Che cos’è il Multiculturalismo

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per Il Post

Perché è importante
In questi giorni, per ovvie ragioni, si fa un gran parlare di multiculturalismo. Talvolta, però, c’è un’incomprensione di fondo perché giornalisti e accademici danno per scontato il significato di questo termine, che non è invece così intuitivo. Il multiculturalismo non è, come molti pensano, la presenza di diverse culture in una società. Quello è un dato acquisito. In gioco è, invece, il tipo di relazione che queste culture (e le persone che ci vivono dentro) devono avere fra loro.

Una premessa va fatta: criticare il multiculturalismo è molto facile, i multiculturalisti duri e puri – quelli per i quali anche l’infibulazione, per dirne una, è il prodotto di una società e quindi degno di rispetto – sono pochissimi, e spesso la critica al multiculturalismo viene usata come alibi per non proporre soluzioni davvero alternative. Perché il vero opposto del multiculturalismo è la commistione, il “bastardismo”, ed essere disposti a imbastardirsi a contatto con altri è sempre molto faticoso. Ma a questo ci arriviamo.

Che cos’è
Il multiculturalismo è, in una frase, il rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo: la negazione dell’esistenza di un tratto di umanità comune, universalista, che riconosce dignità all’individuo. Viene considerata oppressiva e/o illusoria l’idea che ci siano valori comuni, trasversali a ogni cultura, come i diritti umani, l’intangibilità della persona, le libertà individuali o la parità dei sessi. Al posto della persona, ciò che viene considerato valore è la cultura in quanto tale. Non sono gli individui a dover essere tutelati, quanto le società e il bacino di valori che esse portano.

Per questo il modello multiculturale è quello della non-integrazione, in cui le diverse comunità ricreano i loro distinti ecosistemi senza possibilità di comunicazione. In questo senso, le società vengono considerate come concetti estremamente statici, impermeabili a qualunque cosa e perciò al cambiamento. Il cambiamento endogeno è molto difficile (perché difendendo una società, si difende chi comanda in quella società: generalmente maschi, anziani, eterosessuali); quello esogeno è completamente escluso: e ciò non vuol dire soltanto che un occidentale che critica la condizione femminile in Arabia Saudita è fuori posto, ma che lo è anche un olandese che critica l’assenza di diritti civili in Italia.

C’è un’alternativa?
Causa e conseguenza di questa posizione è la diffidenza nei confronti del potere della ragione e il rifiuto di qualunque idea di progresso. Una società che riconosce i diritti alle donne o agli omosessuali non èmigliore (o più progredita) di una che non lo faccia. In questo senso il multiculturalismo è un’idea intimamente anti-progressista ed endemicamente conservatrice. Chi si oppone a questa idea, invece, sostiene che è possibile identificare un valore di una cultura e questo dipende da quanto essa garantisce la felicità (o la minore sofferenza) agli individui che ci vivono dentro.

Nella pratica, qui in Europa abbiamo due esempî classici di questi modelli in contrasto: il Regno Unito, più tendente al multiculturalismo, dove – specie a Londra – vivono una quantità enorme di comunità diverse, quasi compartimentate fra loro, in quelli che i detrattori definiscono dei veri e proprî ghetti. Anche a livello sociale è favorita la ricreazione degli ecosistemi dei Paesi d’origine, è il caso delle Shari’a Courts. Questo modello di non-integrazione è riconosciuto quasi universalmente come fallimentare, di qui il recente cambio d’approccio. Il problema è che neanche il modello francese, improntato sull’assimilazione al cui cuore c’è la laicità, si è mostrato esente da difficoltà, come le rivolte nelle banlieue del 2005 hanno testimoniato.

Sì, ma non è la polenta
Dov’è l’alibi di cui parlavo? In moltissimi criticano il multiculturalismo proponendo un sistema che, scavando soltanto un poco, gli è esattamente identico. È il caso di Magdi Cristiano Allam o della Lega Nord (o Giuliano Ferrara, o qualunque teo-con). L’illusione è che l’alternativa al multiculturalismo possa essere di due indirizzi: quello identitario e il melting pot. Il primo risponde “focalizziamoci sui nostri valori”, il secondo “mescoliamoci e proviamo a uscirne migliori”. In realtà, la prima di queste risposte – quella che si concentra sulla propria identità – è una risposta fasulla. Perché è proprio il multiculturalismo a essere, per sua essenza, identitario: un multiculturalista e un leghista considerano i diritti umani come valori occidentali, un cosmopolita li considera di tutti. Non è un caso, difatti, che appena sopra Chiasso, la ricetta della Lega diventa squisitamente multiculturale – i diritti delle donne nei Paesi mussulmani? Ognuno fa come vuole a casa propria.

Non so come facciano a non notarlo, ma il concetto che ognuno fa come vuole a casa propria è precisamente quello del multiculturalismo. Per questo trovo intellettualmente scandaloso che Allam produca, come gli capita spesso, un’argomentata critica al multiculturalismo e poi proponga come soluzione – indovinate un po’? – quella di accartocciarsi sulla propria identità. Come si fa a criticare l’impermeabilità delle culture e poi avvinghiarsi alle radici giudaico-cristiane? Come si fa a parlare di valori non negoziabili e poi invocare la reciprocità (allora la libertà religiosa non è un’idea giusta in ogni luogo e in ogni tempo, è soltanto un contratto di scambio)?

Decidere che la polenta è meglio del cuscus perché l’abbiamo inventata noi è una cosa proprio scema, e tradisce quell’ideale di umanità e di fiducia nei miscugli – d’idee, di cose, di persone – che è al cuore dell’Illuminismo. L’unica vera alternativa al multiculturalismo è credere nel potere della ragione: nella forza delle idee e non nel loro contenitore. Ci sono idee migliori di altre, non serve chiedergli la carta d’identità o il certificato di battesimo.

