Santoro

Io, perdonatemi, Santoro proprio non lo reggo. Però stasera mi ci sono messo.
Davvero non capisco come sia possibile che – invariabilmente – nelle trasmissioni di Santoro quelli che la pensano come il presentatore, pure quando hanno spudoratamente ragione come oggi, riescono a cantarsela e suonarsela, a fare battute sciocche e autoreferenziali, a produrre discorsi incardinati su concetti banali e falsi, tanto da apparire in torto.

Mentre li seguivo avevo la stessa percezione di quando vedi in TV l’attaccante della tua squadra che prova a dribblare quattro avversari, mentre sull’altra fascia – e tu lo vedi! – c’è un compagno di squadra con un’autostrada libera: «ma che fai???» «ma che dici???» «perché butti nel cesso quest’occasione???».

L’unico che si è salva, e bene, è Michele Emiliano (che conobbi in ben altre situazioni, tempo fa).

Edit: ok, la giovane di Forza Italia è qualcosa di abominevolmente irraggiungibile.

Non i dittatori

Per cambiare il mondo bisogna cominciare da qui:

Questo ONU non si sta impegnando abbastanza contro i genocidi (gli assassinatori di massa), e non l’ha fatto per la maggior parte della sua storia. Anzi, l’ONU ha sempre fatto distinzioni fra le cause con cui poteva avere a che fare, e quelle che – semplicemente – ha scelto di ignorare.

Edit: Qui altro raccapriccio.

Fascisti a sinistra

Sono stato a una conferenza  sulle mutilazioni genitali femminili, o meglio, sulle “modificazioni genitali femminili” come le chiamavano molti di loro.

PRIMA DI ANDARCI
Già dal Flyer si intravvedeva l’approccio – diremmo – pensierodebolista, con una serie di melliflue domande – e cito: “Perché le modificazioni (sic) genitali femminili destano scandalo e la chirurgia estetica vaginale delle occidentali no?” “sulle MGF prevale la voglia di capire o l’attitudine al giudizio?” “Cosa pensano, in realtà, le donne provenienti da quei paesi?” “perché in tantissime si rifiutano di parlarne e di porsi sotto i riflettori dell’Occidente illuminato nella veste di vittime?” “È davvero sorprendente che le campagne informative siano spesso fallimentari?”
Insomma, tutta una bella accozzaglia di luoghi comuni anti-occidentali, tanto più scandalosi perché proferiti da persone che si dichiaravano femministe.

CHE HANNO DETTO
C’è stata la proiezione di un filmato, anche fatto bene, ma che si riassume nel “eh, noi occidentali non siamo tanto meglio” (la cui risposta sarebbe: embè?) e in “non possiamo andare a casa d’altri e dir loro quello che si deve fare” (però se un marocchino ci dice, giustamente, di togliere il crocifisso dall’aula non protestano), insomma il solito identitarismo un tempo patrimonio unico dell’estrema destra.
Poi c’è stata la presentazione di un libro dove si è toccato davvero il fondo. Intanto c’era quest’aura, in tutti i discorsi, in cui si sosteneva che giudicare fosse sbagliato, e quindi – implicitamente – essere giudicati. Insomma, un plauso all’immobilismo e all’incontaminabilità delle opinioni.
Hanno detto che le MGF vengono “strumentalizzate per rinfocolare lo scontro di civlità”, che mi sembrava quel mio amico che dice che la polizia ha strumentalizzato il suo eccesso di velocità per fargli la multa.
Dicevano che i giornali e i media dipingono le MGF come strumento di controllo sessuale e invece sono anche… non si è capito che cosa (ma era qualcosa che aveva a che fare con il valore intrinesco di ogni cultura). Nessuno che abbia mai accennato al fatto che le MGF  sono un vero e proprio baluardo simbolico per l’affermazione della subalternità delle donne.
Hanno detto che tutto il discorso pubblico è innestato sull’idea di “noi” e “loro” esecrando questo fatto – un concetto sacrosanto, e necessario a limitare le MGF in nome delle sfumature vs identità – ma poi per tutto il dibattito hanno parlato del male che facciamo “noi” (inteso come occidente) che bisogna “pensare a noi”, dando valore ad alcune risposte di donne mutilate che dicevano “cosa t’importa a te?” A te che “non appartieni alla MIA cultura e alla MIA società.
Sembrava quasi che pensassero che alcuni popoli, e quindi alcuni individui fossero geneticamente portati alla barbarie.

