Stivali e sTuvalu

Un ottimo modo per capire la situazione politica in un paese è sempre stato il report annuale di Freedom House, che valuta con un punteggio da 1 (il massimo) a 7 il grado di libertà in ciascun paese, secondo due indicatori: i diritti politici, e le libertà civili. Ci sono altri progetti, a latere, sui diritti delle donne e sulla libertà di stampa.
È sempre stato anche un ottimo strumento di confronto: dire che in Italia c’è una dittatura è vergognoso, specie in spregio di chi sotto le dittature ci vive veramente. E il fatto che  l’Italia avesse la valutazione massima in entrambi i campi era un argomento molto potente a confronto con quelle che sono davvero le dittature: la Russia, per dirne una, che ha 6 e 5. Come si può immaginare, all’Italia non andava così bene in quanto a libertà di stampa.

È uscito il report del 2009, e per la prima volta dopo sette anni Freedom House declassa, a due, il livello delle libertà civili in Italia. Questo è l’elenco degli stati che hanno un grado di libertà civili migliore del nostro:

Andorra
Australia
Austria
Bahamas
Barbados
Belgium
Canada
Cape Verde
Chile
Costa Rica
Cyprus
Czech Republic
Denmark
Dominica
Estonia
Finland
France
Germany
Hungary
Iceland
Ireland
Kiribati
Latvia
Liechtenstein
Lithuania
Luxembourg
Malta
Marshall Islands
Micronesia
Monaco
Nauru
Netherlands
New Zealand
Norway
Palau
Poland
Portugal
Saint Kitts and Nevis
Saint Lucia
San Marino
Slovakia
Slovenia
Spain
Sweden
Switzerland
Taiwan
Tuvalu
United Kingdom
United States
Uruguay

La pace putativa

Ho letto una citazione bellissima a proposito della “guerra silenziosa”, di tutti quei posti del mondo dove non ci sono libertà, dove le persone vengono ammazzate quanto e più che nelle guerre rumorose, dove i diritti di donne e omosessuali sono umiliati, quella stabilità che qualcuno si ostina a chiamare “pace”:

Il problema è che una volta che l’hai vista, non puoi cancellarlo. E una volta che l’hai vista, stare zitto, non dire nulla, diventa un atto politico come prendere una posizione. Non c’è innocenza. In entrambi i casi sei responsabile. (A. Roy)

Una costola della Lega

Il cerchio si chiude. Ora che anche il ministro più truculento della storia della Repubblica ha reiterato il concetto più bieco che abbia mai allignato fra le file della sinistra, l’indegno ragionamento sotteso a quel concetto è restituito al suo tenutario naturale.

Calderoli ha detto che “la democrazia non si può espostare”, perché “non tutti sono pronti per la democrazia”: argomenti tanto razzisti, quanto in voga ai tempi della guerra in Iraq.
Ci sono due equivoci qui: il primo è che ci sia qualcuno che, appunto, sia meno pronto di altri per la democrazia. Come se, davvero, in qualche parte del mondo fosse meglio vivere senza le libertà; come se noi – in qualità di Occidente – fossimo i possessori di quei valori, che sono invece universali.
Il secondo equivoco è che la democrazia si può esportare eccome, in tutte le parti del mondo si è stata esportata: in Italia, in Giappone. Le buone idee sono contagiose: una donna vede un’altra donna che può votare e si domanda «perché io no?».
Ciò che non si può fare è imporre la democrazia, ma questo non si può fare per definizione, perché la democrazia è un metodo, non un fine. Ed è libertà di scelta. Sarebbe come dire che «prendi la pizza che preferisci» è una frase che ti impone un tipo di pizza.

È un caso che tali parole vengano dal partito più incivile dell’intero emiciclo? Da quello che – in maniera molto poco latente – odia gli immigrati? Non lo è per nulla, è la naturale prosecuzione di quell’idea.
Forse dovrebbe essere chi, a sinistra, ha sostenuto per tanto tempo che ci siano degli individui che, endemicamente, non sono in grado di governarsi da soli e hanno bisogno del dittatore di turno, a scartare di lato è togliersi da quella cattiva compagnia.

Safe!

Io concedo sempre un timido bonus di credibilità quando vedo una rissa verbale, o qualche colpo di teatro in parlamento: dico, saranno ridicoli, ma almeno significa che ci credono, al contrario del solito luogo comune che i politici siano lì – mostrine di una determinata posizione popolare – senza credere minimamente alle idee che portano.