44 Replies to “Che cos’è il Multiculturalismo”

  1. Passavo di qui per vedere se c’era un seguito alla discussione in calce al pezzo sul Post. Non c’è. Pazienza.
    Vedo però che quando qualcuno (Lara, nel post precedente) riporta lì il discorso allora tu, Giovanni, torni a riproporre una domanda che forse consideri l’ordigno-fine-di-mondo che ti è valso la vittoria in una disputa retorica:

    “Sei d’accordo che rifiutare l’universalismo illuminista è sbagliato, che i diritti umani appartengono a tutti e non sono occidentali, che ci sono idee migliori di altre per far progredire la società e queste idee si devono mettere mescolando le società senza farne dei comportamenti stagni?”

    Plurium interrogatio (“sei d’accordo con me o sei contro i diritti umani?”).

    Credo che nessuno abbia risposto anche perché alla lunga si rompe. Il manico intendo: ciurla e riciurla, alla fine il manico si rompe. Dubbi sulla tua definizione di “multiculturalismo” sono stati sollevati nella prima schermata di commenti (Lorenzo402). Da allora sei intervenuto dieci (10) volte e non hai fornito i riferimenti che nel frattempo anche altri ti chiedevano (a volte senza nemmeno contestarti nel merito, ma solo la debolezza di un’argomentazione basata su “è risaputo”, “gli esperti concordano”, “non v’è chi non sappia”. Formule da te parafrasate con “cose che ho studiato” e “multiculturalismo nel dibattito politico vuol dire le cose che ho detto”).

  2. @ ugo:
    Ciao Ugo,
    Spiegami bene: vuoi la lista degli autori che considerano il multiculturalismo come anti-cosmopolita e anti-illuminista?

    Io te la posso fare, basta prendere un qualunque articolo che ne parli anche di striscio, ne ho una ventina qui sotto mano per altre cose che sto studiando. Però, se lo faccio, mi dici che hai cambiato idea? Se, come pare, l’unica cosa che ti preoccupa è la questione nominalistica, risolviamo subito.

    Per quello chiedevo cosa fosse contestato della definizione, ma nessuno mi ha spiegato cosa contestasse.

    Forse non è chiaro, ma i multiculturalisti sono orgogliosi di rifiutare il cosmopolitanismo e l’illuminismo. È quello che pensano, è la loro idea, mica se ne vergognano.

    ugo scrive::

    Plurium interrogatio (“sei d’accordo con me o sei contro i diritti umani?”).

    Questa, ti rendi conto, è una sciocchezza.

    Nel momento in cui poni la domanda in questo modo, nel considerarla una plurium interrogatio, stai sottointendendo che tu, invece, sei a favore dei diritti umani. Tantopiù che i multiculturalisti sono esattamente contro i diritti umani, perché li considerano occidentali e non estendibili a tutte le culture.

    Domandare:

    “Sei d’accordo che rifiutare l’universalismo illuminista è sbagliato, che i diritti umani appartengono a tutti e non sono occidentali, che ci sono idee migliori di altre per far progredire la società e queste idee si devono mettere mescolando le società senza farne dei comportamenti stagni?”

    Mi sembra legittimo per capire se, in questione, ci sia solamente la questione nominalistica, e sulle idee siamo tutti d’accordo, oppure il problema è di sostanza. E, difatti, nessuno dei contestatori ha potuto rispondere al quesito (così facendo, per quelli che hanno deciso di non rispondere, dimostrando la pretestuosità dell’obiezione precedente).

    Mi dovresti spiegare perché lo consideri un gioco retorico.

  3. potrebbe anche essere un ragionamento interessante se non perdesse di vista ancora prima di iniziare che il motivo per cui se ne parla è che c’è chi mette in discussione piuttosto violentemente la presenza di diverse culture in una società

    l’opposto del multiculturalismo è l’identitarismo o l’assimilazionismo (o comunque si chiami, tanto il concetto è chiaro)

    si può discutere di quanto siano diversi il multiculturalismo e il “bastardismo”, ma è evidente che stanno dalla stessa parte rispetto al rifiuto del diverso e al “padroni a casa propria” leghista

  4. Il multiculturalismo è, in una frase, il rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo: la negazione dell’esistenza di un tratto di umanità comune, universalista, che riconosce dignità all’individuo.

    [citazione necessaria]

  5. atlantropa scrive::

    [citazione necessaria]

    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/636441
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/1211665
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/1119635
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/659922
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/64838
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/96384
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/527876
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/526099
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/64838
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/640150
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/640150
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/117684
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/891946
    https://catalogue.lse.ac.uk/Record/549680

    O qualunque articolo o libro che ne parli.

    Naturalmente non troverai gente che ti spiega CHE il multiculturalismo è il rifiuto del cosmopolitanismo illuminista (quello è dato proprio per scontato da quarant’anni), ma gente che ti spiega che DATO CHE è il rifuto del cosmopolitanismo illuminista è auspicabile o non auspicabile.

  6. @ Giovanni Fontana:

    No, un attimo: in quale dei precedenti link ci sarebbe scritto scritto che “il multiculturalismo è […] il rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo: la negazione dell’esistenza di un tratto di umanità comune, universalista, che riconosce dignità all’individuo”?
    Potresti gentilmente riportare il passaggio virgolettato?

    Inoltre – se intendo bene – sostieni che quella “”definizione”” sarebbe condivisa da qualunque articolo che parli di multiculturalismo; per cui mi indicheresti in che punto di questo articolo si troverebbe qualcosa di simile?