TEATRO, TESIMONIANZE E DOCUMENTARIO
C’è stata una breve rappresentazione teatrale in cui le uniche parole dette in italiano da una donna africane sono state «saranno più civili ma non è così civile abbandonare la propria cultura». Volevo obiettare, ma non c’è stato tempo, che una cultura ha valore soltanto nella misura nella quale fa felici le persone che ci vivono, e che rispettare una cultura – delle femministe dovrebbero saperlo – significa rispettare chi comanda in quella cultura: maschi, eterosessuali, anziani.
C’è stata la proiezione del bel documentario “il corpo delle donne”, sul quale hanno cercato di instaurare un corto circuito fra la segregazione delle donne in Africa, e l’ eccessiva commercializzazione  del corpo femminile in Occidente. Senza rendersi conto che quello che succede in Occidente non è l’eccesso opposto, ma è parte dello stesso concetto per cui la donna è “preda” dell’uomo.
Hanno evidenziato – giustamente – che c’è una contraddizione fra respingere i clandestini e considerare le MGF una cosa terribile, senza rendersi conto che questa contraddizione evidente poteva essere rivoltata – in maniera opposta – nei loro confronti, se non pensano che le MGF siano una cosa terribile perché bisognerebbe salvare quelle donne?

E, in tutta la giornata, continuavano a definire “colonialismo” i casi in cui persone andavano in un altro posto a insegnare una cosa. Ho obiettato loro che i colonialisti, nel Settecento-Ottocento, erano persone che facevano l’opposto. Proprio perché consideravano i neri degli esseri inferiori applicavano il doppio standard, nei nostri paesi c’è bisogno di democrazia e diritti, in Africa noa perché chi ci abita è un sub-umano. Che non è colonialista volere gli stessi diritti per tutti, ma considerare diversi individui degni di diversi diritti. Hanno acconsentito, ma poi hanno ricominciato a parlare di colonialismo per tutt’altro.

FINALE
Credo, però, che il momento più denso sia stato quando hanno chiesto a una donna nigeriana che aveva subito la mutilazione da bambina, se lei non trovasse che anche le donne italiane fossero “mutilate” in qualche maniera. Lei non ha capito, o non si è capacitata della domanda, e alla terza volta che gliela ponevano cercando di imbeccare una risposta affermativa, lei  – per non contrariare il pubblico – ha risposto laconicamente: «dovete sapere che le donne in Africa soffrono molto».

Ultime parole

Andiamo avanti?

Niente di ciò che posso dire può cambiare il passato.

Ho perso la voce.

Vorrei dire “ciao”.

Il mio cuore continua a fare ba bump ba bump ba bump.

Il microfono è acceso?

Non ho nulla da dire. Mi dispiace solamente per quello che ho fatto.

Sono nervoso ed è difficile mettere insieme i miei pensieri. Talvolta non sai che dire.

Uomo, c’è un sacco di gente là.

Sono venuto qui per morire, non per fare discorsi.

Dove la madre del signor Marino? Ha ricevuto la mia lettera?

Voglio chiedere se c’è posto nel vostro cuore per perdonarmi. Non dovete per forza.

Potete dire a quella donna che sta lì – la posso vedere? Non mi sta guardando – voglio che tu capisca una cosa, non serbare ostilità nei miei confronti. Voglio che tu capisca. Per favore, perdonami.

Non pensoche il mondo sarà migliore o più sicuro senza di me.

