La moschea a Milano

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Pisapia, in teoria, è un mangiapreti. Moratti, in teoria, è una liberale. Pisapia vuole costruire una moschea a Milano, Moratti vuole impedire che venga costruita. ‘Namobbene. Secondo me sbagliano entrambi: i soldi pubblici non devono essere spesi per favorire un culto, al tempo stesso il comune non può impedire a un privato di costruire quel che gli pare sul proprio terreno, naturalmente nel rispetto dei regolamenti municipali.

Vale lo stesso discorso fatto per la moschea a Ground Zero: ognuno può avere l’opinione che vuole, ma lo Stato non ci deve mettere bocca. Come una sede della Lega Nord: io non approvo quello che viene predicato lì dentro, ma non ho nessun diritto di impedire che un privato adibisca la propria struttura, o l’affitti, a sede della Lega Nord. Allo stesso tempo, se lo Stato – con i soldi pubblici – costruisce una sede della Lega io m’arrabbio.

*
EDIT – Nonostante, a mio avviso, il programma suggerisca l’opposto, Pisapia ha appena chiarito questo punto specificando che: “come ognuno paga la casa in cui abita, anche nei luoghi di preghiera deve essere così”. Bravo!

40 Replies to “La moschea a Milano”

  1. Ecco, non so se sia una leggenda metropolitana, ma questo mi fa venire in mente qualcosa riguardo alle vecchie case del fascio o delle corporazioni che furono praticamente regalate ai sindacati.

  2. Giovanni scrive::

    Vale lo stesso discorso fatto per la moschea a Ground Zero: ognuno può avere l’opinione che vuole, ma lo Stato non ci deve mettere bocca.

    ma Ground Zero è dello Stato. In particolare dell’Autorità Portuale di New York e del New Jersey. Direi che se non ci mette bocca lo Stato qui, quando ce lo mette?

    E comunque c’è sempre il vincolo sicurezza da tener conto. Fosse stato dello sceicco Tal-Dei-Tali (dell’antichissima stirpe dei Tizio Caio e Sempronio per chi non fosse informato di nobiltà mediorientale) non sarebbe comunque stato possibile costruirci una moschea, essendo questa non espressione di una libera volontà di privato, bensì un atto deliberatamente provocatorio (e per chiare questioni di sicurezza non si sarebbe potuta costruire).

    Oltre a questi cavilli, pane al pane, vino al vino: liberali sì, fessi no!

  3. Valerio scrive::

    ma Ground Zero è dello Stato. In particolare dell’Autorità Portuale di New York e del New Jersey. Direi che se non ci mette bocca lo Stato qui, quando ce lo mette?

    No, difatti quando si intende “moschea a G0” si intende una moschea a 2 isolati da là, su terreno privato.

  4. @ Giovanni Fontana:

    In tal caso ti pregherei di essere più preciso in futuro, così da evitarmi figuracce! 😀

    Comunque, ignoranza a parte, rimane il punto di prima. Se è chiaramente un simbolo di pace e di distinzione dagli attentatori, ecc, ecc, e tante altre belle cose e viene per di più percepito come tale bene, altrimenti diventa – come dicevo prima – un problema di sicurezza. Ed immagino che anche un governo liberale in un paese liberale guardi con particolare interesse l’incolumità dei propri cittadini anche se questa può limitare in parte la libertà degli stessi.

  5. scusa ma dove hai letto che Pisapia vuole costruire una moschea coi soldi pubblici? non è per far polemica ,è solo che non l’avevo mai sentito, giuro 🙂

  6. “Pisapia vuole costruire una moschea a Milano”

    That’s simply not true. Quello che vuole fare Pisapia è non vietare la costruzione di una Moschea, se e quando la comunità islamica di Milano avrà i mezzi economici per avanzare un progetto.

  7. @ Max:

    Max scrive::

    actually… yes and no.
    http://www.nytimes.com/2004/04/22/nyregion/22blocks.html

    cambia poco, perché

    Giovanni Fontana scrive::

    No, difatti quando si intende “moschea a G0″ si intende una moschea a 2 isolati da là, su terreno privato.

    e

    Valerio scrive::

    Comunque, ignoranza a parte, rimane il punto di prima. Se è chiaramente un simbolo di pace e di distinzione dagli attentatori, ecc, ecc, e tante altre belle cose e viene per di più percepito come tale bene, altrimenti diventa – come dicevo prima – un problema di sicurezza. Ed immagino che anche un governo liberale in un paese liberale guardi con particolare interesse l’incolumità dei propri cittadini anche se questa può limitare in parte la libertà degli stessi.