  7. @ atlantropa:
    Cioè, io secondo te mi devo andare a rileggere interi libri per trovarti la pagina in cui viene detta una cosa su cui tu non sai fare una critica che sia una?

    Mi spieghi per bene cos’è che contesti?
    Contesti che il multiculturalismo sia anti-illuminista? Contesti che sia anti-cosmopolita? Contesti che l’illuminismo sia cosmopolita? Contesti che il cosmopolitismo veda un tratto comune di umanità? Contesti che l’universalismo veda il tratto comune d’umanità nell’individuo? Contesti che il cosmopolitismo riconosca dignità all’individuo prima che alla società?

    Per favore, rispondi alla domanda.

  8. @ atlantropa:
    E rispondi anche a questa: visto che tu stai cercando di difendere il multiculturalismo dalla “accusa” di essere: “il rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo: la negazione dell’esistenza di un tratto di umanità comune, universalista, che riconosce dignità all’individuo”.

    Come ti poni di fronte a questa cosa? Trovi giusto o sbagliato rifiutare l’ideale cosmopolita dell’Illuminismo?

  9. > Ciao Ugo,
    > Spiegami bene

    Ti è già stato spiegato abbastanza bene quel che ti si chiede, da me e da altri (fin da quella prima schermata di commenti sul Post). Hai dato una definizione di multiculturalismo e ti si è chiesto di riferirla a una fonte. La tua definizione l’avrai rielaborata e detta con parole tue, va bene. Allora cita qualcuno che dica sostanzialmente la stessa cosa: non un’intera bibliografia, centinaia di articoli o di decine nomi di esperti in materia. Quello sarebbe un giochino da azzeccagarbugli che rimanda ad altri il compito di cercare ciò che ti si sta chiedendo (tanto più che presenti quella definizione come un punto di partenza dato per scontato da tutti, non l’ultima frontiera della ricerca, che per essere compresa richiederebbe una precisa competenza). Bastano poche righe prese da una o due fonti sulle quali ci sia un consenso diffuso da parte di chi studia queste cose. Non dirmi che non avevi capito che ti si chiedeva questo fin dall’inizio.

    > Però, se lo faccio, mi dici che hai cambiato idea?

    Ma io non ti ho nemmeno detto come la penso! Ti si contesta la debolezza degli argomenti e la pretesa di avere ragione “perché queste cose le ho studiate”. Anch’io ho una laurea, ma non mi vale mai l’ultima parola. Se non quando qualcuno si rivolge a me dicendo “tu che hai studiato ‘sta cosa, mi sapresti dire…”. Ma non mi sembra che tu ti trovi in un contesto simile.

    >>Plurium interrogatio (“sei d’accordo con me o sei contro i diritti umani?”).
    >Questa, ti rendi conto, è una sciocchezza. Nel momento in cui poni la
    > domanda in questo modo, nel considerarla una plurium interrogatio,
    >stai sottointendendo che tu, invece, sei a favore dei diritti umani.

    No, è plurium interrogatio perché essere in accordo/disaccordo con te e sostenere/contestare i diritti umani sono due faccende diverse che ammettono posizioni diverse (ok, ammetto che la mia riformulazione somiglia più a una “falsa disgiunzione”, che però è parente stretta di “plurium interrogatio”, che è la categoria di fallacia in cui ricade la tua domanda originaria).

    >stai sottointendendo che tu, invece, sei a favore dei diritti umani.

    Lo pensi perché stai sottointendendo che io sia in disaccordo con te. Pensa a “tifi Ternana o ti piace il Calippo?” magari ti aiuta a tenere separati metodo e merito.
    La confutazione che si tratti di “plurium interrogatio” non passa per le mie idee (di cui ti sfido a individuare espressione nelle mie parole). O dimostri (non mi pare tu possa pretendere che sia palese) che le quattro questioni sono equivalenti, oppure ammetti che la domanda associa questioni diverse e che la formulazione è infelice, poiché pretende un’unica risposta.

    >Tantopiù che i multiculturalisti sono esattamente contro i diritti umani,
    >perché li considerano occidentali e non estendibili a tutte le culture.

    Ripeto che non mi sono schierato, nel caso con quel “i multiculturalisti” mi volessi includere d’ufficio, perché ti fa gioco.

    > E, difatti, nessuno dei contestatori ha potuto rispondere al quesito…

    No, è plurium interrogatio. Può rispondere “sì” chi è d’accordo sui quattro punti; “no” chi è in disaccordo su tutti i quattro punti. Gli altri non possono rispondere sì o no.

    Da lettore poi, un consiglio: evita quel giochino (forse mi sbaglio, ma mi pare di avertelo visto fare più di una volta) per cui imponi una tua domanda come snodo obbligato di una discussione (“rispondi prima alla mia domanda: sì o no?”). È stucchevole; è una pratica che implicitamente ignora l’asimmetria di ruoli tra chi sostiene una tesi e chi solleva obiezioni; tradisce la priorità attribuita all’avere ragione rispetto al costruire un ragionamento; è del tutto inopportuno se nel frattempo si evade alle obiezioni altrui.

  10. ugo scrive::

    la pretesa di avere ragione “perché queste cose le ho studiate”

    Però questo è disattento o disonesto. Mai ho preteso ‘sta cosa qui.

    ugo scrive::

    Da lettore poi, un consiglio: evita quel giochino (forse mi sbaglio, ma mi pare di avertelo visto fare più di una volta) per cui imponi una tua domanda come snodo obbligato di una discussione

    Un giochino?!? È pratica elementare in qualunque discussione per chiarire argomenti poco chiari o disonesti. Tanto è vero che io sto rispondendo a tutte le domande che mi vengono poste, e nessuno risponde alle mie. Cosa ti ci vuole a rispondere a una domanda?