Ma certo non arrivavo a tanto fervore: in Corea si prendono davvero a cazzotti, e si tuffano – tipo battitore del baseball – per cercare di impedire un voto:

parlamento corea

La differenza fra i buoni e i meno peggio

Asif Zardari, presidente pachistano, e vedovo di Benazir Bhutto ha imposto imposto un divieto sulle barzellette che lo prendono in giro. Per quanto in Pachistan la situazione sia notevolmente migliorata, c’è ancora molta strada da fare. Alcune facevano anche ridere:

  • “Alcuni terroristi hanno rapito il nostro amato Zardari e chiedono cinque milioni di dollari o lo cospargeranno di benzina, e gli daranno fuoco. Per favore, donate ciò che potete. Io ho donato cinque litri.
  • Per commemorare l’elezione alla presidenza, il Pakistan Post ha ufficialmente lanciato un nuovo francobollo, Ma la gente pachistana è confusa: non sa su quale lato del francobollo sputare.
  • Ladro: «Dammi tutti i tuoi soldi!»
    Zardari: «Ma non sai chi sono? Sono Asif Ali Zardari»
    Ladro: «OK, allora dammi tutti i miei soldi»

Imprese miracolose

L’Huffington post è riuscito a mettere insieme una lista di 10 leader mondiali in cui Berlusconi è di gran lunga il migliore statista, e il più attento alla cura e alla felicità dei proprio cittadini.

Cazzo, devono aver sudato di brutto per farcela.

Apologia della prostituzione

Di questi tempi sembra di difendere Berlusconi, facendo un post così: e in un certo senso sarebbe pure vero, s’egli non fosse il campione dei Family Day. Se, insomma, fosse onesto.

La domanda è: cosa c’è di male nella prostituzione? Non parlo della legalizzazione, quella è suggerita dal buon senso, parlo proprio del concetto. In altre parole del considerare la legalizzazione non una riduzione del danno (come del resto sarebbe), ma un’opzione come le altre.
Ovviamente do per scontato che non sto parlando dello sfruttamento, quello sì nutrito dall’illegalità: sto parlando di persone adulte, libere, coscienti di sé. Sto parlando della prostituzione come atto di capitalismo fra due adulti consenzienti. Una cosa su cui mettere le tasse.

prostituzione Non penso che sia il mestiere più antico del mondo – alla fine anche le prostitute avranno dovuto mangiare, e qualche contadino coltivare ciò che mangiavano! – quindi la mia argomentazione non è storica, né di necessità: non penso ci sia bisogno di un mestiere come quello, di una via di sfogo per la virilità repressa, tutt’altro. Però non vedo che c’è di male nel fatto che a una domanda, corrisponda un’offerta.

Del resto non c’è nessuna ragione per cui il sesso debba essere una cosa sporca, o di cui vergognarsi. Non è una cosa che fa male a nessun altro. Lo ripeto perché è importante, ed è l’unico vero criterio per ciò che è morale: non fa male a nessuno.
Che mestiere fai? Io vendo sedie, io vendo pasticcini, e io vendo sesso: qual è la differenza? Perché quel trito spauracchio del “vendere-il-proprio-corpo” dovrebbe essere più infamante? Perché dovrebbe dovrebbe essere diverso da un muratore, o da un calciatore che – anche lui – vende le prestazioni del proprio corpo?

Il fatto che “figlio di puttana” sia uno dei peggiori insulti dà la misura della miseria e del maschilismo ancora insiti nella nostra cultura. Se una donna, o un uomo, è disposto a offrire un servizio a un uomo o una donna – qualunque servizio esso sia – e questo servizio non danneggia gli altri – ovviamente l’offesa non può mai essere nell’occhio di chi guarda – qual è il problema? Non c’è ragione di considerarlo sbagliato o un poco di buono: che sia tua madre, tua sorella o tua figlia (gigolò, guarda caso, non è considerato un insulto).

Anzi, credo che la prostituzione sia un ottimo dispositivo per far passare dei soldi da uno ricco e un po’ scemo – perché uno che paga per fare sesso è un po’ scemo, ma questa non è una valutazione etica – a una persona che, sicuramente, ne ha più bisogno.

Grillo non candida Grillo

Mi sembra talmente gigantesca la contraddizione che mi viene il dubbio che sia io a ricordarmi male.

Ricordo male o Grillo era quello che aveva proposto il divieto assoluto di candidatura per i condannati?
E ricordo male o quando gli rimostravano la famosa condanna per omicidio colposo, Grillo rispondeva «difatti io, essendo condannato, non mi candido»?

E ora si candida alla guida del Partito Democratico?