Paolo ha fatto un video per raccontare il viaggio, a modo suo. Cioè, a modo nostro:
Che poi stiamo cercando di fare una cosina insieme, nei giorni (o nelle settimane) a venire lo scrivo.
poveri i bambini che finiscono nella squadra avversaria
Chi fuoriesce d’altra partizione…
Paolo ha fatto un video per raccontare il viaggio, a modo suo. Cioè, a modo nostro:
Che poi stiamo cercando di fare una cosina insieme, nei giorni (o nelle settimane) a venire lo scrivo.
Mentre noi eravamo tutti presi dal passaggio della riforma sanitaria, è successa un’altra cosa di cardinale importanza per la presidenza Obama: nella puntata andata in onda ieri sera su Fox, è scesa in campo a difesa di Lisa Simpson – e di tutti i secchioni – niente meno che la First Lady degli Stati Uniti d’America!
Qui potete scaricare l’intera puntata.
Chi mi conosce sa che ho un brutto rapporto con i fumatori, o meglio: ho un brutto rapporto con i fumatori prepotenti. La mia idea è che la tua libertà di fumare (o mangiare la carbonara, o saltare sui fili dell’alta tensione) termina nel punto esatto in cui costringi me a farlo. Ed è proprio nella sacralità di questo limite – che non ammette tolleranza – che risolvo l’apparente contraddizione di essere, al tempo stesso, un acceso sostenitore della liberalizzazione dei varî fumi, hashish, erbe, etc e contrario all’imposizione ai non-fumatori delle promanazioni del proprio vizio.
Ovviamente non parlo di tutti i fumatori – anzi, la gran parte dei miei conoscenti che fumano non si comportano così. Non ho neanche una gran concezione salutista della vita: ognuno si può far male come preferisce, basta che non lo faccia agli altri. Però, questo sì, quando discuto con un fumatore prepotente mi imbestialisco proprio: e la mia irritazione accresce all’aumentare della povertà argomentativa degli espedienti che il fumatore-prepotente usa per difendere l’inversione dell’onere della privazione ch’egli mette sempre in atto.
Per “inversione dell’onere della privazione” intendo quel meccanismo mentale con cui, per il tipico esemplare di fumatore prepotente, non è lui a dover tenere il proprio fumo lontano dalla tua faccia, ma è la tua faccia a dover stare lontana dal suo fumo: come fossi tu, e non lui, a fare una cosa che A) fa male B) puzza.
I tre espedienti retorici più comuni, a corollario e motivazione di tale inversione, sono spesso i seguenti:
So che, molto spesso, questi sono tic mentali di persone che sono nate e vissute in una società in cui tutti i danni che il fumo causava non erano conosciuti, quindi non c’era nessuna censura sociale e si poteva fumare persino al cinema. Difatti, di solito, sono più indulgente con chi ha una certa età, ma questa è comunque una dimostrazione di ottusità, perché l’intelligenza è – anche – la capacità di cambiare idee e abitudini al giungere di nuovi dati.
Tutto questo per dire – oh, volevo scrivere una piccola introduzione alla foto qui sotto e ho finito per scrivere una fenomenologia del fumatore prepotente – che ho trovato questa foto quasi commovente. Al contrario delle minacce di morte che ci sono ora sui pacchetti di sigarette – che più che necessità d’informare sembrano rispondere alla necessità di terrorizzare – questo cartello è la testimonianza di una persona che vuole bene al prossimo. Lui si chiama, si chiamava, Albert Whittamore e soffriva da tempo di disastri ai polmoni causati dalle sigarette. Aveva chiesto che, dopo la sua morte, accanto alla sua tomba fosse appeso questo cartello: “Il fumo mi ha ucciso”. Come a dire «io oramai l’ho fatto, ma a voi ci tengo: non imitatemi».
Matteo Bordone ha scritto un commento esemplare alla demagogia della vignetta reazionaria che ho messo qui in fondo. Me lo sarei perso se non fosse stato per Scialocco: così la riporto qua, ché non dovete perderla neanche voi.
Mauro Biani, quante altre volte vuoi prendere dei bambini morti sotto le bombe, degli africani coi vermi nella pancia, delle adolescenti infibulate per costruire contrasti sarcastici con ministri, capi di stato, vip? Perché è chiaro che non te ne frega niente di loro, né ti interessa quello che pensi tu, quanto sia ridicolo tu stesso, quanto facciamo pena noi tutti, cioè quello di cui si dovrebbe occupare la satira: mettere in crisi, sbilanciare, smuovere il pavimento sotto i piedi. Quello che ti preme è quanto fanno schifo loro, i cattivi, gli altri, che non pensano, mentre si preoccupano della loro misera e vacua esistenza, di chi sta male nei suddelmondo: usi i miserabili per produrre sfottò nei confronti dei ricchi, che irrobustisce il pavimento sotto i piedi di chi legge. È consolatorio, come tutte le retoriche di destra.