    Se la questione per te è dividere le quattro questioni (così mi mostri come distinguerle senza incoerenze), bene, rispondi alle quattro questioni separatamente:
    Sei d’accordo che rifiutare l’universalismo illuminista è sbagliato?
    Sei d’accordo che i diritti umani appartengono a tutti e non sono occidentali?
    Sei d’accordo che ci sono idee migliori di altre per far progredire la società?
    Sei d’accordo che queste idee si devono mettere mescolando le società senza farne dei comportamenti stagni?

    Questo mi è utile per capire che dibattito stiamo facendo: se ne stiamo facendo soltanto una questione nominalistica oppure no.

    In più vorrei capire di cosa vuoi, precisamente, la fonte: che il multiculturalismo sia anti-illuminista? che sia anti-cosmopolita? che l’illuminismo sia cosmopolita? che il cosmopolitismo veda un tratto comune di umanità? che l’universalismo veda il tratto comune d’umanità nell’individuo? che il cosmopolitismo riconosca dignità all’individuo prima che alla società?

    Sono tutte cose vere e consequenziali l’una all’altra. Hai dubbî su ciascuna di queste, o c’è una in particolare su cui non sei d’accordo?

    (se selezioni la parte che vuoi citare e fai “cita”, viene più facile la lettura, nel rispondere)

  11. @ Giovanni Fontana:

    Io non contesto, n̬ difendo alcunch̬ Рed anzi: non vedo in base a cosa ti sia potuto convincere del contrario!

    Ti chiedo solo (da diversi giorni) di dirmi da dove hai tratto quella “”definizione”” di multiculturalismo, ed attendo (da diversi giorni) una risposta.

    Perchè te lo chiedo?
    Semplicemente perchè confrontando il tuo riassuntino con quanto scrive en.wiki (appreciation, acceptance or promotion of multiple cultures, applied to the demographic make-up of a specific place, usually at the organizational level, e.g. schools, businesses, neighborhoods, cities or nations) o la Britannica (the principle of not only tolerating but also respecting different religions and cultures and encouraging them to coexist harmoniously) noto una stridente contraddizione.

    Condivido, peraltro, due discorsi critici soggiacenti: 1) il riconoscimento delle diverse culture non porta ipso facto all’integrazione; 2) alcune culture sono mutuamente in contraddizione su certi temi, per cui uno stato che sia in qualche modo “radicato” in una certa visione del mondo, e che allo stesso tempo voglia concedere un sempre più vasto riconoscimento ad una delle culture che confliggono con quella visione, finirà in una situazione problematica.

    Ma questo non rileva.
    Aspetto una risposta.

  12. Giovanni Fontana scrive::

    Cioè, io secondo te mi devo andare a rileggere interi libri per trovarti la pagina in cui viene detta una cosa

    il tuo post non è un articolo scientifico, quindi citare le fonti è a tua discrezione

    ma se lo vuoi fare questo implica che tu sappia da dove stai citando e se citi un libro è pratica comune indicare le pagine (secondo te chi legge un tuo articolo si deve andare a rileggere interi libri per trovere la pagina in cui viene detta una cosa? no, mentre te che lo citi dovresti saperlo)

  13. un’altra cosa

    senza entrare nel merito, se definisci il multiculturalismo con

    il rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo: la negazione dell’esistenza di un tratto di umanità comune, universalista, che riconosce dignità all’individuo.

    stai cercando di definire una cosa dicendo cosa non è, che mi sembra un modo un po’ povero spiegare un concetto

    io non sono esperto in materia, ma dimmi se sbaglio se dico che:”Il nazismo è il rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo: la negazione dell’esistenza di un tratto di umanità comune, universalista, che riconosce dignità all’individuo”

    mi sa che con la tua definizione di multiculturalismo si possono definire un po’ troppe cose perchè sia una definizione

  14. Giovanni Fontana scrive::

    Tanto è vero che io sto rispondendo a tutte le domande che mi vengono poste

    Tranne a quella che ti fanno da giorni, di citare chi e come condivide la tua (per molti) assurda defiizione di multiculturalismo.

    Non dovrebbe essere difficile, copincolli un passaggio da uno o alcuni dei tanti (“tutti” o “qualunque persona”) che dici la condividano ed è fatta.

    Invece niente, sono giorni che te lo si chiede e non lo fai, rispondi rilanciando con domande assurde e poi fai l’offeso se nessuno ci casca.

    Forse è perché la tua definizione non la condividono poi in tanti e hai difficoltà a trovarne anche uno solo?

    Il sospetto c’è, la credibilità è la tua e dovresti essere tu a preoccuparti di difenderla. Se non l’hai capito, fino ad ora nessuno di quelli che ti hanno chiesto di dimostrare chi sarebbero questi “tutti”, che chiami a tuoi testimoni, è rimasto soddisfatto delle tue risposte. Se fossi in te io avrei già postato decine di quote invece d’invischiarmi come hai fatto, a patto che esistanto naturalemnte 😀

  15. @ Lara:

    Lara scusa una cosa, se Fontana adesso ti citasse 10 autori cambierebbe qualcosa? io ho il sospetto che la discussione si sposterebbe su chi sono quegli autori, se sono attendibili, ecc.
    Non perché non sia importante l’elaborazione di quella definizione, ma perché ancora non si è capito in cosa la si contesta, tanto da definirla, come fai tu, assurda. Tra l’altro la stessa posizione di Fontana è assimilabile a quella di Kenan Malik, nota numero due dell’articolo di wikipedia citato prima da altri.

