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In questi giorni ho riflettuto molto su come la gente usa l’espressione “estremismo”, e volevo scrivere un post per spiegare quanto – per certe cose – siamo tutti estremisti: contro la schiavitù, ad esempio. Il problema è, appunto, non l’estremizzare ma le idee che si estremizzano. Lo volevo chiamare “apologia dell’estremismo”.
Poi mi sono reso conto che quel titolo lì è una sorta di marchio di fabbrica, che quando ci sono cose comunemente celebrate che io invece critico, o quando ci sono cose comunemente criticate che io approvo, finisco per dargli sempre il medesimo titolo. Nel primo caso lo chiamo “contro X” e nel secondo caso lo chiamo “apologia di Y”.
Così ho pensato bene di andarli a raccogliere: per certi versi sono fra le cose migliori che ho scritto, e ci sono dentro molte delle cose che penso. Chi vuole può andarseli a leggere, senza farsi fuorviare troppo dal titolo.
- Apologia della prostituzione
Un vero capitalista non mette bocca su un atto di capitalismo fra due adulti consenzienti.
Un vero socialista non mette bocca su un atto di socialismo fra due adulti consenzienti.
- Apologia dell’invidia
Accusare qualcuno di essere invidioso è accusarlo di volere essere, o avere, cose migliori di quello che ha. Checché ne dica Berlusconi, se non fosse per l’invidia vivremmo in un mondo peggiore.
- Apologia dei tifosi della Lazio
O del tifare contro. Le rivalità sono anche questo. È il suo bello. Quella volta i laziali tifarono contro la propria squadra, e fecero bene.
- Contro la famiglia
Il concetto santificato su cui si fonda l’aura di sacralità che cinge la famiglia è quello dell’amore a prescindere: ma siamo sicuri che sia una bella cosa?
- Contro il patriottismo
È scemo avere alta stima d’una cosa che c’è capitata per caso, come il codice fiscale. Le persone che dicono d’essere fiere d’essere nate in un posto direbbero lo stesso se fossero nate in un altro.
- Contro il Burqa e perciò contro Daniela Santanchè
Perché i leghisti, i conservatori, e chi vuole “rispettare le culture”, sono tutti la stessa cosa. E perché le persone davvero progressiste stanno coi progressisti anche all’altro capo del mondo.
- Contro questo femminismo
E insomma, hanno fatto una manifestazione delle donne, e hanno detto che ne era in gioco la dignità. Non doveva essere delle donne, e non c’entrava nulla la dignità.
- Contro lo sciopero, in genere
Non l’ho articolato bene, ma a me questa faccenda che ogni minuscola categoria difende sé stessa – i metalmeccanici brianzoli coi capelli rossi di nome Marco – non mi va proprio giù.
Quelli che devo ancora scrivere:
- Apologia del proselitismo
Permettere agli altri, e viceversa, di convincerti delle loro ragioni è la cosa più bella che c’è. Qui una parte.
- Apologia della blasfemia
L’intenzione di offendere è scema, ma esserne offesi è ancora più scemo.
- Apologia dell’estremismo
È solo il nome che diamo alle idee che non ci piacciono. Io sono estremista della libertà di parola.
- Contro il rispetto
L’unico modo per rispettare una persona è non rispettarne le idee.
Quella volta i laziali tifarono contro la propria squadra, e fecero schifo.
@ Fabrizio:
Parli da uomo ferito. Avresti fatto la stessa cosa (spero).
Anche se per te, che vivi in Germania e non hai la rivalità dal macellaio, è un po’ diverso.
la definizione di invidia no, non e’ quella, ma comunque: perche’ diavolo disprezzi noi tifosi della roma quando, per invidia, tifiamo contro 37 squadre contemporaneamente?
Bisognerebbe mettere il corporativismo tra i peccati capitali
Non so se e come te l’avevo detto, ma per quanto riguarda l’invidia bisognerebbe distinguere tra ammirazione ed invidia: l’ammirazione è il desiderio di essere come un altro (Ricco, potente, buono, bello, etc.) Se si realizza questo desiderio noi siamo migliori, l’altro resta quel che è. L’invidia è il desiderio che l’altro non sia quel che è (ricco, potente, buono, bello, etc.) Se si realizza questo desiderio l’altro è peggiorato, noi non siamo migliorati.
Non vedo l’ora di leggere “contro il rispetto”.
