Si tratta di Ariel Maximiliano Richeze, velocista 25enne, iscritto nelle fila del team Csf Group – Navigare.
Oggi Repubblica fa il solito errore.
poveri i bambini che finiscono nella squadra avversaria
Si tratta di Ariel Maximiliano Richeze, velocista 25enne, iscritto nelle fila del team Csf Group – Navigare.
Oggi Repubblica fa il solito errore.
Capire l’America: Repubblica riporta un minuto del discorso di Obama e traduce «she won a terrific race» con “è stata una battaglia terrificante“.
Volevo scriverla da tempo questa cosa – e già questo è un anacoluto come scrivere “a me mi”, però come scrisse qualcuno, citato anche qui (da sempre negli scritti altrui), “l’importante non è fare errori, ma non sapere che lo sono”.
p.s. C’è un pigro tic che fa leva sulla stessa pigrizia: quello di pensare che chi corregge qualcun altro lo faccia per supponenza anziché per dargli una mano. Del tutto affine al ritornello menefreghista per cui “non accettiamo lezioni da chicchessìa”, questa abitudine, invero molto italiana, eleggerebbe la noncuranza quale comportamento da seguire.
Certo, ci sono occasioni e occasioni, non è il caso di far notare un raddioppiamento fonosintattico sbagliato al sermone di un funerale, ma in generale chi corregge qualcun altro dà la possibilità a questo di imparare qualcosa. Se tutti mi fossero stati zitti, avrei continuato a non sapere tanti degli errori che faccio o facevo.
Spiegare dove si sbaglia è altruista, senza spranghe o giustizialismi, ignorare per non fare brutta figura è cieco ed egoista. I care.
p.p.s La nemesi: volendo correggere altrui malcostumi linguistici, avevo fatto uno strafalcione ben più grave io (mia anziché mea sponte, grazie Arianna). Ben mi sta; eterogenesi dei fini, questo mi dà il destro per citare un’altra ragione per cui è giusto arrischiarsi nel correggere gli altri: avere l’occasione di essere corretti a propria volta. [un concetto che mi ha ricordato il punto uno di questo, dagli scritti altrove]
Casini ha appena detto per la seconda volta in 5 secondi ‘perpetrato’ quando voleva chiaramente dire ‘perpetuato’. Due su due, significa che non la sa proprio la differenza.
Sono molto irritato, ora faccio una bella scenata: e così darò la colpa al fatto di vedere Porta a Porta, invece che.
Che soffereeeenza: le parole sono importaaanti!