Mi dispiace.

Voglio dire a mia mamma che le voglio bene.

Le ho provocato così tanto dolore, e la mia famiglia, eccetera. Soffro per il fatto che loro soffriranno.

La sto prendendo da uomo.

Smettete d’indugiare e accendete il fuoco. Sto andando a casa.

Possono giustiziarmi ma non possono punirmi, perché non possono giustiziare un uomo innocente.

Non potevo scontare l’ergastolo.

Ho detto che avrei raccontato una barzelletta. La morte mi renderà libero. Questa è la più grossa barzelletta.

Alla mia dolce Claudia, ti amo.

Cathy, lo sai che mai avrei volevo ferirti.

Ti amo, Irene.

Fate sapere a mio figlio che gli voglio bene.

Dite a tutti che mi sono rimpinzato di pollo e costolette di maiale.

Apprezzo l’ospitalità che mi avete dato e anche il rispetto, l’ultimo pasto era davvero buono.

Il motivo per cui ci hanno messo così tanto è perché non trovavano una vena. Lo sapete quanto odio gli aghi… Dite ai ragazzi nel Braccio della Morte che non mi sono messo il pannolino.

Signore, alzo in alto il tuo nome.

Da Allah veniamo e ad Allah ritorneremo.

Per tutti gli incarcerati, teneta alta la testa.

Il braccio della morte è pieno di cuori isolati e menti soppresse.

Gli errori si fanno, ma con Dio tutto è possibile.

Sono responsabile per la loro perdita della madre, del padre e della nonna. Non volevo che loro fossero coinvolti. Mi dispiace per quello che ho fatto.

Non posso cancellare ciò che ho fatto.

Signore Gesù perdona i miei peccati. Perdonami per i peccati che riesco a ricordarmi.

Per tutto la vita sono stato rinchiuso.

Datemi i miei diritti. Datemi i miei diritti. Datemi i miei diritti. Datemi indietro la mia vita.

Sono stanco.

Me lo merito.

Una vita per una vita.

È la mia ora. È la mia ora.

Sono pronto, Warden.


Ciascuna di queste è l’ultima frase di un condannato a morte in Texas, poi giustiziato. Brividi.

Contro il burka e perciò contro Daniela Santanchè

Ovviamente Daniela Santanché in quanto essere umano è un pretesto.

Oggi Daniela Santanché è andata a fare una piazzata davanti a una moschea, sembra, cercando di togliere di forza il velo alle donne che passavano. È possibile che quando la destra si appropria delle battaglie della sinistra, lo faccia con i modi della destra.

In tutto questo ci sono dentro decine di paradossi: mi domando con quale titolarità una persona che – in campagna elettorale – a qualunque domanda (le case, il welfare, l’occupazione) rispondeva con grida «prima gli ITALIANI!» possa dire di voler difendere quelle donne dalle vessazioni dei loro mariti o fratelli. Prima gli italiani un cazzo, prima le persone che vengono discriminate, che vivano in Mali o in Italia, che siano marocchine o italiane.

Effettivamente io contesto spesso l’ignavia connivente della sinistra su questi temi, il fatto che i progressisti si siano dimenticati del progresso; ma c’è tutta un’area politica che fa dell’equivoco opposto una linea. Se i fascisti vecchio stampo (Movimento sociale, fiamma tricolore, fronte nazionale) sia per antisemitismo che per antiamericanismo, oltre che per una fascinazione per l’ordinamento tradizionale del nazionalismo islamico, conservano il loro menefreghismo (non a caso) per le donne e gli omosessuali nell’Islam, una parte di destra “moderata”, talvolta addirittura la Lega (il partito dell’Egoismo Disgustoso) combatte il multiculturalismo con la stessa arma spuntata.

santanche_statistaPerché l’identitarismo con cui Santanché combatte il multiculturalismo, è il riflesso dello stesso concetto. L’altra faccia della medaglia dell’assunto che ogni cultura ha valore a casa propria, e così noi abbiamo più diritti nel nostro Paese. Lo sciocco argomento con cui Santanchè dice «a casa nostra decidiamo noi» è, implicitamente, l’uguale inveterata domanda multiculturalista «chi sei tu per dire come deve vivere una persona in Arabia Saudita?».

