Bravo Vendola!

interesse 3 su 5

Ho sentito ora Nichi Vendola intervistato alle Invasioni Barbariche. E ho visto che ha detto una sciocchezza e una cosa molto bella, che però nessuno ha riportato:

Credo che a questo punto tocchi a noi fare la nostra parte, io voglio fare le mia parte. Perché se l’Afghanistan piange io non penso che l’Italia possa ridere. Non possiamo essere felici se c’è un’infelicità accanto a casa nostra. E se quelli della Lega dicono “fatti degli afghani”, io non sono d’accordo, penso che siano “fatti” del mondo civile.

p.s. in realtà, nella frase, al posto di Afghanistan c’era Napoli, e al posto di Italia c’era Puglia. Ma non potrei credere che, se parliamo di mondo civile, faccia differenza, no?

Monicelli, e quei 95 anni che erano solo suoi

Il giorno del mio compleanno di quest’anno aveva detto così:

«gli italiani sono fatti in questo modo, vogliono che qualcuno pensi per loro»

Ha voluto dimostrare, in prima persona, che non era vero.

Che riposi in pace, orgoglioso della sua splendida e lunga vita che gli è bastata così.

Le differenze fra WikiLeaks e il lettone di Putin

interesse 3 su 5

Con il disorientamento ch’è proprio delle cose nuove, non mi sono ancora fatto un’idea su WikiLeaks. Messi da parte i personalismi un po’ grilleschi e paranoici del suo fondatore, ho sempre avuto simpatia per l’idea e per l’efficacia: in fondo era un piccolo Davide di periferia che la faceva al grosso e potente Golia dell’esercito e della diplomazia statunitense.

In più c’è la questione del beneficio al mondo: sapere che le tue malefatte potrebbero essere scoperte è effettivamente un bel deterrente. Può darsi che già ora l’operato dei soldati in Afghanistan sia in qualche misura condizionato per il meglio, come probabilmente lo era stato dopo la pubblicazione delle foto di Abu Ghraib: non possiamo essere certi che non ci siano stati altri carceri come quelli, in Iraq, ma possiamo essere ragionevolmente sicuri che quella fuga di notizie abbia reso l’eventualità più improbabile.

Così, anche ora, vago con curiosità e attesa fra le varie indiscrezioni e i primi blocchi di documenti già pubblicati dai varî giornali. Sentendomi, in fondo, legittimato a farlo: è quello di cui parlano tutti. Però non riesco a setacciare fino in fondo quello stordimento di cui parlavo all’inizio senza che mi sorga qualche dubbio: son qui che aspetto di leggere cosa dirà la diplomazia americana dei “festini selvaggi” di Berlusconi. Qualunque cosa ne verrà fuori, sicuramente, mi farà fare una risata, ma poi mi domando: la pubblicazione di intercettazioni private è tutt’altra cosa? Perché leggere delle prostitute di Vittorio Emanuele sui giornali è una cosa disdicevole, mentre stare qui ad aspettare le opinioni della diplomazia americana su quelle di Berlusconi è diverso? Perché leggere di Berlusconi che viene definito il portavoce di Putin è tanto diverso da leggere Naomi Letizia che lo chiama papi?

Naturalmente ho preso due esempi in cui c’è una notevole differenza di rilevanza politica e interesse pubblico fra i due fatti – è fuor di dubbio – ma più che parti di due scale diverse, mi sembrano diverse gradazioni della stessa scala. E, se è così, è tanto facile stabilire il limite? Quanto c’è del nostro gusto di spiare del buco della serratura – e magari avere conferma delle nostre opinioni – e quanto di interesse per le sorti del mondo? È una considerazione alla quale non ho risposta, e che contempla anche l’ipotesi che al contrario non ci sia nulla di male a pubblicare robe private, perché in fondo ti dovresti comportare col mondo come se tutto il mondo ti vedesse.

Se nei commenti mi scrivete qualche considerazione utile a orientarmi meglio, sono contento.

The cure for poverty has a name, in fact. It’s called the empowerment of women

interesse 5 su 5

Non c’è un cazzo di cancro che tenga, Christopher è sempre il migliore:

Sapevo che saremmo arrivati a parlare della carità e della beneficenza, e considero questo argomento molto seriamente. Perché noi , signori e signore, sappiamo – e siamo la prima generazione che lo sa davvero – qual è il vero rimedio alla povertà. È sfuggito alla gente per lungo, lungo tempo. Il rimedio per la povertà ha un nome, infatti. Si chiama dare potere alle donne.

Nel dibattito con Tony Blair

Secondo l’ONU i gay possono anche essere ammazzati

interesse 4 su 5

Nessuno dei canali d’informazione che seguo ne ha parlato – oppure mi è sfuggito – ma la scorsa settimana è successa una cosa scandalosa: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato un emendamento che in molti hanno riassunto con “non c’è nulla di male nell’ammazzare gli omosessuali”.

In sostanza, doveva essere approvata una risoluzione in cui si richiamava al dovere di ciascuno Stato nel rispettare il diritto alla vita di tutti i proprî cittadini, combattendo e investigando sugli omicidî commessi con ragioni discriminatorie. È un documento che viene approvato ogni anno. Tuttavia, quest’anno è stato proposto un emendamento per escludere dalle discriminazioni omicide – quelle da combattere e investigare – quelle ai danni degli omosessuali: come dire, in tale caso la discriminazione va bene.

A votare contro questo disgustoso emendamento sono stati solamente in 70 (su 192 Paesi aventi diritto al voto). Una lista che varrebbe la pena di ricordare, specie per ricordarsi chi non è presente:

Andorra, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Belgium, Bhutan, Bosnia-Herzegovina, Brazil, Bulgaria, Canada, Chile, Costa Rica, Croatia, Cyprus, Czech Republic, Denmark, Dominican Republic, Ecuador, El Salvador, Estonia, Finland, France, Georgia, Germany, Greece, Guatemala, Hungary, Iceland, India, Ireland, Israel, Italy, Japan, Latvia, Liechtenstein, Lithuania, Luxembourg, Malta, Mexico, Micronesia (FS), Monaco, Montenegro, Nepal, Netherlands, New Zealand, Norway, Panama, Paraguay, Peru, Poland, Portugal, Republic of Korea, Republic of Moldova, Romania, Samoa, San Marino, Serbia, Slovakia, Slovenia, Spain, Sweden, Switzerland, Former Yugoslav Republic of Macedonia, Timor-Leste, Ukraine, United Kingdom, United States, Uruguay, Venezuela

Qualche considerazione:

  • Nella lista, grazie al Cielo, c’è l’Italia.
  • Sono presenti tutti gli Stati europei (il Vaticano non è uno Stato riconosciuto all’ONU, anche se ho qualche dubbio su come avrebbe votato).
  • Non c’è neanche un singolo Stato africano (su 53).
  • L’unico Paese del Medio Oriente contrario all’emendamento è Israele.
  • Nessuno dei 47 Paesi a maggioranza mussulmana ha votato contro (anche se in Bosnia i mussulmani sono quasi il 45%, pochi meno dei cristiani)
  • Sia l’Afghanistan che l’Iraq hanno votato a favore, il regime change non ha portato anche un prejudice change.
  • L’India, che ha recentemente legalizzato l’omosessualità, ha votato contro. La Cina a favore.
  • Fra i contrari c’è il Venezuela di Chavez, nel recente passato politicamente vicino a smaccati omofobi come l’Iran di Ahmadinejad (naturalmente, ha votato a favore), la Cuba di Castro (a favore) e la Bolivia di Morales (assente).
  • Sembra esserci un chiaro collegamento fra democraticità dei governi e rifiuto di aberrazioni come questa. Pare un’ovvietà ma è sempre bene notarlo in questi tempi di lotta per la democrazia appaltata alla destra.

Che mondo.

EDIT – Dopo un mese di pressioni, in particolare degli Stati Uniti, la clausola è stata ripristinata.

Tu sei un pedofilo?

interesse 2 su 5

Leonardo alle prese con l’inversione della presunzione d’innocenza:

“Quindi insomma stiamo parlando di quelli che quest’estate, sul loro sito molto ben indicizzato su google, lasciarono scritto che io ero un pedofilo, sono quelli, no?”

“Sono quelli che mi risposero che poi come facevano loro a sapere se io ero un pedofilo o no, toccava a me dimostrarlo, sono loro, sì?

“Tu sei un pedofilo?”
“Ma che razza di… no, ovviamente”.
“Me lo puoi dimostrare?”
“Che io non sono un pedofilo?”
“Esatto. Perché io quest’estate mi sono posto il problema, cioè: come faccio a dimostrare a questi simpatici mediattivisti che io non sono quello che pensano loro? Mi faccio sequestrare un pc pieno di foto di donne adulte?”.

Dittatura

interesse 2 su 5

Io l’avevo già dato per finito nel 2006, quando si parlava della disputa fra Fini e Casini per la successione, quindi mi sto zitto. Però noto un’altra cosa.

Leggo un sacco della stessa gente che urlava «è una dittatura!» dire ora cose come: «siamo al capolinea. Silvio (chissà perché solo quelli che dicono «dittatura!», ed Emilio Fede, lo chiamano per nome) non ha più l’appoggio della gente e si barcamena in maniera goffa con le poche armi di propaganda che gli sono rimaste».

Che è la dimostrazione che non c’è mai stata nessuna dittatura.

Beh, leggere Tolstoj in russo è tutta un’altra cosa

interesse 3 su 5

Guido ha scritto un elenco di luoghi comuni sulla lettura in cui ritrovare alcuni, o forse molti, dei nostri tic rispetto a questo passatempo sopravvalutatissimo da chi non lo pratica (e, talvolta, anche da chi lo pratica).

Al primo luogo comune, però, avrei un’obiezione:

1. Io i libri li finisco per principio, non li lascio mai a metà.
Lo si sente dire spesso, ed è piuttosto stupido. Perché accanirsi a leggere un libro orrendo? Per un malinteso senso d’orgoglio, per spirito di disciplina, per sfida a sé stessi? O – peggio ancora – per il semplice fatto che lo si è comprato? «Ho speso tredici euro per Acido solforico di Amélie Nothomb, a questo punto lo leggo fino in fondo». Che è esattamente come dire: «Ho buttato del denaro, ora per pareggiare i conti devo buttare anche del tempo». Non vi daranno indietro né l’uno né l’altro.

La maggior parte delle persone che conosco non lo farebbero né per orgoglio, né per disciplina, né per sfida per sé stessi, né per i soldi buttati. Molto più importante: altrimenti non lo puoi mettere su aNobii!

p.s. Potete suggerirgliene altri, se vi vengono in mente. Il mio, di suggerimento, è nel titolo.