  8. @ marco:
    @ alessandro:

    Nel programma, elenca alcune proposte come

    “campagna di sostegno agli anziani”

    “mediazione dei micro conflitti, prevenzione per una effettiva sicurezza di tutti: illuminazione
    pubblica, quartiere che vive, tecnologie per controllo remoto, cooperazione tra forze
    dell’ordine e vigilanza di quartiere;”

    “modifica della legge che vieta la partecipazione ai concorsi pubblici ai cittadini stranieri,
    introducendo invece il requisito di residenza/permesso di soggiorno”

    Dopodiché aggiunge:

    “Sono tutte proposte che si rivolgono e producono effetti su tutte le fasce della popolazione: il loro
    valore – e il nostro punto di vista – è che se la città funziona bene, ogni problema può essere risolto
    positivamente.”

    e

    “Riteniamo, ad esempio, che la realizzazione di un grande centro di cultura islamica
    che comprenda, oltre alla moschea, spazi di incontro e aggregazione, possa essere non solo
    l’esercizio di un diritto, ma anche una grande opportunità culturale per Milano”

    Immagino che il sostegno agli anziani, o la (sacrosanta) modifica della legge che vieta la partecipazione degli stranieri ai concorsi pubblici li voglia fare il comune, non lasciarli ai privati.
    Quindi, mi pare, sia sua iniziativa – e non di privati – quella di voler “realizzare un grande centro di cultura islamica che comprenda, oltre alla moschea, spazi di incontro e aggregazione”.

    Se mi sbaglio, e mi potete fornire link dove si chiarisce questo passaggio, sarò contento di saperlo (oltre che di editare il post).

  9. Giovanni Fontana scrive::

    Se mi sbaglio, e mi potete fornire link dove si chiarisce questo passaggio, sarò contento di saperlo …

    e non solo te

    la mancanza di chiarezza su questo punto del programma elettorale è una carenza che Pisapia dovrebbe eliminare al più presto

  10. Il discorso che fa Pisapia in realtà è un po’ più articolato, e sembra essere un discorso di ordine pubblico (con tutto che ne sbaglia la definizione, perchè l’ordine pubblico in Italia è una cosa diversa: ne cives ad arma ruant).

    L’impianto è: siccome di moschee ne sorgono clandestine, e a centinaia in tutta Milano, non è più comodo – per tutti – che ce ne sia una, grande, grossa, in un posto preciso, così da evitare che le persone vivano (sostituire verbo con: pregano, stazionino, passino del tempo) in luoghi inadatti, insalubri, etc. Insomma, il punto a quanto ho capito è questo.

    E la tutela dell’ordine pubblico è in effetti un compito delle istituzioni. La domanda allora diventerebbe: è accettabile costruire un luogo di culto – certo, anche con soldi pubblici – per liberare le cantine e le strade adibite moschee clandestine di Milano?

    Tc

  11. Tc scrive::

    certo, anche con soldi pubblici

    ‘Certo’ un par di balle: chi vuole un luogo di culto, di Allah, di Tatanka, o del Grande Ciaparche Verde, se lo fa coi soldi SUOI.
    Questo in un Paese liberale: in Italistan, invece, oggi il Corriere titola ‘I richiami di Quirinale e vescovi’, come se fossero sullo stesso piano.

  12. @ Shylock:

    Non vedo perché un paese per essere “buono” deve essere per forza liberale fino all’estremo. Lo Stato nasce per dare servizi ai cittadini. Qualora il servizio richiesto sia un luogo di culto, ritengo sia importante che lo Stato provveda. Così come fa con educazione, sanità, ecc.

  13. Valerio scrive::

    @ Shylock:
    Non vedo perché un paese per essere “buono” deve essere per forza liberale fino all’estremo. Lo Stato nasce per dare servizi ai cittadini. Qualora il servizio richiesto sia un luogo di culto, ritengo sia importante che lo Stato provveda. Così come fa con educazione, sanità, ecc.

    Volevo sapere se un posticino per il nostro culto di Astaroth ce lo trovate. Siamo dei bravi cittadini che pagano le tasse.