Si tratta, in realtà, del medesimo macroscopico e razzista errore del pensare che i diritti umani, quelli delle donne, e quelli degli omosessuali, siano “concetti occidentali”, anziché patrimonio di tutti, e che – per ragioni che possiamo indagare, ma non certo genetiche – alcuni ci siano arrivati prima di altri.

In fondo quello che interessa a queste persone è avere i burka fuori dallo sguardo, che queste cose si facciano, ma si facciano lontane dal proprio Suolo sacro. Non è un caso che, spesso, si senta dire «se vogliono fare di queste cose alle loro donne, rimandiamoli a casa loro»: già su quel “loro” ci sarebbe da scrivere un’invettiva chilometrica, ma – al di là di quello – la domanda è: e quando sono “a casa loro” che fanno? Tratteranno le donne meglio di quello che avrebbero fatto in Occidente? Casomai il contrario.

Così, Santanchè combatte un comunitarismo terribile e perncicioso con un altro comunitarismo altrettanto – in essenza – conservatore; difende una cultura che ha fatto le proprie conquiste proprio a scapito delle persone che – nel tempo che fu – la pensavano come lei, quelle che difendono la propria cultura in quanto status quo. L’accartocciamento sui proprî-valori per cui i mussulmani che mettono gli omosessuali fuori legge sono barbari, ma – figuriamoci – se gli stessi devono avere il diritto di sposarsi!

Se Santanché può andare in giro in minigonna e supertruccata – e, se a lei piace, fa benissimo a farlo – è perché ci sono state persone che hanno sfidato quelli che – proprio come lei ora – vedevano nella cristallizzazione della propria società in quel momento temporale, il loro fine e il migliore dei mondi possibili.
La Storia, intanto e per fortuna, va avanti.

Un ateo non le avrebbe tagliato la gola

Ancora una volta, qui in Italia, un uomo mussulmano ha ucciso la propria figlia per questioni “d’onore”. Ancora una volta si rincorrono articoli come questo che, in maniera spericolata, arguiscono che quell’omicidio sia soltanto un-brutale-atto-infame, e che la religione creduta e professata da questo padre non abbia in alcun modo condizionato il suo agire.

Eppure in ogni parte del mondo centinaia e centinaia di delitti di questo genere sono perpetrati, e la larga maggioranza sono commessi nell’Islam: in Giordania, quello che dicono essere il paese arabo più moderato – e in cui, fra l’altro, la regina ha promosso una forte campagna contro questi crimini – se ne contano venticinque all’anno. Chi commette questi omicidî rimane quasi sempre impunito – nella migliore delle ipotesi ha pene non superiori ai 6 mesi di carcere – e viene accolto come un eroe dalla propria comunità.

Perché succede questo? Per povertà o descolarizzazione? Di quanti delitti d’onore abbiamo notizia in  Zimbabwe, Birmania, Malawi, Haiti, tutti paesi enormemente più poveri e meno istruiti di quelli del Golfo? Perché quelle persone sono nate geneticamente inferiori?

4188bd2bd3d2a_bigNo. Per un’ideologia. Tutte le religioni – fuori dalla loro Rivelazione – sono ideologie: sono sistemi di pensiero fondati su alcuni assi. E non sono tutte uguali. Per quale ragione dovrebbero esserlo? Come le idee di un nazista, di un leghista e di un liberale non sono uguali, anche quelle alla base di ciascuna religione corrispondono a una diversa idea di mondo.