@ Ugo:
daccordissimo sull’importanza della distinzione, ma il punto con l’invidia è un altro. perchè sul piano sociale, del vantaggio che crea, secondo me ha ragione Giovanni: non da comunque tutte queste possibilità di giocare al ribasso.
il fatto è che l’invidia è un sentimento negativo, è uno star male: ora, se si può sempre migliorare vorrebbe dire star male 365 giorni l’anno e il bene dato dalla “aspirazione a salire” diffusa è perso. il saper “prendere bene” quel sentimento magari riduce la spinta a migliorarsi, il vantaggio sociale, ma garantisce il bene individuale netto, che è quello che conta.
Penso che l’invidia non sia un sentimento positivo.
Puo’ avere effetti stimolanti, questo si, ma comunque mai positivi perche’ secondo me il presupposto da cui parte l’invidioso e’ il desiderio che l’invidiato non abbia cio’ che ha o non sia quello che e’ seguito poi dalla ricerca (questa e’ la parte stimolante) di ottenere lo stesso(anzi di piu’ e molte volte ad ogni costo: crea competizione insana che danneggia la societa’).
L’ammirazione non segue invece questo schema ed e’ al contempo stimolante (forse un po’ meno dell’invidia, molti si limiteranno ad ammirare) ma sicuramente piu’ positiva(il rischio forse puo’ essere quello che l’ammirazione scada in adulazione).
Quindi a conti fatti secondo me vince ammirazione su invidia.
Mi piace tuttavia la frase di Giovanni “Accusare qualcuno di essere invidioso è accusarlo di volere essere, o avere, cose migliori di quello che ha. Checché ne dica Berlusconi, se non fosse per l’invidia vivremmo in un mondo peggiore.” perche’ con il fattore Berlusconi puo’ essere interpretata in questo modo:
Belusconi accusa di essere invidiato.
Berlusconi non conduce una bella vita.
Molti lo invidiano quindi vuol dire che molti conducono una vita diversa da quella di Berlusconi.
Ergo: il mondo e’ migliore.
Per quanto riguarda l’estremismo non credo che il problema siano le idee ma proprio l’estremizzarle.
Penso che ognuno si possa fare portatore delle idee che ritiene migliori (per qualsiasi motivo).
L’estremista e’ colui che diffonde agli altri le proprie idee non con la persuasione ma con la violenza ( di qualsiasi genere, fisica, psicologica etc).
Il fatto che uno sia contro la schiavitu’ e che difenda questa idea con tutte le sue forze non e’ di certo un estremista a mio modo di vedere.
Matt scrive::
Beh, è facile fare un esperimento su ‘sta cosa: prendi uno che è invidioso della Ferrari altrui e chiedigli – preferisci avere una Ferrari anche tu in regalo, o che lui non ce l’abbia. Io penso che la larghissima maggioranza delle persone, anche i più invidiosi, risponderebbe la prima. Quindi la componente fondamentale è il desiderio di eguagliare l’altro, quella che lui abbia di meno è – eventualmente – accessoria.
Matt scrive::
Sì, esatto. Difatti, dicevo: non fatevi fuorviiare dal titolo per quello. Leggetelo il post, non solo ‘ste due righe.
Matt scrive::
Gandhi non era un estremista? Era probabilmente la persona più estremista e religiosa nelle proprie espressioni. Eppure era costitutivamente non violento.
Belli tutti. A volte quello che tu non specifichi si trova nei commenti. Il migliore è quello sulla famiglia. Ottimo. Aspetto gli altri.
Giovanni Fontana scrive::
proprio così
l’estremismo non è una cosa negativa, anzi io decisamente lo preferisco al conformismo
solo che la maggior parte della gente associa (sbagliando) estremismo e violenza, e associa (sbagliando) conformismo e nonviolenza
in realtà la violenza (tranne per i pazzi) non è mai un fine, ma solo un mezzo, e in quanto tale può essere o meno utilizzato sia da chi ha idee estremiste, sia da chi non le ha
@ Giovanni Fontana:
Il fatto che la possa avere “in regalo” la Ferrari e’ fuorviante secondo me. Chiaro che all’invidioso, una volta che ha la possibilita’ di ottenere cio’ che ha l’invidiato, poco importa poi della condizione dell’invidiato. Rosica solo quando la possibilita’ non ce l’ha (o e’ molto difficile otenerla) ed e’ durante quel periodo che vorrebbe che l’invidiato la Ferrari non l’avesse.