  16. Fabio Venneri scrive::

    @ Lara:
    Lara scusa una cosa, se Fontana adesso ti citasse 10 autori cambierebbe qualcosa?

    Sì, cambierebbe
    E sì, è pratica normale valutare la caratura dei citati.
    E sì, se uno dice che “tutti” condividono quella definizione, non dovrebbe impiegare giorni a dimostrarlo e non ci dovrebbero essere in giro invece molti autori che quella definizione non la condividono affatto.

    Ma poi, fuor di questi giochetti, è chiaro “a tutti” che la definizione di Fontana è costruita per sostenere il punto di vista di Fontana, s’insiste solo per fargli capire che con questo tipo di giochetti in rete si fa poca strada, è per il suo bene e per il bene di tutti 🙂

  17. Giovanni Fontana scrive::

    ugo scrive::

    la pretesa di avere ragione “perché queste cose le ho studiate”

    Però questo è disattento o disonesto. Mai ho preteso ‘sta cosa qui.

    Mi sembrava chiaro che non mi riferivo a tutto ciò che hai scritto ma a quella citazione che non hai documentato, e che in una risposta sul Post hai difeso tirando in ballo “tutte le cose che ho letto, studiato, approfondito. Diciamo che è una cosa abbastanza pacifica”. Cioè ti si deve credere sulla base di una conoscenza che senz’altro hai ma che non può costituire argomento sufficiente per chi non ha modo di verificarla.

    Non mi pare di aver forzato le tue parole. Ti sei sottratto alla richiesta dicendo che è una definizione scontata e risaputa. Be’, evidentemente non per chi ti legge. L’unico riferimento prodotto era a te stesso: “multiculturalismo nel dibattito politico vuol dire le cose che ho detto” (sempre dai commenti sul Post).

  18. stealthisnick scrive::

    o non sono esperto in materia, ma dimmi se sbaglio se dico che:”Il nazismo è il rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo: la negazione dell’esistenza di un tratto di umanità comune, universalista, che riconosce dignità all’individuo”
    mi sa che con la tua definizione di multiculturalismo si possono definire un po’ troppe cose perchè sia una definizione

    Nel caso del Nazismo non sbagli, ma nel caso di qualunque teoria mainstream sbagli (liberalismo, socialismo).

    In ogni caso la tua obiezione è che la definizione include multiculturalismo e tante altre cose, mentre l’obiezione degli altri è che non includa il multiculturalismo.

  19. atlantropa scrive::

    (appreciation, acceptance or promotion of multiple cultures, applied to the demographic make-up of a specific place, usually at the organizational level, e.g. schools, businesses, neighborhoods, cities or nations) o la Britannica (the principle of not only tolerating but also respecting different religions and cultures and encouraging them to coexist harmoniously)

    Oh, questa è una buona obiezione. Finalmente capisco cos’è che non ti va a genio. Non capisci/non sai/non sei d’accordo che l’apprezzamento e la promozione della diversità vada contro l’universalismo illuminista. Ho capito quello che contesti o quello che trovi incongruente e posso provare a risponderti e fornirti le citazioni sul tratto specifico.

    La prima che mi capita, perché è l’ultimo articolo che ho letto, è tratta da questo: http://eprints.lse.ac.uk/14767/

    Non spiega cos’è il multiculturalismo (come ti dicevo è cosa data abbastanza per scontata), ma dà per scontata la classificazione del multiculturalismo in questo contesto. L’autrice – per inciso – è molto simpatetica verso il postcolonial feminism (forse è la più importante studiosa vivente della questione) e il multiculturalismo che ne fa parte.

    Qui sta spiegando le tre tradizioni di etica femminista in competizione fra loro (Femminismo Illuminista, femminismo “care”, e femminismo postcoloniale (fra cui si annovera il multiculturalismo):
    “Enlightenment feminism is committed to universal standards of justice and freedom and in the context of world politics is strongly connected to the promotion of international human rights (…)
    Care feminism is a much more distinctively feminist ethical perspective. (…)
    [postcolonial feminism] encompasses a whole range of feminist movements that reject the notion either that there are ‘human’ universals, or that there is a commonality across the category of ‘women’ or ‘gender’, that is capable of grounding feminism as a unitary project. Black, lesbian, multicultural and ‘third world’ feminisms all draw attention to the differences between women and argue that these differences of identity and power ground a plurality of feminist political goals, which may conflict with one another. There are, therefore, no criteria that are applicable across all contexts as measures of progress.”

    Provo, poi, a spiegarti perché le cose che trovi su wikipedia confliggano con il cosmopolitismo dell’Illuminismo, poi mi dici se ti ho convinto.
    La appreciation/promotion of multiple cultures è esattamente ciò che l’universalismo rifiuta. L’universalismo riconosce che ci sia un criterio – anche se non necessariamente specifica quale – secondo il quale una società può migliorare: una società che produca ricerca scientifica è meglio di una che non la produca, e questo è meglio per le persone che ci vivono dentro. Oppure: una società che tortura, o pratica le mutilazioni genitali femminili o discrimina i neri o qualunque cosa è considerata peggiore secondo questo criterio qui (ci sono diversi modi di modularlo, quello consequenzialista, quello contrattualista, quello deontologico, etc). Il sostanza, l’illuminismo riconosce un’idea di progresso, il fatto che sia meglio – in assoluto – una società che inquina di meno rispetto a una che inquina di più: la conseguenza di questo è che le “tradizioni” non sono una cosa da tutelare, ma che esse debbano servire a rendere felici le persone, e che quindi esse non siano dei fini (diverse società convivono) ma dei mezzi (le varie culture ci servono per evidenziare gli uni gli errori degli altri e fare una sintesi). Nella pratica: l’illuminismo riconosce i diritti umani o la parità dei sessi come valori universali, il multiculturalismo non li riconosce tali e li considera contingenti alla cultura. Perciò – in linea generale, poi naturalmente non ci sono soltanto questi due estremi, ma anche diverse posizioni mediane: ma questa è l’asse – un illuminista non apprezza né promuove (e spesso non accetta) che, in un Paese, si ricreino delle società fondate su culture differenti che non riconoscono la parità dei sessi. In questo senso, il rispetto viene accordato all’individuo e non alla società. Riassumendo: inevitabilmente l’illuminismo (e con esso liberalismo o marxismo) ha una tensione verso il meglio, verso l’emendare la società e renderla migliore. Nel momento in cui si riconosce un valore non soltanto strumentale (cioè essa, insieme a tutte le altre può produrre la società migliore) alla diversità etica si sta, automaticamente, inficiando questo principio.