  14. “Riteniamo, ad esempio, che la realizzazione di un grande centro di cultura islamica che comprenda, oltre alla moschea, spazi di incontro e aggregazione, possa essere non solo l’esercizio di un diritto, ma anche una grande opportunità culturale per Milano”

    scusate ma a me sembra chiaro
    “l’esercizio di un diritto” è in capo al detentore del diritto

    se il diritto è del cittadino musulmano, è lui che lo può esercitare, non il comune

    quindi secondo me lì c’è scritto che il comune gestito da Pisapia sarebbe contento se i cittadini musulmani potessero realizzare “un grande centro di cultura islamica che comprenda, oltre alla moschea, spazi di incontro e aggregazione”

  15. luca scrive::

    quindi secondo me lì c’è scritto che il comune gestito da Pisapia sarebbe contento se i cittadini musulmani potessero realizzare “un grande centro di cultura islamica che comprenda, oltre alla moschea, spazi di incontro e aggregazione”

    È sacrosanto che un privato lo possa fare, che sia una cosa di cui essere felici non sono convinto. Come diceva Giovanni, la puoi costruire una bella sezione della lega, puoi fare i muri verdi e dire le porcate che vuoi. Non mi pare peró che sia una roba auspicabile. Vale pure per il centro cattolico, ovviamente.

  16. luca scrive::

    quindi secondo me lì c’è scritto che il comune gestito da Pisapia sarebbe contento se i cittadini musulmani potessero realizzare “un grande centro di cultura islamica che comprenda, oltre alla moschea, spazi di incontro e aggregazione”

    E allora perché metterlo dopo i punti che è il comune a proporre e voler realizzare? Così è quantomeno ambiguo, anzi: io leggendolo ci leggo che, come per le altre proposte, la “realizzazione” è da parte del comune, parzialmente in ossequio alle considerazioni di ordine pubblico che faceva Valerio poco più su. Sai se Pisapia ha mai chiarito questo passaggio?

    Comunque, ma questo è un altro discorso, anche “il comune sarebbe contento se la comunità mussulmana costruisse una moschea” è un atteggiamento che non mi trova per nulla d’accordo.

  17. Scusate, a leggere i commenti non so se da queste parti ci sia molta ingenuita’ o molta voglia di far finta di non vedere. Facciamo che e’ ingenuita’, cosi’ vi spiego io come stanno le cose.
    Persino in Italistan non sarebbe proponibile che lo Stato, o il Comune, costruisse un tempio di qualsiasi culto a sue spese. Quindi che si fa? Si fa quello che si fa gia’ da tempo in altri Paesi, o che si e’ cercato di fare ad esempio a Padova: i soldi del Comune, cioe’ di tutti, si danno ad una fantomatica ‘associazione culturale’, come ce ne sono gia’ tante, finanziate a vario titolo dai Comuni (naturalmente in base a logiche ideologico-spartitorie, per cui il Comune di sinistra dara’ la sede gratis al centro sociale, quello di destra a Forza Nuova, etc).
    Risultato? I soldi andranno ad un fantomatico ‘Cemtro culturale Ali’ Ben Sarcazz, con annessa sala di preghiera’, che e’ una moschea a tutti gli effetti, ma chiamarla cosi’ pare brutto (e forse anche un tantino illegale).
    Chiaro?
    Ah, a margine: a Padova il Comune aveva in pratica regalato ai mussulmani l’edificio per la moschea, a patto che se lo ristrutturassero loro, cosa che non e’ avvenuta soltanto perche’ poi hanno deciso che gli sarebbe costato troppo e quindi hanno declinato l’offerta.
    Naturalmente non e’ detto che quel che ha fatto una giunta farebbe un’altra, ma serve a far capire il meccanismo.

  18. Abbastanza off topic, fino a un certo punto lo stato ha pagato alla luce del sole tanto per gli “”stipendi”” dei preti quanto per l’edilizia di culto.

    Poi c’è stata la revisione del concordato, e sulla carta l’Italia è diventato uno stato adulto e “”liberale””, senza religione di stato, che dunque non paga più lo stipendio a preti, e non può più destinare soldi per edilizia a scopo confessionale.