Se la Ferrari venisse offerta all’ammiratore invece poco cambierebbe sia prima che dopo.
Gandhi NON era infatti un estremista secondo la mia visione di estremismo. Era uno che difendeva e cercava di diffondere le proprie idee con tutte le sue forze senza usare la violenza.
Risulta estremista in base alla tua concezione di estremismo legato alle idee e non ai mezzi per diffonderle. Quindi questo esempio non mi persuade del fatto che la mia visione di estremismo sia scorretta. Semplicemente definiamo un persona in modo diverso in base a presupposti diversi.
ps
Il discorso di Franco Rivera faccio davvero fatica a capirlo. Mio limite forse.
Estremismo dell’ortografia: “se stessa” e non “sé stessa”
Stefano scrive::
Naaa. Sono il primo dei grammar-nazi, ma sono anche un seriannista.
Per quanto la grafia “se stesso” sia quella tradizionale e che insegna la maestra elementare sono molti gli studiosi che la considerano una sciocca e anti-economica eccezione da eliminare:
http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=7305&ctg_id=93
“Riguardo alla possibilità di alternanza tra le forme sé stessi e se stessi, si possono notare due diverse tendenze. Alcuni studiosi evitano infatti in questo caso di indicare l’accento a livello grafico, considerandolo non richiesto in quanto il pronome non può confondersi con il se congiunzione. (…) Alla voce “sé†il GRADIT – Grande dizionario italiano dell’uso, ideato e diretto da Tullio De Mauro (Torino, Utet, 2000), presenta quindi i seguenti esempi privi di accento grafico (…) Analogamente, nel Sabatini Coletti – Dizionario della Lingua Italiana (Milano, Rizzoli-Larousse, 2005), alla voce “sé†gli autori notano a lemma, tra parentesi, «si può non accentare prima di stesso, medesimo». (…) Altri considerano invece opportuno indicare sempre l’accento del pronome tonico riflessivo, scrivendo pertanto sé stesso, sé stessa, sé stessi ecc.
Luca Serianni (Grammatica italiana – Italiano comune e lingua letteraria, Torino, Utet, 1991², p. 57) ritiene, ad esempio, «Senza reale utilità la regola di non accentare sé quando sia seguito da stesso o medesimo, giacché in questo caso non potrebbe confondersi con la congiunzione: è preferibile non introdurre inutili eccezioni e scrivere sé stesso, sé medesimo. Va osservato, tuttavia, che la grafia se stesso è attualmente preponderante». In proposito, infine, il DOP – Dizionario d’ortografia e di pronunzia redatto da Bruno Migliorini, Carlo Tagliavini e Piero Fiorelli (Torino, ERI, 1981) osserva (s.v.): «frequenti ma non giustificate le varianti grafiche se stesso, se medesimo, invece di sé stesso, sé medesimo».”
Estremista della libertà di parola e contrario ad ogni reato di opinione? Il principio mi ha sempre ispirato, ma come la mettiamo con i casi in cui la libertà di parola viene utilizzata per danneggiare ingiustamente individui terzi? Cioè, come giustificheresti l’abolizione di reati quali la calunnia e la diffamazione?
Massimiliano scrive::
Beh, no. In realtà non intendevo quello per libertà di parola, parlavo dei reati d’opinione.
Penso che per punire un’azione ci debba essere un preciso e distinto danno arrecato personalmente – sottolineo personalmente – a un’altra persona in maniera diretta – sottolineo diretta – da quell’azione.
Ad esempio: se mi chiedi un’indicazione e ti dico di passare per un ponte che so essere franato, beh questo non è libertà di parola. Se voglio avere un lavoro e vado dal datore di lavoro a dire che tu, che concorri con me per il posto, sei un pedofilo stupratore di bambini, quello neanche.
Naturalmente sono certo che ci saranno casi in cui il confine fra libertà d’espressione e danno causato direttamente è molto più labile, e non sono un esperto per parlarne.
Però quando dico che sono un integralista della libertà di parola dico che le leggi contro alla ricostituzione del partito fascista o alla negazione dell’olocausto, o contro le bestemmie non dovrebbero esserci.
Non c’è nessun danno diretto e distinto da chi nega l’olocausto, da chi si pulisce il sedere con la bandiera o da chi insulta una religione.