  20. @ Giovanni Fontana:

    No Fontana, vedo che ancora non ci capiamo.
    Il mio è un discorso che ha a più che fare col metodo che non col merito; io sto speculando in punta di “”onestà intellettuale””; ciò che mi sta a cuore è la possibilità che chi scrive un articolo e chi lo legge possano condividere almeno le premesse, le ipotesi di partenza.

    Estremizzando: se io dicessi il comunismo in una frase è quel sistema politico che mira a redistribuire il reddito anche a costo di cancellare le libertà individuali, confliggendo in questo modo con la dichiarazione dei diritti dell’individuo e dunque in ultima analisi con l’illuminismo; oppure una chiesa in una frase è un club di persone che, acquisiti privilegi sufficienti ad arginare l’azione della giustizia ordinaria contro i suoi membri, praticano impunemente il sesso con persone al di sotto dell’età del consenso; ecco, se facessi ciò starei forse dando delle definizioni ben poste di comunismo o di chiesa?, o meglio: sarebbe corretto iniziare a dissertare di comunismo o di chiesa a partire da affermazioni di quel tipo?
    Io dico di no, perchè credo non sia nè opportuno nè onesto caratterizzare un oggetto molto sfaccettato, complesso, utilizzando un unico angolo visuale.

    Onestamente, e da totale ignorante della letteratura accademica sul tema, è quello che temo tu abbia fatto in questa occasione (anche se, a dirla tutta, non è neppure la prima volta: vedi discussioni precedenti, risoluzione 242, o art. 11 Cost. e guerra in Libia); beninteso: felicissimo di essere smentito, ma il fatto che, a distanza di tre giorni, non hai ancora saputo segnalare un solo pezzo di carta in cui, nell’atto di definire il multiculturalimso, si dicano cose analoghe a quelle che hai detto tu nel tuo articolo, tende a corroborare quel timore.

    Attenzione, poi: questo non vuol dire che il multiculturalismo non possa essere criticato proprio da quel punto di vista che più ti è caro (nel dare spazio alla singola tradizione culturale posso perdere alcune conquiste “”universali””) e sicuramente ci saranno tantissimi studiosi che l’hanno fatto, lo fanno e lo faranno.

    Però è del tutto inutile che ora tu ti spenda in un ragionamento a sostegno della compatibilità tra la definizione di multiculturalismo data da en.wiki o dalla britannica e la tua ormai mitica frase cruciale, semplicemente perchè non è questo che ti è stato chiesto – almeno non da parte mia.
    Ciò che ti è stato chiesto è di segnalare – possibilmente virgolettando – dei testi in cui l’autore definisca il multiculturalismo in modo analogo a quanto fatto da te.
    Senza perderci in polemiche personali: sei in grado di farlo oppure no?

  21. atlantropa scrive::

    Senza perderci in polemiche personali: sei in grado di farlo oppure no?

    L’ho fatto.
    Ti ho portato una citazione che lo fa e ti ho spiegato perché la promozione della tutela delle culture abbia come necessaria base filosofica il rifiuto dell’universalismo (quindi il tuo esempio sul marxismo è davvero mal congegnato).

    (Che, poi, a me questa ossessione nominalistica fa davvero ridere, non c’è dubbio. Nel considerare le caratteristiche riconosciute del multiculturalismo un’offesa al multiculturalismo stai/state, nei fatti, abbracciando la posizione cosmopolita fino al parossismo, dicendo che il dibattito non vale neanche la pena di essere discusso)

    Non c’è nulla da fare: ho capito che neppure venisse il Sig. Multiculturalismo in persona a dirti “ciao, io sono questo questo e quest’altro” riconosceresti il punto.

  22. Giovanni Fontana scrive::

    In ogni caso la tua obiezione è che la definizione include multiculturalismo e tante altre cose, mentre l’obiezione degli altri è che non includa il multiculturalismo.

    la mia obiezione è che non è una definizione

    rimanendo sul metodo è come dire: “la banana è, in una parola, gialla”
    che non è una definizione di banana

    o meglio, più che con un attributo, hai definito una cosa con una sua implicazione

    la frase corretta (nel metodo), secondo me, sarebbe

    Il multiculturalismo implica il rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo: la negazione dell’esistenza di un tratto di umanità comune, universalista, che riconosce dignità all’individuo

    cioè non stai spiegando cos’è il multiculturalismo (definizione), ma cosa implica

  23. stealthisnick scrive::

    la frase corretta (nel metodo), secondo me, sarebbe
    Il multiculturalismo implica il rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo

    Uhm, ci sto pensando: però di certo non è “implica”, semmai “ha come base filosofica” (non è una cosa che dicono i critici, è una cosa che rivendicano i sostenitori del multiculturalismo). Tuttavia, a me sembra anche che quella caratteristica, quella del rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo sia la caratteristica principe, quella che contiene tutte le altre.

