Condor!

Sarà che un commiato è patetico per forza, o che io non so più scrivere?

Io sono angosciato da una cosa, ed è una cosa che mi tormenta: perdere tempo. Intendiamoci: la concezione che ho io dello sciupare il tempo è molto peculiare – ad esempio giocare a Pro Evolution Soccer con gli amici non è, nei fatti, perdere tempo (mentre giocarci da solo un po’ sì).

Una cosa che, invece, fa perdere tantissimo tempo sono i tragitti. I tragitti, questi sabotatori. Non lo sopporto proprio, pensare di spendere un’ora – ogni giorno – solo nei tragitti è una cosa che mi fa imbufalire, penso sempre ai mille usi che potrei farne, meglio (tipo giocare a PES).
E siccome ho sempre abitato lontanissimo dal centro, a Roma, e quindi ogni giorno è un travaglio: allora ho cercato di escogitare un dispositivo, fin da quando ero al liceo. Quello a cui sono venuto a capo, negli anni, è questo: tutti giorni mi carico il lettore cd/mp3/ipod con un corso di qualche lingua o delle conferenze interessanti – così mi sembra di perdere, meno, quei minuti –  e con Condor.

Ci sono questi corsi audio di lingua: ascolti, parli, ripeti. Non fanno granché, ma ogni volta che vado da qualche parte imparo qualcosina di francese, arabo, o due parole di altre lingue astruse. Invece, al ritorno, Condor.
Condor è una trasmissione che va in onda su Radio 2, e la conducono Luca Sofri e Matteo Bordone. Per l’occasione facciamo uno strappo alla regola aurea che mi son dato – non riferirsi solo col nome, a uno a cui non diresti “stronzo” senza imbarazzo – e li chiameremo Luca e Matteo.

Luca racconta dell’attualità sempre nel modo divertente e azzeccato, e Matteo riesce ogni volta a trovare il capriccio giusto per prenderlo in giro in qualche modo. È uno spasso. Raccontano un sacco di cose interessanti, e – ve lo confesso – qualche volta nelle chiacchiere con gli amici l’ho spacciate per mie: e tutti pensavano “ah, quante notizie interessanti trova Giovanni”, e in realtà l’avevano trovate loro.

Quindi io, da qualche anno, al ritorno da qualunque parte ascolto una bella puntata di Condor. Ogni tanto poi, non ditelo alla mia coscienza, faccio uno strappo alla regola e mi vizio: ne ascolto due, sia all’andata che al ritorno, e chissenefrega di imparare lingue!
Non è che pensi che ascoltare la trasmissione contribuisca alla mia crescita, o altre cose così trombone (ma un po’ sì), cioè diciamo che è un modo per perdere il tempo che perderei, ma meglio.

Insomma, è una mia vera fissazione, come altre – le capitali, la dizione, il ciclismo – ma meno pubblicizzata. Son pochi a saperne la portata, forse perché me ne vergogno un po’: dal Condor 2.0, da quando c’è anche Matteo ho ascoltato TUTTE le puntate, non ne ho persa neanche una. Magari le ascolto con due settimane di ritardo, ma le ascolto sempre. Mica lo so se c’è uno maniaco come me, su ‘sta cosa.

E poi a me, oh sarà che è solo a me, fa ridere tantissimo. Matteo che fa Elvio – chissà, perché mi assomiglia? – mi fa scoppiare in risate grasse. E un po’ in tutte le puntate c’è qualcosa che non mi fa mica sogghignare, ma proprio ridere come nessuno può non notare. Mi ricordo che, in Palestina, era un problema. Perché magari mi succedeva durante le file ai check-point, e la gente pensava che ridessi di loro: quasi nessuno ascolta con le cuffiette, e  tutti dànno per scontato che sia musica.

E perché, allora, lo racconto ora? Perché lo chiudono. Essì. Questa è l’ultima settimana in cui va in onda. Quindi, ecco: ascoltatelo. Condor ha anche un blog, ma il mio consiglio è di ascoltarlo. Così da sapere cosa ci perdiamo.
Dice che fa pochi ascolti, che lo seguono poche donne, ed è un po’ snob. Poi ci son quegli altri, di cui mi fido di più, che dicono che non è vero. Boh.
Non ho mica difficoltà a credere che alla gente piacciano cose diverse da quelle che piacciono a me, anzi, che il mio senso dell’umorismo resti isolato dalla comunità umana mi è noto.

Però, ecco. Funziona proprio bene! Come fa l’universo a non rendersene conto? Mi ricordo che per un certo periodo di tempo ho pensato che quello che volevo fare da grande era Condor: cercare le notizie dal mondo, e raccontarle mentre mi diverto. Meglio del collaudatore di materassi!
Poi mi son reso conto che, proprio, non sarei stato in grado. Quella mezza dozzina di volte che ho dato una mano alla trasmissione su Radio Radicale l’ho capito – alla fine di ogni puntata pensavo: «Che fetecchia che sono. Cavolo, sono troppo più bravi di me».

Dice, e allora protestiamo! Ma come? Qualche tempo fa ho rotto il mio fioretto anti-gruppi su facebook, e mi sono pigramente iscritto qui. Magari se domani 56 milioni di persone scaricano il podcast non lo tolgono, ma la vedo dura.

Accidenti quanto l’ho fatta lunga. La posso dire una cosa smancerosa? Dài, la dico: io son sicuro che fra vent’anni dirò «ti ricordi quando ascoltavamo Condor?!?» proprio con la nostalgia dei vecchi.
Vabbè, niente, lo tolgono. E quindi da gennaio sarò senza Condor. Quasi v’invidio, che non l’avete mai sentito, e potete ascoltare tutte le puntate arretrate.

