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Non amo la mia patria:
amo mia moglie.
Gustav Heinemann,
Capo di Stato tedesco 1969-1974
Io volevo dire una cosa sulla Germania, quella del pallone. Quella che è uscita ieri, quella che dicono multietnica, fatta di tanti non-tedeschi. Che tutti hanno lodato, e hanno fatto bene. Vorrei provare a dirvi che i non-tedeschi sono i più tedeschi di tutti, però so che è una banalità, e allora vorrei provare a spiegarvela.
Amare la propria patria, generalmente, è una sciocchezza: sei nato lì, ci sei capitato per caso, non hai scelto nulla. Quelli che dicono di essere orgogliosi – o fieri – di essere nati in Italia, direbbero lo stesso se fossero nati in Slovenia. L’eccezione, però, è quella lì. Gente con genitori turchi, polacchi, bosniaci, nigeriani, ghanesi, tunisini che sono andati via dai Paesi in cui erano nati perché la vita era peggiore, perché non avevano un lavoro, o non c’era da mangiare, perché non c’erano abbastanza libertà, o perché ne volevano delle altre. Pensavano, e hanno deciso, che la Germania fosse un posto migliore, dove vivere meglio. Per quello che mi riguarda tanto basta a farli più tedeschi degli altri.
(ovviamente io tifavo contro, e son contento che abbiano perso, perché i tedeschi, i quattro titoli che ci raggiungono, il baiermonaco, eccetera: forza Olanda, poi)