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Mi ero ripromesso di scrivere un aneddoto sulla storia fra Arendt e Heidegger: la scoprii nell’estate del 2003 da un articolo di Repubblica che rubai a un amico, due paginone al 38 e al 39 che – ingiallite – ancora conservo. Poi cercai il libro che racchiudeva tutte le lettere fra Hannah e Martin, e che poi persi. Lo ritrovai quando una mia vecchia fidanzata me lo portò, con sé, in casa. L’uomo che Hannah sposò, Heinrich Blücher, rimase sempre l’emblema dell’amore pigro e rispettoso, di quel tipo di affetto – che potremmo definire calore – non invasivo e poco ingombrante. Martin invece, l’amore assoluto, dirompente, invasivo e irrispettoso. Mi ero ripromesso di scrivere di loro, uno di questi lunedì; poi, qualche mese fa, ho letto in giro un aneddoto che non conoscevo, e allora non potevo non metterci quello. Avevo pensato di riscriverlo, ma non farei meglio di così:
L’originalità del bene
Hannah Arendt e Martin Heidegger, nei primi anni venti, avevano una relazione segreta. Hannah era ebrea, perciò, quando furono promulgate le leggi razziali, sposò un uomo di convenienza ed emigrò negli Stati Uniti. E, volente o nolente, dovette rompere con Martin, che era iscritto al partito nazionalsocialista, nonostante non ne condividesse le idee. Era il 1933 quando si videro per l’ultima volta. Negli anni successivi non ebbero più notizie l’uno dell’altra, se non deboli echi delle rispettive fame. Hannah divenne sempre più famosa come conferenziera e Martin fu nominato rettore dell’università di Friburgo, e una volta finita la guerra cadde in disgrazia, come tutti coloro che avevano rivestito una qualche carica sotto il nazionalsocialismo. Quando, ormai negli anni cinquanta, Martin venne a sapere che Hannah avrebbe tenuto una conferenza nella sua città, decise di assistervi per rivedere, senza essere visto, quel suo amore, forse mai dimenticato, forse no. Alla conferenza Martin sedette in un angolo – io me l’immagino un po’ rannicchiato, infagottato in un impermeabile. Curioso e probabilmente spaurito, convinto della sua invisibilità. Non si vedevano da vent’anni. Hannah entrò, si guardò attorno e cominciò il suo discorso. E disse: “Signori, signore, caro Martin, benvenuti”.
[Qui il primo: Brutti e liberi – qui il secondo: Grande Raccordo Anulare – qui il terzo: Il caso Plutone – qui il quarto: I frocioni – qui il quinto: Comunisti – qui il sesto: La rettorica – qui il settimo: Rockall – qui l’ottavo: Compagno dove sei? – qui il nono: La guerra del Fútbol – qui il decimo: Babbo Natale esiste – qui l’undicesimo: Caravaggio bruciava di rabbia – qui il dodicesimo: Salvato due volte – qui il tredicesimo: lo sconosciuto che salvò il mondo – qui il quattordicesimo: Il barile si ferma qui – qui il quindicesimo: Servizî segretissimi – qui il sedicesimo: Gagarin, patente e libretto – qui il diciassettesimo: La caduta del Muro – qui il diciottesimo: Botta di culo – qui il diciannovesimo: (Very) Nouvelle Cuisine – qui il ventesimo: Il gallo nero – qui il ventunesimo: A che ora è la fine del mondo? – qui il ventiduesimo: Che bisogno c’è? – qui il ventitreesimo: Fare il portoghese – qui il ventiquattresimo: Saluti – qui il venticinquesimo: La fuga – qui il ventiseiesimo: Dumas – qui il ventisettesimo: Zzzzzz – qui il ventottesimo: Teorema della cacca di cavallo – qui il ventinovesimo: Morto un papa – qui il trentesimo: L’invincibile Marco Aurelio – qui il trentunesimo: L’Amabile Audrey – qui il trentaduesimo: Anima pura – qui il trentatreesimo: Ponte ponente – qui il trentaquattresimo: Batigol]
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c’è una R di troppo nel primo Hannah Arendt
Io avrei i miei dubbi che Heidegger non condividesse l’ideologia nazista.
Mi ricordo la prolusione all’università di Friburg dove Heidegger appena nominato rettore in seguito alla presa del potere dei nazi scrisse che ORA era possibile che studenti e professori si unissero in un unità di lotta….”