La giornalista del Sole cita il Corano “la misericordia che precede la giustizia”, non cita le centinaia di versi che incitano alla guerra santa, all’odio degli infedeli, all’uccisione di chi non si sottomette ad Allah. Non cita la considerazione della donna a cui Allah preferisce l’uomo (4,34) che vale metà dell’uomo (2,282) (4,11), che è inferiore all’uomo (2,228), non cita gli Hadith – i racconti della vita del Profeta da cui i mussulmani devono prendere esempio – in cui Maometto comanda espressamente l’uccisione delle donne adultere.

Tutta la teologia, e quindi l’ideologia, islamica si fonda su un’ossessione sessuofobica a carico della donna. Non è l’uomo a essere padrone delle proprie pulsioni, ma è la donna che lo “provoca”. È quel dispositivo per cui se una ragazza va in giro in minigonna e viene stuprata, la colpa è solo sua.

Ovviamente il punto non è che tutti i mussulmani odino le donne  ma che dai fondamenti dell’Islam è molto, molto facile, ricavarne l’insegnamento che le donne vadano sottomesse: e questo non è colpa delle interpretazioni dei fondamentalisti (più precisamente non solo). Ma dell’ideologia stessa. Perché quello che uno pensa, ovviamente, influenza ciò che uno fa: un giainista, per quanto fondamentalista, non ucciderà mai nessuno. Non si può dire lo stesso di un fondamentalista islamico.

Invece continua a esserci un’inaudita quantità di persone che – per travisata bontà, risultante invece in identitarismo razzista* – dice che il problema è nelle interpretazioni fallaci, che il Vero messaggio è stato inteso male. Che a ogni osservazione tira in ballo l’obiezione fanfarona presente nell’articolo: anche in Occidente non siamo messi così bene. Embè? Il fatto che altre religioni o ideologie causino o abbiano causato delle ingiustizie sconta in qualche modo le responsabilità islamiche?

Cos’è, se non quell’ideologia nefasta, che fa – a questa donna – assolvere il comportamento del proprio marito-assassino e dare la colpa alla figlia, rea di essere innamorata?

*Un giorno poi ne parliamo, anche di questo: di come credere che il problema sia in una “cultura”, cioè in un popolo anziché in un’ideologia sia – in sostanza e in aspetto – razzismo.

Perché il mondo si è capovolto?

“Perché l’apologia di un Islam militante che combatte per tutto ciò che è contro alle idee della sinistra, viene dalla sinistra stessa? Perché gli studenti ascoltano un teorico di una “sinistra” post-moderna difendere lo sfruttamento delle donne nelle culture tradizionali e non un professore scontroso e conservatore? Perché, dopo le guerre americane e inglesi in Bosnia e Kosovo contro la pulizia etnica di Slobodan Milosevic, erano gli uomini e le donne della sinistra a negare l’esistenza dei campi di concentramento in Serbia? Allo stesso modo, perché l’Unione Europea che annuncia quotidinamente il suo impegno per i principî liberali dei diritti umani e della legalità internazionale non ha fatto nulla quando appena oltre i suoi confini venivano perpetrati dei crimini contro l’umanità? Perché quella palestinese è una causa della sinistra, ma non lo è la Cina, il Sudan, lo Zimbabwe, il Congo, la Corea del Nord? Perché, perfino nel caso della Palestina, neppure quelli che sostengono la causa palestinese sanno dire che tipo di Palestina vorrebbero vedere? Perché dopo gli attacchi dell’undici settembre su New York e Washington era così facile leggere di sinistre Cospirazioni Ebraiche che controllano la politica estera americana o britannica su importanti riviste letterarie come nei volantini d’odio neo-nazisti? E perché dopo gli attacchi del sette luglio a Londra sono stati i giornali di sinistra, anziché quelli di destra, a pubblicare articoli che difendevano dei terroristi suicidi ispirati da psicopatiche teologie diestrema destra?
In breve: perché il mondo è sotto sopra? In passato erano i conservatori a difendere il fascismo perché, malintesamente, lo vedevano come una continuazione delle loro teorie della destra democratica. Ora, incredibilmente e ovunque, è molto più facile che siano liberal o comunque persone di sinistra – molto più dei conservatori – a scusare governi e movimenti fascisti, con la sola eccezione dei partiti di estrema destra dei loro paesi. Finché i razzisti indigeni sono bianchi, non hanno alcuna difficoltà a opporsi a essi in una maniera che tutti riconoscerebbero come quella tradizionale della sinistra. Ma date loro un movimento di estrema destra che sia anti-occidentale, e lo tratteranno come una distrazione nella migliore delle ipotesi, e nella peggiore come un alleato.”