Chissà quanti bambini etiopi si possono salvare vendendo la tavoletta grafica che usi per disegnarli, e il computer, e il monitor, e il server su cui girano le tue vignette. Tantissimi, sai?
Eppure nessuno fa delle vignette su di te che, colla tua Wacom, condanni alla morte per diarrea il piccolo bambino nero con le mosche in faccia, per il gusto narcisistico di disegnare. E sai perché non lo fa? Perché non ha nessun senso. Non fa ridere, non fa riflettere, non mette in crisi chi legge né chi scrive. È solo una banalità retorica e tronfia, offensiva e carica di quell’aria di chi la sa lunga tipica di chi nemmeno prova a informarsi. È sfottò, insomma: è Valerio Staffelli. Con la differenza che Staffelli non usa i bambini moribondi africani per distribuire il suo populismo ai VIP. Tu sì, tu ti abbassi fin lì.
Pubblichi da anni la stessa roba su questo sito, rendendolo spesso peloso e pesante e fastiodioso, evidentemente nessuno ti dice niente a riguardo. Io non ho niente di personale, niente contro di te Mauro Biani, ma sappi che quello che fai è intellettualmente disonesto, nonché retrogrado e del tutto privo di coraggio.
Poi fai quello che vuoi. La riserva dei moribondi non si esaurisce mai, quindi se vuoi puoi anche continuare in eterno.
Cordialità
Matteo Bordone
Allora, c’è una brutta notizia e una bella notizia.
La brutta notizia è che Paolo, quello scemo che cammina e cammina dall’Umbria all’Inghilterra, sta attraversando un brutto periodo, è scoraggiato e ha quasi in mente di mollare. È arrivato in Francia e lì non ci sono paesaggi, non ci sono bar, vede solo a due metri dalla propria tuta in cui è imbacuccato e nebbia, pioggia, e nessuna faccia amica. Sente il rumore del suo respiro e quello dei camion. Come dice lui, non c’è neanche un prete con cui chiacchierar.
Sarà pure scemo, ma pensa anche cose molto sagge, il nostro Paolo:
Perché se c’è una cosa che questo viaggio non deve diventare, è il sacrificio; in questa certezza c’è tutta la laicità della mia avventura.
Veniamo alla buona notizia. La buona notizia è che noi possiamo fare qualcosa, cioè che faremo qualcosa.
Il primo pensiero di tutti, ovviamente, è quello di dirgli «dài, non mollare». Però poi uno ci pensa, e dice: «sì, ma solo se farlo ti fa stare bene». Quindi tutto quello che possiamo fare noi, per stare dalla parte della sua impresa, è cercare di fare sì che lui stia bene. È vero che il nostro potere – da lontano – è limitatissimo, ma qualcosa possiamo fare.
Paolo ha un iPod, noi abbiamo la nostra voce e tante storie da raccontare. Visto che in queste giornate di pioggia e nebbia l’unica cosa che può fare è ascoltare rumori, noi gli costruiamo la radio. Gli facciamo la colonna sonora delle sue passeggiate. E lui, camminando, ascolta le storie, le barzellette, le lezioni di storia, le prediche, le contumelie (il bello è che lui non può rispondere) le ricette di Suor Germana, i vostri problemi con la fidanzata, gli insulti al bomber della vostra squadra che non segna da 10 partite, oppure raccontargli il libro che state leggendo, il telefilm che seguite, e così via.
Ho creato una casella di posta, radiocontromano@gmail.com a cui ognuno di noi può mandare dei file audio, intanto ho mandato la password a lui. Poi, Paolo ogni mattina si scarica tutte le storie e le voci che ha ricevuto e se li mette sull’iPod, così poi per un pezzo di giornata – magari quando è immerso nella nebbia – ha la nostra brigatesca compagnia.
Io, appena finisco questo post, inizio a registrare il mio primo contributo. E mi impegno a mandargli una registrazione ogni due o tre giorni. Mi raccomando, fatelo anche voi. Io ci tengo davvero.
Coinvolgete anche i vostri amici, i vostri parenti, anche se non seguono direttamente Paolo, scrivetelo sui vostri blog. Insomma, vediamo di spingere Paolo fino a Cambridge.
