diventare due non-stati.

Però c’è chi ci crede ancora, all’Unità Nazionale, come questi due – durante una manifestazione a Gaza City – che hanno anche un po’ di humor: se Haniyeh e Abu Mazen non si stringono la mano… basta mascherarsi:

maschere

Io non penso che l’Unità Nazionale risolverebbe qualcosa. Però, che qualcuno ci creda, è un timido segnale positivo.