    Perché non prendere la frase come è stata tagliata poi: dopo lo spiego cosa vuol dire l’ideale cosmopolita dell’Illuminismo e perché questo includa tutto il resto. Prova a rileggerlo:

    “Il multiculturalismo è, in una frase, il rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo”

    Non mi sembra ci sia tratto che spieghi meglio il multiculturalismo in una frase, se te ne viene in mente uno, proponimelo.

    Questa è una definizione anche prudente, e volutamente: non ho neppure detto – come, arguably, sarebbe vero – che è il rifiuto dell’Illuminismo in toto, ma lo è del suo ideale cosmopolita.

    Dopodiché mi premuto di spiegare cosa si intenda per questo (cos’è il rifiuto del cosmopolitismo?):

    “la negazione dell’esistenza di un tratto di umanità comune, universalista, che riconosce dignità all’individuo. Viene considerata oppressiva e/o illusoria l’idea che ci siano valori comuni, trasversali a ogni cultura, come i diritti umani, l’intangibilità della persona, le libertà individuali o la parità dei sessi. Al posto della persona, ciò che viene considerato valore è la cultura in quanto tale. Non sono gli individui a dover essere tutelati, quanto le società e il bacino di valori che esse portano.”

    Aggiungendo dopo:

    “Causa e conseguenza di questa posizione è la diffidenza nei confronti del potere della ragione e il rifiuto di qualunque idea di progresso. Una società che riconosce i diritti alle donne o agli omosessuali non è migliore (o più progredita) di una che non lo faccia.”

  24. Giovanni Fontana scrive::

    quella del rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’Illuminismo sia la caratteristica principe, quella che contiene tutte le altre.

    potresti considerarla la caratteristica principe se e solamente se il multiculturalismo fosse nato come rifiuto dell’ideale cosmopolita dell’illuminismo

    è così? (non è una domanda retorica, non lo so)

    ma anche in quel caso sarebbe “la base filosofica” e non la “definizione”

    Giovanni Fontana scrive::

    Non mi sembra ci sia tratto che spieghi meglio il multiculturalismo in una frase, se te ne viene in mente uno, proponimelo.

    c’è sicuramente un modo migliore di spiegarlo
    è qui che sbagli

    ti ho anche fatto l’esempio del nazismo a cui puoi applicare la stessa definizione
    visto che nazismo e multiculturalismo non sono la stessa cosa, la tua definizione evidentemente non è la migliore (visto che non riesce neanche a rendere quello che vuoi definire distinguibile da qualcosaltro)

    anzi, secondo me, non è neanche una definizione

    io ti posso dire cos’è per me il multiculturalismo, ma troverei una definizione personale senza nessuna base e in ogni caso esulerebbe dalla discussione sul metodo

    Giovanni Fontana scrive::

    Dopodiché mi premuto di spiegare cosa si intenda per questo (cos’è il rifiuto del cosmopolitismo?):

    io ho capito cosa intendi per multiculturalismo e non sto discutendo su quello (non che sia pienamente d’accordo), ma sul metodo che hai usato per definirlo

    un altro esempio
    sarebbe come pretendere di dire che

    La meccanica quantistica è, in una frase, il rifiuto della meccanica classica come spiegazione a tali e tal’altri fenomeni

    è la definizione di meccanica quantistica

    non si definisce una cosa dicendo cosa non è o dicendo rispetto a cosa si pone a contrasto

  25. stealthisnick scrive::

    è così?

    Immagino tu non ti riferisca all’origine storica ma filosofica, immagino. Sì, nasce proprio come rifiuto del cosmopolitismo.

    stealthisnick scrive::

    c’è sicuramente un modo migliore di spiegarlo
    è qui che sbagli

    Eh, me lo proponi?
    Posto che, semmai, il rifiuto del cosmopolitismo è una caratteristica del Nazismo e non il fondamento filosofico, forse abbiamo un po’ perso di vista il punto: io mica sto dicendo che la mia definizione “rifiuto del cosmopolitismo” in tre parole include tutto l’universo di sfaccettature e ragionamenti, con tanto di case studies, di quello che il multiculturalismo è. Sto dicendo che, in tre parole, è la cosa che ne racchiude più caratteristiche. Sto definendo una cosa: inizio il paragrafo dicendo – in poche parole è questo, e poi specifico meglio.

    Se tu mi trovi tre parole, anche una frase, che ne racchiuda di più, sarò contento di cambiarla. Certo mi sembra una questione davvero oziosa: in quanti altri posti del blog avrò descritto una cosa con più parole di quante ne servissero.

  26. Giovanni Fontana scrive::

    Eh, me lo proponi?

    non sono un filosofo nè un sociologo e quindi copioincollo da thefreeonlinedictionary

    the policy of maintaining a diversity of ethnic cultures within a community

    che non sarà accurata o specifica ma è comunque migliore della tua

    Giovanni Fontana scrive::

    Sto dicendo che, in tre parole, è la cosa che ne racchiude più caratteristiche. Sto definendo una cosa: inizio il paragrafo dicendo – in poche parole è questo, e poi specifico meglio.

    e io sto dicendo che non è la cosa che racchiude più caratteristiche ed è anche sbagliato il metodo con cui lo definisci

    fra l’altro anche nel seguito, quando specifichi, lo fai per negazione dicendo in cosa si discosta dal cosmopolitismo illuministico

    ma qui stiamo discutendo di opinioni e non di verità scientifiche e quindi non è molto corretto, secondo me, confutare il multiculturalismo partendo dalla veridicità del cosmopolitismo

    Giovanni Fontana scrive::

    Certo mi sembra una questione davvero oziosa

    su questo sono d’accordo
    ma è di questo che stavate discutendo, della definizione di multiculturalismo
    io sono semplicemente intervenuto nella discussione

  27. Il problema è che alcuni atenei spendono questi denari «sistemando» parenti e affini dei soliti baroni o creando cattedre come «Igiene e benessere del cane e del gatto», «Sociologia del turismo» e «Lingua e letteratura sarda».

    di Gian Maria De Francesco sul Giornale del 217\2011

    che sia leghista?

