Quando il dito indica il sigaro, lo sciocco guarda il posacenere

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Il fatto che in questa foto la maggior parte delle persone si sia soffermato sul gesto di Cota, quello di reggere il portacenere – che potrebbe fare chiunque di noi per un amico senza che questo suggerisca servilismo – e non sul sigaro acceso da Bossi, un vero e proprio abuso di potere (un inserviente della prefettura sarebbe stato licenziato seduta stante), in spregio alle leggi, al buon senso, e alla salute degli astanti, dimostra quanto la nostra mentalità sia abituata a distinguere malafede prima che ingiustizia: a vedere nei nostri avversarî, dei servi del potere prezzolati, e senza una vera opinione, anziché delle persone che hanno idee (molto, in questo caso) sbagliate.

In difesa del puttaniere

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In tutto questo bailamme di berluconi, brunette, e bionde bisogna ricordarsi di una cosa, e cioè di quella che dicevamo tutti – spero – quando Berlusconi proclamava solenne la vigorosa stretta sulla prostituzione (e riguardarlo ora dà un po’ di sana euforia), e cioè che l’illegalità della prostituzione è una delle idee più datate e figlie di pregiudizî che l’Occidente abbia saputo creare.

E in Italia, al contrario di molti altri Paesi, non si è fatto alcun passo avanti sulla via dell’affrancamento da questo pensieraccio. L’idea che, in questo Paese, nella locuzione “sfruttamento della prostituzione” quello che fa orrore sia la parola prostituzione dovrebbe, da sola, ricordarci quanto tutti noi siamo dei piccoli Berlusconi – quantomeno nella concezione posticcia e languida del sesso.

È strano? No, non lo è: abbiamo un codice penale che parla di offese all’onore sessuale, nel quale fino al 1996 era compresa una norma sulla corruzione di minori che escludeva la punibilità “se il minore è persona già moralmente corrotta“. Vogliamo liberarcene? Direi proprio di sì. Scrivevo nella mia apologia della prostituzione:

La domanda è: cosa c’è di male nella prostituzione? Non parlo della legalizzazione, quella è suggerita dal buon senso, parlo proprio del concetto. In altre parole del considerare la legalizzazione non una riduzione del danno (come del resto sarebbe), ma un’opzione come le altre.
Ovviamente do per scontato che non sto parlando dello sfruttamento, quello sì nutrito dall’illegalità: sto parlando di persone adulte, libere, coscienti di sé. Sto parlando della prostituzione come atto di capitalismo fra due adulti consenzienti. Una cosa su cui mettere le tasse.

Quindi lasciamo fare a Berlusconi il flick-flock: quello che davanti al Vaticano dice che la prostituzione è brutta brutta, e di fronte ai suoi pubblici vizî solletica l’elettorato più misero dicendo che, in fondo, son meglio le belle donne che essere froci. E guardate che se sostituite il Vaticano con la moglie e l’elettorato con gli amici al bar, lì dentro c’è molta dell’umanità che abbiamo accanto.

Noi, invece, non lo rincorriamo nella solita gara a essere in disaccordo con Berlusconi qualunque cosa dica (ché se domani dice che la Terra è rotonda…). Rimaniamo della stessa idea, che è anche l’unica che poggia sulla ragionevolezza e non sui tabù: che ognuno, del proprio corpo e di ogni cosa sua, può fare quello che vuole – e qualunque cosa non faccia male a qualcun altro.

Frocio ce sarai

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Leggo da River il miscuglio di psicologia dozzinale e complottismo che ha scritto Sonia Alfano:

Tutti i trattati di sessuologia analizzano gli omofobi come i classici esempi di omosessualità repressa. Lo sanno bene gli psicologi, lo sa benissimo il mondo gay. Sottolineo che non sono occasionali ma ripetuti gli attacchi di Berlusconi alle persone gay. Quest’uomo è ossessionato dall’omosessualità. La sua virilità è pericolante. Disprezza un mondo perché fondamentalmente ne è attratto. Ha dei seri problemi, la sua sessualità non è ne certa né sicura. E’ sessualmente disturbato. E’ come se dovesse dimostrare il contrario di qualcosa. Dimostrare che non è gay frequentando ragazzine, facendo il macho“.

Detto che definire “ripetuti attacchi alle persone gay” delle dichiarazioni da vecchio e bieco omuncolo, che probabilmente gli varranno anche la simpatia di altri vecchi e biechi omuncoli (e forse i loro voti), dove gli omosessuali non sono un vero bersaglio ma il parafulmine di un’ironia stantia e cazzocentrica, è la solita tendenza a piegare i fatti alla propria tesi.

Detto che dire “Quest’uomo è ossessionato dall’omosessualità. La sua virilità è pericolante. Disprezza un mondo perché fondamentalmente ne è attratto” è un concetto da bambini delle elementari, chi disprezza compra insomma, che se fosse valido dovrebbe applicarsi anche ai comunisti, ai magistrati, alla sinistra (Berlusconi, in realtà, è comunista? E Saddam Hussein, in realtà, era curdo?).