Io l’ho appena cominciato a leggere, che dire: spero siano in tanti ad anticiparmi.

La preda

Il problema è che Berlusconi proprio non la capisce la costernazione sul viso di Zapatero (minuto 7.59), e di tutti noi. Berlusconi non riesce a misurare gli altri fuori dal suo metro di machismo dell’altro secolo, e davvero ci crede.

Io non gli chiederei conto delle sue bugie – se gli fossi amico – ma di quella concezione dozzinale e meschina del rapporto uomo-donna, dell’ironia da caserma fascista. Del suo essere portatore insano e orgoglioso di quell’insieme di sessuofobia e sessuomania che è quella malintesa virilità, il latin lover nella peggiore delle accezioni di questo concetto: quello che ha paura del sesso e se ne vergogna, la considera una cosa insana, ma al tempo stesso ha un’ossessione; la mente sempre puntata lì all’infrazione della norma – ovviamente soltanto nelle orecchie degli amici al bar, che ascoltano le tronfie spacconerie di un millantatore in punta di cazzo.

No Berlusconi. Non è invidioso quel giornalista (min 1.27), non sono invidiosi i giornalisti in sala. Non sono invidioso io, non sono invidiose tante persone – neanche di buon senso – soltanto normali. Non c’è nessuna, nessuna, nessuna, nessuna, nessuna, ragione al mondo per essere invidiosi del fatto che alle tue feste ci siano le veline, mentre alle nostre ci siano i nostri amici.

Togliti quindi quel sorriso ebete dalla bocca, hai fatto una figuraccia. Per fortuna l’hai fatta, perché fuori dall’Italia, anzi, fuori dalla trista cerchia dei tuoi accoliti, quell’uscita non fa ridere. Nessuno ti fa una domanda del genere, se è invidioso.

Non dico mica che non si possa essere invidiosi di Berlusconi, eh, anzi, considero l’invidia il motore del mondo, ciò che spinge un uomo a migliorarsi, vedendo un altro migliore. Ma è proprio questo il punto. L’idea che traspare della tua vita e della tua corte è terribile, orrida: degna di compassione.

Il cameratismo miserabile con il quale ti appelli ai maschi in sala (4.30) per far loro confermare – in coscienza – che guardare anzi, perdona, “posare gli occhi” su una bella donna rende una cena gradevole è della stessa schiatta delle tue battute da mani nei capelli: “le femmine per fare una domanda, devono lasciare il numero di telefono”, hai detto, l’altra volta. Non fa ridere. Non c’è nulla da ridere. Non si può ridere per una cosa del genere, se non si ha una concezione virulenta e proibitistica del sesso.

Lasciamo stare il fatto che, tu, quelle donne l’hai pagate, ma quale folle ragionamento ti fa pensare che difendersi da quell’accusa spiegando che non l’hai mai fatto perché ti piace la conquista (min 7.46) ti renda meno poveraccio e inadeguato?
Sono settantanni che, almeno in Occidente, non si considera più la donna come una preda, anzi, che la donna stessa – grazie al Cielo – non si considera essa stessa una preda. Se tu vai a letto con una donna, non la stai “fregando”, non sei riuscito a eludere le sue difese. Magari va anche a lei, magari più che a te, o magari le vanno i tuoi soldi. E non c’è niente di male, ti dirò: fa bene, lei.
Ma la preda sei tu.