Magari gli raccontate anche chi siete voi, così – in questo modo strano – conosce un po’ chi sta seguendo la sua avventura. Dopodiché parlate di quello che avete da dire. Se pensate di non avere nulla da dire, ce l’avete. Che tanto, poi, più noiosi della nebbia non potete essere!
La propria libertà finisce dove inizia quella altrui. Questo lo dicono tutti. Però bisogna andare avanti, dove sia questo limite. Io ve lo dico, dov’è questo limite: niente più oltre di sé stessi. Perché un imam non ha il diritto di dire a me che devo indossare il velo altrimenti lo offendo, o di baciare un altro uomo altrimenti lo offendo? Perché l’offesa, mai, può essere nell’occhio di chi guarda.
Esempî di cosa succede in uno stato davvero liberale (e cosa dicono i ministri):
Io mi vesto in questa maniera. Fai male al tuo prossimo? No? Allora non ci riguarda.
Io faccio sesso con questa persona. Fai male al tuo prossimo? No? Allora non ci riguarda.
Ho questo passatempo. Fai male al tuo prossimo? No? Allora non ci riguarda.
Penso che Mussolini sia un figo. Fai male al tuo prossimo? No? Allora non ci riguarda.
Mi piacciono persone del mio stesso sesso. Fai male al tuo prossimo? No? Allora non ci riguarda.
Non voglio vivere da paralizzato, se avrò un incidente staccate la spina. Fai male al tuo prossimo? No? Allora non ci riguarda.
Bestemmio. Fai male al tuo prossimo? No? Allora non ci riguarda.
Mi drogo.
Questa è la mia posizione sull’esclusione di Morgan da Sanremo, su imbeccata di due ministri.
(se volete leggere una bella e sostanziosa discussione, invece, sull’educatività o meno delle dichiarazioni di Morgan, la trovate qui. Io sono d’accordo con la solita causticità di Guia Soncini, e con l’insolito candore di Matteo Bordone)
C’è un motivo perché non avete letto niente a proposito del disastro di Haiti, anche se è il tipo di cosa che vi immaginereste di leggere su questo blog: che non so cosa dire.
Poi ce n’è un altro: che sono sempre più infastidito dalla sproporzione deliberata – sarà normale, sarà ovvia, sarà tutto quello che volete, ma mi fa rabbia – fra il valore accordato alla vita degli italiani e quelle di tutti gli altri.
Ecco i titoli, in questo momento, su Repubblica.it e Corriere.it
“Il governo di Haiti: “Forse 200mila vittime”
“Fame e saccheggi. Si teme per 3 italiani”
“Dobbiamo aiutare due milioni di persone”
Duecentomila. Due milioni. Tre.
Corriere.it
Haiti, il governo: «140mila vittime»
Italiano sotto le macerie, 21 i dispersi
Centoquarantamila. Ventuno.
Sarà normale. O piuttosto sarà che ci siamo abituati. Che abitudine schifosa.
Alfredo è un ragazzo che scrive canzoni, scrive la musica, e scrive i testi. Un tempo si chiamavano “cantautori”. Non c’è solo quello. C’è che è davvero molto bravo.
Ora: io lo so, voi frequentate un sacco di blog ben selezionati che segnalano musicisti – e sarete oberati dai varî «ascolta questo» e «ascolta quello». Il presente blog lo fa così raramente che, per una volta, potete fidarvi: ascoltate le canzoni che metto qui sotto.
Io, pigro, le avevo a disposizione sul PC da un sacco di tempo, e ho iniziato ad ascoltarle solo qualche giorno fa: non fate lo stesso errore!
Alfredo Marasti non ha ancora vent’anni (è del ’90), ed è toscano. Ha una memoria di ferro per le cose inutili e una capacità straodinaria di mettere insieme parole semplici fra loro, così come di associarle alla musica. Delle volte mette nei suoi pezzi dei piccoli gioielli di pensiero laterale che fanno ridere o annuire soddisfatti anche al trentesimo ascolto, quando è svanito completamente l’effetto sorpresa e rimane solo l’arguzia.
Cosa penso? Che se nei prossimi anni non sentirete parlare di lui – se non avrà successo – vuoldire che il mercato italiano delle canzoni funziona davvero nel modo sbagliato. E siccome ho la quasi certezza che sia così, metto un po’ di sue canzoni qui così qualcuno in più può ascoltarlo. Se poi diventa famoso, beh, l’avevo detto io!