Detto ancora che dire “E’ come se dovesse dimostrare il contrario di qualcosa. Dimostrare che non è gay frequentando ragazzine, facendo il macho” è un altro complottismo misero, che non vuole riconoscere la grettitudine e la grevità dell’ossessione altrui piegando quell’altro ai proprî tentativi d’insulto.

Ma – infine – ci rendiamo conto di qual è l’accusa sottesa, tanto affine a quel “Berlusconi è impotente!” che mi fa sempre mettere le mani nei capelli? Sì, è proprio quella: che Berlusconi sia, in realtà, frocio. Come se fosse qualcosa di cui vergognarsi. E se anche fosse? Come dare lezioni di omofobia a Berlusconi. E, per favore, non iniziamo a dire che lo si suggerisce perché a Berlusconi stesso farebbe arrabbiare e gli creerebbe imbarazzo: non c’è dubbio che sia vero, ma è proprio questo che non dobbiamo fare, berlusconizzarci e introiettare il suo metro.

Come l’epigrafe dell’ultimo libro di Severgnini, originariamente di Gaber: non ho paura di Berlusconi in sé, ho paura di Berlusconi in me.

Welcome back to the world

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L’America, gli Stati Uniti, non sono più con Obama. L’unica ragione per cui i democratici hanno mantenuto il Senato è che si è votato solo per poco più di un terzo dei seggi, serbando così, per la maggior parte, la configurazione ottenuta nel 2006 e 2008. Non è un bel giorno. Certo – consolazione del piffero – così sono (un poco) più vicini a noi meglio donne e bunga bunga che froci. Non potevano essere così extraterrestri.

Meglio le belle ragazze che essere gay

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Mi cito:

Io non gli chiederei conto delle sue bugie – se gli fossi amico – ma di quella concezione dozzinale e meschina del rapporto uomo-donna, dell’ironia da caserma fascista. Del suo essere portatore insano e orgoglioso di quell’insieme di sessuofobia e sessuomania che è quella malintesa virilità, il latin lover nella peggiore delle accezioni di questo concetto: quello che ha paura del sesso e se ne vergogna, la considera una cosa insana, ma al tempo stesso ha un’ossessione; la mente sempre puntata lì all’infrazione della norma – ovviamente soltanto nelle orecchie degli amici al bar, che ascoltano le tronfie spacconerie di un millantatore in punta di cazzo.

Un Paese di Humbert Humbert

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L’ho avuta anch’io quell’impressione: che quel fatto lì – che la negretta, come la chiamano, mostrasse una pervicacia carnale piuttosto esplicita – sembri aver rovinato la festa a chi rapace sarebbe saltato sul carro, sull’altare, della madonna-vergine-bambina sfruttata dal lurido scabroso e potente vecchio.

Come se questa cosa, anche solo in parte, estinguesse lui e condannasse lei.

Bordone:

Ruby è scappata dal paesino di merda, e per farlo ha usato il proprio corpo. E non bisogna, in tutto questo casino inenarrabile di festini africani e igieniste dentali, dimenticare che ha fatto il cazzo che le pareva, il corpo è suo, può fare intravedere le tette a chi vuole. E se siamo davvero dei progressisti, in questa vicenda dobbiamo difendere con fermezza un solo diritto fondamentale: quello di Ruby a fare quello che le pare con chi desidera. Qualunque valutazione sul suo comportamento, qualunque giudizio in merito, è moralista, colonialista, peloso, pretesco, maschilista.

Ché le persone ragionevoli tra la morte e il bunga bunga scelgono il bunga bunga. E a molti piace il bunga bunga a priori, senza sacrifici di sorta all’orizzonte.

La guerra delle cifre

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Oggi WikiLeaks ha pubblicato i diarî di guerra dall’Iraq, in cui si rende conto del numero di persone che sono morte a causa dell’intervento americano, sono 109 mila e includono molti civili. Tutti hanno parlato di una cifra enorme (ed è una cifra enorme), ma nessuno ha provato a mettere le cose nel proprio contesto: in Iraq sono morte 109 mila persone dal marzo del 2003, siamo a ottobre 2010, equivale a dire 1.197 persone che hanno perso la vita ogni mese.

La quantità totale delle vittime di Saddam Hussein non si saprà mai: alcuni dicono mezzo milione, altri dicono due milioni, Wikipedia dice 800 mila. In più ci sono le vittime della guerra dichiarata contro l’Iran, le cui stime vanno dal mezzo milione al milione e mezzo. 1.800.000 persone, essendo prudenti, in meno di 24 anni di dittatura, che sono 6.339 al mese. Quasi sei volte tante.

In Malawi sono delle femminucce

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Per colpa del sorpasso di Malawi e Ghana, l’Italia ha perso due posizioni rispetto all’anno scorso nella classifica fra le nazioni con minore disparità di trattamento fra uomini e donne, assestandosi su un fiero 74° posto. Dopo l’Italia, il peggiore Stato dell’Europa occidentale è trenta posti più avanti.

È il discorso che mi avete sentito fare tante volte: causa o effetto che sia – forse più il secondo –, è questo il lato peggiore del berlusconismo, altroché.

Roberto S