    Di fatto, ogni anno un ente amministrativo riconducibile alla chiesa (CEI) si appropria legalmente di un miliardo di euro; sgravi fiscali, speciosi distinguo interpretativi delle leggi in vigore ed altri privilegi neomedievali determinano poi un avanzo netto dell’ordine dei 5-10 miliardi l’anno (detto en passant, lo stesso ordine del costo della vituperata “”casta””: con riferimento a chi prima inorridiva per l’espressione “Quirinale e vescovi”), con cui non solo si pagano gli stipendi ai preti, la carità, l’edilizia, le scuole, ed eventualmente pure l’assistenza legale ai pedofili meno indifendibili, ma anzi si compran pure pezzi dello stato stesso – terreni, edifici, azioni di enti privatizzati…

  19. Giovanni, mi rendo conto che la tua posizione rimane: “Il Comune sarebbe contento se ognuno facesse quel che gli pare nell’ambito delle leggi e senza andare ad intaccare i soldi di tutti per luoghi di culto”. Ma il dato rimane: il Comune non è contento – e non deve, essendo una questione di ordine pubblico, nell’interpretazione sbagliata che in Italia se ne da, ma ormai è consolidata – che le persone passino del tempo a [inserire attività] in luoghi non adatti.

    Se è un problema – e pare lo sia – l’abbondanza di moschee clandestine – e non un problema ideologico: un problema logistico, per i cittadini terzi, proprio quelli che il Comune è chiamato a risolvere – l’idea di costruire un luogo di culto unitario mi sembra appropriata, in generale.

    Altro è capire chi ci mette i soldi.

    Tc

  20. “…ho sostenuto che vada riconosciuto un principio, un diritto umano fondamentale: quello di poter esercitare in libertà e dignità la propria fede, nel solco di Giovanni XXIII, del cardinale Martini e del cardinale Tettamanzi e della nostra Costituzione repubblicana. Oggi esistono diversi luoghi di preghiera irregolari e i cittadini milanesi chiedono che il problema venga risolto, non che si faccia finta che non esista. ”
    http://bit.ly/k65ZEp

    a me sembra chiaro
    non c’è scritto da nessuna parte che il comune voglia costruire una moschea

    capisco che tu non sia d’accordo neppure con questo approccio
    ma forse non vivi a Milano
    (lo dico senza polemica)

    a me è capitato spesso di passare da Viale Jenner il venerdì mattina
    e mi vergogno di abitare in un posto in cui la gente è costretta a pregare così

    tieni conto che a piccolissima distanza si trovano la sala delle assembleee (testimoni di geova, via imbonati) e la sede di scientology (via lepontina)

    il ruolo del comune è previsto dal piano regolatore (oggi PGT) nell’identificare i luoghi dove costruire e nel rilasciare le autorizzazioni

    i processi poi si possono favorire o ostacolare

  21. @ Giovanni Fontana:

    Bah, come al solito bisogna capire se uno vuol sollevare obiezioni dall’interno o dall’esterno di un dato sistema.

    Se si accetta in eredità un contratto sociale materiale, poi se ne accettano tutte le conseguenze, e si combatte stando all’interno delle regole per cancellare tutte le cose che si trovano assurde.

    Se questo è il caso, c’è da prendere atto di come purtroppo fin dalle sue prime battute la nostra Costituzione riconosca una dimensione pubblica alla superstizione ed alle nenie propiziatorie; e blindi a decupla mandata il concordato clerico-fascista.

  22. luca scrive::

    e mi vergogno di abitare in un posto in cui la gente è costretta a pregare così

    Vedi che qui ti contraddici? Io non mi vergognerei per nulla di vivere in una città dove non ci fosse una moschea (o una chiesa), naturalmente se ciò non fosse per divieto dell’autorità centrale.

    La gente non è “costretta” a fare un bel nulla. Decide di dedicarsi ai passatempi che preferisce. Perché non ti “vergogni” che io non abbia una sala-playstation del comune e sia costretto a giocarci in uno scantinato?

  23. atlantropa scrive::

    Bah, come al solito bisogna capire se uno vuol sollevare obiezioni dall’interno o dall’esterno di un dato sistema

    No, è molto più semplice di così. Noi che ci battiamo per la laicità dello Stato non dobbiamo fare doppî standard. Vogliamo che il Cattolicesimo non abbia alcun privilegio rispetto alle altre ideologie, e vogliamo che l’Islam non abbia alcun privilegio rispetto alle altre ideologie.

  24. @ Giovanni Fontana:

    Proprio per questo chiamavo in causa la realtà, l’ordine prestabilito, le condizioni iniziali: perchè in partenza lo stato ha già un doppio standard, le religioni hanno già un ruolo privilegiato rispetto ad altri riti magici, droghe o ideologie, e tra le religioni la cattolica ha già un ruolo più che privilegiato rispetto alle altre.