Cosa gli manca? Mi concedo un gioco che faccio sempre: trovare un difetto semplice e uno complesso alle cose che mi piacciono. E dunque: il difetto conciso è che nell’incrocio fra De Gregori, Branduardi e De André manchi un po’ di personalità – del resto è un fatto assai preventivabile in un artista così giovane. È probabile che, crescendo, Alfredo crescerà anche uno stile più proprio.
L’altro, più articolato, riguarda gli attori delle sue canzoni: i personaggi che crea non sono molto “possibili”; e pure affidandosi allo slancio narrativo, trascuratane l’inumanità, sono spesso incoerenti al loro interno e contraddittorî rispetto alle premesse conferitegli, per quanto strampalate.
Ma anche qui: chi scrive canzoni non vive in questo mondo, non ha necessità di persone vive e incontrabili. Sulla sua strada si imbatte in individui dagli sguaiati pregi e dagli sguaiati difetti, e li racconta. E nell’ombra di questi personaggi-limite ben raccontati, in qualcuno dei loro drammi, ci ritroviamo tutti.
E quindi, ecco: cinque delle migliori canzoni in un ordine non particolare (pensate che non ci ho neppure messo quella con cui ha vinto il Premio De André, La luna e il ladro, secondo me appena un gradino sotto):
Aggiornamento del 22/07/2018.
Questo post è ormai invecchiato, e tanto, come anche Alfredo, che è più maturo e consapevole. E, in questa sua consapevolezza, mi ha chiesto di rimuovere da questo post i link a quelle canzoni: erano schizzi giovanili, e con una qualità dell’audio non eccelsa. Mi sembra giusto. Sappiate insomma che quelli qui sotto che commentavano quanto erano piaciute loro le canzoni non erano ubriachi (o magari sì, ma non per questo).
Oggi è l’anniversario della morte di Fausto Coppi, e il compleanno di mio nonno che lo vide.
Situazione attuale dell’archivio dei podcast di Condor: ci sono due standard di qualità, quello streaming (un po’ più baasso, di cui però ci sono più puntate) e quello ad altà qualità (di cui, però ce ne sono meno). Ecco l’archivio:
Qualità streaming:
62 puntate andate in onda nel 2004. (archivio completo a partire dal 27/09)
180 puntate andate in onda nel 2005. (archivio completo)
176 puntate andate in onda nel 2006. (archivio completo)
181 puntate andate in onda nel 2007. (archivio completo)
182 puntate andate in onda nel 2008. (archivio completo)
179 puntate andate in onda nel 2009. (archivio completo)
51 puntate del Kondor estivo 2009. (archivio completo)
Alta qualità:
0 puntate della stagione 2004-2005. (ne mancano 172)
17 puntate della stagione 2005-2006. (ne mancano 169)
35 puntate della stagione 2006-2007. (ne mancano 143)
182 puntate della stagione 2007-2008. (ne mancano 9)
180 puntate della stagione 2008-2009. (ne mancano 18)
76 puntate della stagione 2009-2010. (ne manca 1)
Bonus:
Le 8 puntate natalizie 2009. (archivio completo)
Qualche info sul metodo ripresa, e integrata, da un commento di Michele: al momento i podcast hanno i nomi che avevano sul server RAI, e quindi purtroppo sono codici alfanumerici che non contengono indicazioni relative alla data di trasmissione. Michele si sta organizzando per risolvere il problema.
C’è però un’utilità in questo modo di nominare i file: chi ha delle puntate può controllare se già figurino nell’archivio, e se no, eventualmente mandarcele.
Alcuni avevano sollecitato la creazione di un unico file/archivio con tutti i podcast, mi pare preferibile lasciare invece i podcast scaricabili singolarmente, in modo da consentire a chi lo vuole di prendere solo ciò che vuole. Una volta completato l’archivio di ogni stagione, poi, potremo anche mettere uno zippone completo con tutte le puntate. In modo che ognuno possa scegliere fra il download singolo e quello dell’intera stagione. Istruzioni alternative su come scaricare tutti i file in un colpo solo li trovate in questo commento.
L’invito è a tutti coloro che avessero delle vecchie puntate relative a stagioni che non abbiamo completato, di confrontarne i numeri con quelli che già abbiamo (sono in ordine) ed eventualmente scrivere a me o a Luzmic per inviare le altre.
E inoltre: se, all’ascolto, ci fosse qualcuno con le competenze e la voglia di fare un abbozzo di sito per ospitare l’archivio, saremmo molto grati.
Infine: chiunque avesse consigli su come rendere più funzionale l’archivio, non li lesini!
Buon download e buon ascolto.
Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio.