Il ruggito

Da non bestemmiatore, ho sempre pensato assurda la regola per cui un giocatore che bestemmi debba essere espulso dall’arbitro, considerandola una cosa “intima”, non un insulto.

Ma devo dire che questa fattispecie mette a dura prova il mio principio

Scherzarci sopra

Napoli-Inter di domenica, al SanPaolo c’era uno striscione rivolto agli interisti: “Benvenuti a Napoli, un po’ di spazzatura ci voleva”.

Fare tredici all’anagrafe

Esperti internettari mi suggeriscono di mettere un disclaimer: l’articolo è lungo. Ma non è solo colpa mia, per raccontare questa storia bisognava necessariamente partire dall’inizio, anzi… dalla nascita.

Fare tredici all’anagrafe /postato su Pennarossaoatway.JPG
Ho sempre pensato che il senso calcio fosse racchiuso in due immagini che – da abitante della capitale – vidi in giovanissima gioventù.
Il ferramenta del quartiere, sfegatato laziale, che espone un bandierone della Roma all’entrata del negozio con la didascalia “le scommesse si pagano”. Lazio – Roma era finita dodici ore prima, e ovviamente aveva vinto la Roma; uguale e contraria sorte sarebbe capitata al dirimpettaio (e romanistissimo) barista, se all’Olimpico le cose fossero andate diversamente.
Anche per questo, da tifoso viola, ho sempre conservato una poco celata invidia per chi è attore di una stracittadina.

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Sarti Burgnich Facchetti

undici leoniLetta sulla gazzetta questa storia, la prima cosa che ho pensato è che se l’avessi trovata su un libro di Nick Hornby, sarei andato a Londra a cercarlo per dirgli: «ehi Nick, stai calcando un po’ la mano».

Succede quanto segue: stasera il grande Liverpool ospiterà nella FA cup – la più importante delle due coppe nazionali in Inghilterra – l’Havant & Waterlooville, e già questa sarebbe una piccola favola: la solita piccola favola, perché la formula della Coppa favorisce questo tipo di testa-coda.

Ma il Liverpool non giocherà soltanto contro gli Hawks, giocherà soprattutto contro Anthony Philip David Terry Frank Donald Stanley Gerry Gordon Stephen James Oatway, che non è la formazione degli avversari, ma un giocatore solo: più precisamente l’allenatore-giocatore.

Figlio di due sfegatati e un po’ scemi tifosi del Queen’s Parlk Rangers (la squadra attualmente in mano al sotto sosiato Briatore, e a Bernie Ecclestone), ricevette in sorte non uno – come i vari Diego Armando attualmente adolescenti a Napoli – bensì tutti e undici i nomi dei titolari della formazione del 1973!

Charlie is just a nickname. An aunt told my parents they couldn’t name me after the QPR team because I’d look a right Charlie – and the name just stuck.

Geniale anche l’idea della zia: assalita da un moto di buon senso convinse i genitori a dargli – almeno – un soprannome, uno e uno solo. Ma invece di eleggerne uno degli undici, scelse “Charlie”. Fatto undici, facciamo dodici…

Sosia

Passando ad altre e ben più importanti cose: fatico a crederci anche io, ma Flavio Briatore non è della Fiorentina.
Edit: Tanto era incredibile la somiglianza, che tutti quelli con cui ho parlato non avevano capito: questo NON è Flavio Briatore.
blue eye(glasse)s

Giocare a destra

Sempre sul papa alla Sapienza, Carlo segnala questo ben argomentato post di bioetiche, che però – mi permetto di dire – non centra esattamente la porta, ma al quale professo gratititudine, come a ciascuna operazione che tenti di ristabilire il buon senso smarrito.

Fra Ratzinger e la moglie dell‘ala destra più sopravvalutata degli ultimi vent’anni, c’è una differenza non trascurabile, come ho avuto modo di scrivere nei commenti al post suddetto: il Papa ha a che fare con l’ambiente accademico, Victoria Beckham, no.

Bisogna essere in malafede o sciocchi per dire che Ratzinger sia stato censurato (che gli sia stata negata la libertà di parola, poi, lo esclude la questura), come dimostrano le cifre di Pannella; ma questa non è una ragione per avallare la protesta, semmai anzi, per criticare il destro offerto al destro Josiph Ratzinger, la cui ‘soffertissima rinuncia’ era già stata facilmente preventivata in rete.

Di più, Giuseppe Regalzi sfiora, senza mai sedercisi a piene chiappe, un ragionamento ancor più pericoloso: spingendoci solo un passo più in là arriveremmo ad asserire che la cultura sia declinabile in base alle ideologie, un argomento molto urticante. Pensiamo veramente che bisogni far parlare solo coloro che sono d’accordo con noi, o – per grazia nostra – coloro il cui pensiero riteniamo ‘accettabile’? Davvero riteniamo che l’opportunità di un invito si valuti in base alla comunione socio-culturale col supposto oratore? Anzi, a latere, in molte occasioni io trovo reazionario il concetto stesso di ‘inopportunità’, basti pensare da chi e come viene usato.

Per rimanere agli esempi che ho fatto, questo vorrebbe dire non ospitare Chomsky, uno dei più grandi linguisti viventi, perché il suo corredo di pensieri risulta insano e diseducativo, oppure per cambiare completamente fronte politico, non avremmo voluto ospitare – com’è difatti non è successo – Pound, per alcuni il giù grande poeta del ‘900, perché dichiaratamente fascista. O, con il gusto del paradosso, se una macchina del tempo ci catapultasse Dante Alighieri nel nostro millennio non lo faremmo parlare, perché valuteremmo inopportuno dare la parola a un tale retrivo?

E invece no, noi non siamo fascisti (fino a prova contraria), e non misuriamo lo spessore cultrale di un personaggio in base alla tessera di partito. Non solo, e basterebbe, perché questa è la grande differenza fra noi e loro, ma anche perché spesso le vaccate finiscono per ridicolarizzarsi da sole.

Ratzinger, poi, non avrebbe ‘aperto l’anno accademico’ come in molti hanno erroneamente scritto, ma avrebbe tenuto un discorso, una lectio, come successo in mille altre occasioni, a mille altri individui.
E all’obiezione, che fu anche mia, secondo la quale immediatamente dopo la cerimonia sarebbero tutti andati nella cappella dell’ateneo a pregare, non si può rispondere altro che «quelli sono fatti loro».

Se siamo veramente laici, dove va il papa non ci riguarda.

P.s. E se invece del Papa a fare un discorso del tutto inoffensivo (mica è scemo!), fosse venuto Charles Darwin a sostenere che l’uomo è a uno stadio evolutivo più avanzato della donna, cosa avrebbero detto i 67 fisici contestatori che – giustamente – fanno del darwinismo un terreno di battaglia contro la riscossa clericale?