Chissà, sarà la volta buona che riesco a perdere tempo per davvero.

E tutti gli altri: Valeria Grandi la nostra redazione, Ilaria Mazzarotta la regia, Massimo Piffa Piffaretti (William Castiglioni) il nostro tecnico
E tutti gli altri: "Ilaria Mazzarotta la nostra redazione, Valeria Grandi la regia, Massimo 'Piffa' Piffaretti/William Castiglioni il nostro tecnico"

Guerrilla gardening

Dovevo raccontare di tutti gli altri che avevano condiviso con me l‘incontro di Città di Castello. Mica perché dovevo, ma perché hanno fatto proprio cose interessanti. Per primi vi parlo dei guerriglieri.

Guerrilla Gardners
Guerrilla Gardners

Chi sono? Sono della gente che fa cose illegali, intanto. Ma le fa tanto bene che nessuno ha l’ardire di lamentarsene. E ci mancherebbe! Sai che fanno? Avete presente quegli slarghi, quegli spazî grigi, che si trovano in tutte le città perché il comune è negligente o menefreghista? Beh, chi non fa, falla – dicono loro: facciamo. E che fanno? Nottetempo passano di lì, e zac, una cosa così:

Prima

Diventa così:

Dopo
Dopo

Usurpano il suolo pubblico, per renderlo molto più pubblico e godibile. Dove c’è del terriccio o dei rifiuti, arriva una bella aiuola fiorita.
Michele ed Eleonora – sono loro che ho conosciuto – affiatati e rigogliosi, mi hanno raccontato che tutti ne rimangono lietamente stupiti: un signore una volta ha esclamato «è un miracolo!».

Sono dei veri guerriglieri, sul loro sito trovate un sacco di foto dei loro “attacchi” al cemento pubblico per renderlo più verde. Ci tengono a dirlo, che non l’hanno inventato loro: però intanto fanno, e fanno bene. Ci hanno anche scritto un libro.
Poi se ne sono accorti a Repubblica, e a Report, così li potete vedere all’opera.

Post attacco

(mi raccomando, le belle idee vanno copiate)

Terzismo delle faccine

Luca Sofri ce l’ha con le faccine, e – per bocca altrui – spiega bene alcuni motivi per cui avercela. Io con lui, per quelle ragioni e altre. Però una volta trovai delle storie per fare un distinguo, ecco sì, anche su questo – e, così, mi piace ricordarle:

A me gli emoticon non sono mai piaciuti (…)

Su questo forum, che tratta di “giurisprudenza islamica”, si discute se fare gli emoticon sia vietato. Se invece dipenda da quali emoticon, se siano vietate solo quelle che assomigliano alle persone, o se non siano permesse quelle che “esprimono sentimenti”. Da notare la dovizia argomentativa. C’è chi chiede se è lecito rispondere a un “come ti chiami?”C’è chi chiede se è lecito rispondere a un “come ti chiami?”, rivolto da un maschio mussulmano (se non lo fosse, va da sé, è vietato). Il quale, maschio, ovviamente non si farà di questi problemi.

Una cosa ho capito: è vietatissimo fare questa faccina qui: 😉

(…) Dal basso della mia tromboneria non ho mai apprezzato il trucco, gli orecchini, quegli orpelli che mi sembravano portatori una femminilità posticcia. Poi, insieme all’attutimento dell’intransigenza tipica dei vent’anni, ho letto di come in un sacco di paesi islamici mettersi un po’ di cipria, truccare un po’ gli occhi o accennare una linea di rossetto sia una timida rivendicazione dei diritti della propria personalità, una richiesta di libertà cosmetica, per la quale si rischia carcere, frustate, infamia.

Mi è tornato alla mente leggendo quella discussione: da oggi guarderò con più simpatia anche agli emoticon.

Ché l’eterogenesi è la cosa più bella che c’è.

L’ultimo sondaggio dell’ONU

Traduco qui una di quelle cose-che-fanno-ridere che arrivano in mail, che mi è piaciuta. Almeno so che, a lato di tutti quelli che diranno “vecchiaaaa” (come farei io, nel caso), facciò anche un po’ di servizio pubblico per chi l’ha archiviata perché non ciancia l’idioma d’Albione:

Lo scorso mese l’ONU ha condotto un sondaggio su tutto il globo.
L’unica domanda era: “Per favore, ci può dare la sua onesta opinione sulle soluzioni alla mancanza di cibo nel resto del mondo?”.
Il sondaggio è stato un fallimento disastroso per le seguenti ragioni:
Nell’Europa Orientale non capivano la parola “onesto”.
Nell’Europa Occidentale non capivano la parola “mancanza”.
In Africa non capivano la parola “cibo”.
In Cina non capivano la parola “opinione”
In Medio Oriente non capivano la parola “soluzione”
In Sud America non capivano le parole “per favore”.
Negli Stati Uniti non capivano le parole “resto del mondo”.
E infine, nel Regno Unito, hanno attaccato perché non riuscivano a capire quell’accento indiano.

Facile non notare ciò a cui non si fa attenzione

Quando ho visto il set poliziesco tutto mi aspettavo tranne che una pubblicità progresso per la sicurezza stradale dei ciclisti.

Io non ne ho beccato nemmeno uno su ventun, in un minuto e mezzo. Qualcuno fa meglio di me?
(non c’è bisogno di capire le parole in inglese, per comprendere la faccenda)

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