Titoli di merito

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L’avvocato Lorenzo Borrè, difensore del professore negazionista dell’Olocausto Claudio Moffa, e sull’ideologia del quale prendo qualche link da un commento di questo post di Tiziano Caviglia, nonché apologeta di Hamas  – che non è un “gruppo terroristico”, ma un movimento di liberazione nazionale – contrario all’appello per la liberazione di Sakineh – mi sembra però che la campagna si stia trasformando, se già non lo era in partenza, più in un battage propagandistico contro l’Iran che in un appello a favore della donna azera – etc. etc. ha minacciato il nostro Scialocco di querela per diffamazione (dopo aver fatto lo stesso con Caviglia).

È curioso come certe persone che combattono contro i reati d’opinione – cosa sulla quale, fra l’altro, sono d’accordo – nell’area dell’estrema destra, ovvero la censura per legge di alcune idee o della propaganda di esse, siamo poi così solerti nel ricorrere al mezzo giudiziario per “correggere” l’altrui opinione che considerano fallace.

Gnaaam

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Mi premuro di comunicare che ho appena mangiato il dolce più buono della mia esistenza: fatto di tutte le cose che più mi piacciono al mondo, e tutte insieme (ok, niente cipolla, o mozzarella di bufala diciamo quelle dolci). Ogni parola che scorrevo nel menù, pensavo: “ora arriva la fregatura, ora arriva”. E invece un altro ingrediente ancora più buono. E poi così via. Allora, eran:

  • diversi strati di pancake (quelli all’inglese)
  • all’interno dei quali c’erano degli spicchi di mela
  • con una spruzzata di panna, ma non stucchevole
  • dentro alla quale erano impiantate numerose pecan
  • tutto spolverato di tanta cannella
  • e imbevuto in sciroppo d’acero

Per quelli di voi che capitassero a Londra, io l’ho trovato qui, è anche un posto molto carino.

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I commenti del gruppo Facebook “Lasciate lo zio di Sarah alla folla” recitati da due voci meccaniche. Le immagini sono quelle dei rispettivi autori.

Ieri un’italiana che è a Londra con me mi ha raccontato del disgraziato epilogo della vicenda di Sarah Scazzi.  Ho commentato, fra me e me, «è la miseria del mondo»: forse doveva essere il titolo di questo post.

Buttare i bambini con l’acqua sporca

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L’UNICEF ha fatto così: tu la berresti mai dell’acqua sporca? No, eh. O magari sì, proviamo. Perché – lo sapete vero? – in un sacco di parti del mondo un numero enorme di bambini è costretto a berla.

Così hanno montato un distributore di acqua sporca, da cui ognuno poteva inserire delle monete e scegliere se avere acqua con il colera, con la malaria, o con il tifo (cioè, si fa per dire, ma contava l’etichetta): e hanno cominciato a pubblicizzarla in giro per New York. Nessuno l’ha bevuta, ma un sacco di gente l’ha comprata, perché i soldi che hanno raccolto sono andati a quei bambini lì, quelli che non possono farne a meno di berla.

Grazie a Ilaria

Cara Trenitalia, ti aiuto: si chiama “mahram”

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Qualche sera fa parlavo con Emanuela, un’amica che ha seguito le mie orme (questo lo scrivo per farla arrabbiare) ed è andata in Palestina a lavorare come cooperante: mi raccontava delle conversazioni – che avevo fatto mille volte anche io – con la gente comune che le diceva che, è un esempio vero, impedire alla propria figlia di seguire una borsa di studio vinta a Oxford è cosa buona e generosa, ed è un modo per difenderla.

Perché tiro fuori questa cosa? Perché Trenitalia ha avuto la cortesia di mandarmi questa email:

L’header è molto bello perché mostra tutta la buona fede con cui è stata partorita l’idea: sono sicuro che – se qualcuno solleverà la questione – Trenitalia risponderà che è una polemica inutile, che l’iniziativa è buona e generosa ed è un modo per proteggerle, le donne.

Ecco il punto saliente dell’offerta Trenitalia in versione discoteca (luogo noto per la valorizzazione delle qualità femminili, le donne – prede – entrano gratis):

Allora io volevo restituire a Trenitalia la cortesia suggerendo loro di utilizzare il linguaggio giusto – sì, tralascio commenti sul cliché del rosa shocking – così anche da poter sintetizzare le prossime comunicazioni.

Si scrive “mahram”, ed è – secondo la legge islamica – l’accompagnatore (un maschio della famiglia) che ogni donna deve avere per potersi spostare. In Arabia Saudita è legge dello Stato, nella gran parte dei Paesi arabi è un costume diffuso per la maggioranza della popolazione, anche fra le diverse minoranze cristiane. Una tradizione da copiare!

Fra l’altro – “viaggiano gratis tutte le donne in un gruppo familiare” – è particolarmente interessante la definizione data del gruppo familiare: consiglierei a Cristiana che è una battagliera di prendere il treno assieme alla propria compagna, portarsi dietro un bambino, fare il biglietto solo a lui, e rivendicare di essere due donne e di essere – eccome! – un gruppo familiare.

I topi non apprezzano la neutralità

Ho trovato la mia nuova citazione preferita:

Se sei neutrale di fronte a una situazione di ingiustizia, hai scelto di essere dalla parte dell’oppressore. Se un elefante ha il suo piede sopra alla coda di un topo, e tu decidi di essere neutrale, il topo non apprezzerà la tua neutralità.

Desmond Tutu