  28. @ Vale:

    naa..non credo che questo nazionalista italiano abbia inserito a caso Lingua e letteratura sarda nell’elenco degli sprechi

  29. perché difendendo una società, si difende chi comanda in quella società

    Gian Maria De Francesco lo si potrebbe collocare in questa frase sia che ne sia conscio oppure no

  30. “In che lingua parla? – chiede alla sorella Teresina in una lettera dal carcere del 1927, interessandosi all’educazione dei nipotini – Spero che la lascerete parlare in sardo…..

    Gramsci

    e già perchè l’italiano così come l’unità d’italia ci è arrivata con la forza e i bambini a scuola venivano picchiati…”Su Bugginu” Bogino dal nome di un funzionario piemontese dell”800

  31. «Che cosa mi ha salvato dal diventare completamente un cencio inamidato? L’istinto della ribellione, ché da bambino ero contro i
    ricchi, perché non potevo studiare, io che avevo preso dieci in tutte le materie nelle scuole elementari, mentre andavano il figlio del
    macellaio, del farmacista, del negoziante di tessuti. Esso si allargò per tutti i ricchi che opprimevano i contadini sardi ed io pensavo
    allora che bisognava lottare per l’indipendenza nazionale della regione: “Al mare i continentali”. Poi ho conosciuto la classe
    operaia di una città industriale e ho capito ciò che realmente significavano le cose di Marx che avevo letto prima per curiosità
    intellettuale» (Lettera a Giulia Schucht, 6 marzo 1924).
    se non fosse morto su l’indipendenza ci sarebbe ritornato e non sarebbe stato solo

  32. Giovanni Fontana scrive::

    L’ho fatto.

    Certo che l’hai “”fatto””, come ho potuto non accorgermene?
    L’hai “”fatto”” esattamente nello stesso modo in cui mi hai “”dimostrato”” che nelle risoluzioni 242 e 338 “l’ONU chiede a Israele di ritirarsi ai territori precedenti al ’67 riconoscendo invece le conquiste del ’48”, o che l’art.11 è “favorevole” all’intervento militare in Libia, ove “certamente” non era in corso alcuna controversia internazionale.

    Poi, però, almeno evitiamo di parlare di “”metodo scientifico””…

  33. MI hai fatto ricordare una discussione sul fatto che si tenda sempre al progresso. In questo, il multiculturalismo (starà poi ad altri determinare cosa considerare tale) potrebbe effettivamente essere una soluzione valida. Difatti, poniamo che una società prescinda dalle culture e tutti siano assimilati ad una stessa base di valori ed usanze. Poniamo che vinca la migliore fra le culture nella “lotta per la supremazia bastardista” (assunto debole, comunque). Sarebbe sempre e comunque la migliore per quel contesto. Cambiato il contesto, perciò, sarebbe necessario avere un’altra cultura per meglio evolvere, ma mancherebbe, perché ormai assimilata. E’ il discorso del kebab. Se è “il piatto più buono”, che si mangi solo kebab! Quando però il gusto cambia o i montoni si ammalano e nessuno sa più fare la pizza che facciamo? Mangiamo kebab di cartone storcendo il naso?

    Il principio è simile a quello di un pacchetto azionario. Titoli diversi convivono, comunicano, alcuni si influenzano, altri meno. A volte un tipo prevale su altri e poi si cambia, tutto per puntare al migliore risultato. A mio giudizio, senza alcun intervento, anche le società giungono a questo equilibrio.

  34. giusto per, mi è capitato tra le mani oggi:
    da R. Boudon (Sociologia, Sorbona) Transaction Publishers, New Brunswick, 2001

    (:71) “The notion of multiculturalism describes a vague and widespread doctrine grounded on a few interrelated principles:
    1- Firstly, that national, ethnic and other social groups tend to have a distinctive culture of their own;
    2- Secondly, that these cultures and subcultures include systems of values which cannot be ranked, for the reason that values cannot be grounded objectively;
    3- Thirdly and consequently, that endorsing multiculturalism would imply endorsing value relativism, and reciprocally.”

    (:73) “Relativism tends also to be greatly reinforced by the corporation of anthropologists, who commonly endorse the view that, since values appear as variable from one culture to another, they are the product of “cultural arbitrariness”, as they sometimes state. […] These relativistic-culturalist views are also at the origin of -or at least related to- an important contemporary intellectual, philosophical, and sociological movement, namely commu itarianism, which illustrates directly the relation between relativism and multiculturalism.”

  35. Mi chiedo perché sarebbe da definire il multiculturalismo come una forma di razzismo solo perché non mira ad appiattire ogni differenza tra le nazioni.

    Una società come quella che Lei propone, che abbia eliminato ogni differenza tra le nazioni e consista in un’unica nazione globale fondata sui valori della Ragione Illuminista mi sembra molto più liberticida di ogni fascismo; una dittatura dello spirito apollineo che si da come unico scopo di dipingere di grigio ogni “colore” che le anime umane sono in grado di generare.

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