    Per ottenere – dall’interno del sistema – quella tabula rasa che aneli occorrerebbero giganteschi sforzi sia sul piano formale (come minimo una revisione costituzionale: con quale parlamento?) che su quello economico-culturale (una battaglia di informazione capillare su tutto ciò che attiene alla religiosità ed al business religioso: in quale sistema di educazione? con quali media?).

    Citando un argomento caro a voi interventisti umanitari: ha forse senso far togliere un singolo crocifisso da una singola aula di tribunale (perchè sempre meglio che toglierne zero)?

  25. @ Giovanni Fontana:

    è costretta

    perchè l’amministrazione comunale non ha mai promosso un processo che portasse alla possibilità di trovare un luogo più adeguato

    per impedire una cosa, non c’è bisogno di vietarla…
    così come per promuoverla non c’è bisogno che la faccia il comune
    si tratta semplicemente di fare in modo che dei cittadini possano esercitare un loro diritto

    ricorda che siamo nella stessa regione dove si è fatta la legge sui phone center
    http://www.stranieriinitalia.it/attualita-phone_center_stop_alla_legge_della_lombardia_6281.html

    e spesso si promuovono ordinanze razziste
    http://civati.splinder.com/post/22051526

    capisco che da lì la prospettiva possa indurre in errore
    ma devi proprio provare a cancellare il contesto in cui ti trovi
    tutte le tue premesse, qui semplicemente non valgono

    e siamo costretti a mettere nei programmi municipali degli elementi che semplicemente derivano dalla costituzione e dal buon senso

  26. @ Jai:

    Scusami per il ritardo.
    Ma ti aspetti davvero una risposta?

    dipende da quanti siete. Hai mai visto una facoltà di Ingegneria Aerospaziale a Gela? No?

    Così come per il liberalismo vi sono dei meccanismi che prevedono la creazione di luoghi di culto con mezzi privati, ve ne sono altrettanti con l’intervento dello Stato. Un esempio su tutti: i cittadini che vogliono un luogo di culto, invece che comprare un terreno e farselo, fanno lobby (nel senso positivo del termine) per avere il servizio garantito dallo Stato. Pertanto i seguaci di Astaroth potranno avere il loro tempio (sempre che il loro culto, cerimonie ecc non siano illegali) quando avranno il numero di adepti tali da poter creare una pressione tale da consentirlo. Con il vantaggio che lo Stato sarebbe in grado di fornire non solo il servizio ai credenti di quella religione, ma di evitare che si creino tensioni magari con i cattolici mettendo una religione demoniaca di fronte a S. Giovanni, ecc, ecc. Tutte considerazioni che mancano alla spinta individuale.

    Spiegazione lunga per una domanda tanto stupida, non trovi?

  27. @ Jai:

    In poche parole, l’individuo liberale non è portato a fare considerazioni di benessere sociale, mentre lo Stato, per forza di cose, sì. E spero che tu non voglia rispondermi tirando in ballo la mano invisibile smithiana. In tal caso sarebbe necessario un ripasso degli ultimi 250’anni di teoria economica.

  28. atlantropa scrive::

    Citando un argomento caro a voi interventisti umanitari: ha forse senso far togliere un singolo crocifisso da una singola aula di tribunale (perchè sempre meglio che toglierne zero)?

    Sì, perché no?

  29. Giovanni Fontana scrive::

    atlantropa scrive::
    Citando un argomento caro a voi interventisti umanitari: ha forse senso far togliere un singolo crocifisso da una singola aula di tribunale (perchè sempre meglio che toglierne zero)?
    Sì, perché no?

    Perchè è una battaglia simbolica: il crocifisso è un marchio di subordinazione, o un segno di appartenenza, o un copyright etico-ontologico.
    Se invece di n quelli appesi fossero n-1 – con n grande – simbolicamente non cambierebbe nulla.

  30. @ Giovanni Fontana:

    In realtà la battaglia per la rimozione dei simboli religiosi dalle aule pubbliche è sovente condotta in nome di un diritto – ritenuto supremo – alla, diciamo così, non-discriminazione su base religiosa.

    Questo significa che se anche tutti meno uno volessero il crocifisso, questo non dovrebbe comunque esserci in base ai diritti di quell’uno [ed anzi: forse persino l’esistenza di quell’uno potrebbe non essere necessaria].

    Per cui almeno in questo spirito il discorso se il singolo crocifisso allieti o peggiori le singole esistenze dei singoli individui cui capita di passare del tempo dentro la singola aula pubblica è irrilevante.

    Ti chiedo comunque scusa per essere finiti così tanto off-topic.

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