Non scherzo, non è uno scherzo.
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poveri i bambini che finiscono nella squadra avversaria
Non scherzo, non è uno scherzo.
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Ma davvero Bruno Vespa ha fatto, in questo momento, una puntata di Porta a Porta su donne e figli illegittimi di Mussolini?
Questo signore, qui a fianco, come potete vedere guida un taxi: l’altro giorno ha rinvenuto sul sedile posteriore del mezzo una valigia lasciata da un precedente cliente. Per capirne la provenienza, l’ha aperta, e c’ha trovato l’equivalente di 27.000 euro.
Non pago, ha deciso di restituirla al proprietario che – forse – ne aveva meno bisogno di lui.
La storia non finisce qui: la notizia finisce su qualche giornale argentino, e qualcuno decide di aprire un sito per fare sì che quel gesto non rimanesse soltanto un gesto: ognuno dona quel che vuole, e leggere la pagina delle donazioni è sia bello che divertente – c’è chi dona soldi, chi dona un monitor, chi dona un segnale luminoso da mettere sopra il taxi per dire che è libero, e chi gli dona la maglia della propria squadra di calcio. Quello che lavora in un negozio di scarpe gli regala un paio di mocassini e quello che fa l’arbitro gli promette di arbitrare gratis una sua partita di calcetto…
Per ora il valore delle donazioni è arrivato a 23.000 euro: se continua così, nessuno potrà dire che sarebbe stato meglio che facesse il furbo…
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Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.
Ah, ho dimenticato d’aggiungere:
Dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.
Un bel sito che raccoglie tutte le… ehm… buste per il vomito delle varie compagnie aeree.
Il Papa è in Terra Santa, quello che non vedrà, ovvero com’è il check-point da cui passerà – e da cui sono passato tante volte – la mattina alle cinque:
Io ho sempre preferito questo Papa a quell’altro, perché Wojtila era molto più un politico, ambiguo, baciadittatori sanguinarî.
Ratzinger, invece, un onesto reazionario.
Dialogo tra un cristiano e un non so
30 aprile – da Marco Beccaria a Giovanni Fontana
Caro Giovanni,
cominciamo finalmente ‘sta benedetta conversazione a distanza. Forse occorre spiegare brevemente a chi ci leggerà sui rispettivi blog come ne è nata l’idea. Abbiamo trascorso insieme un paio di giornate (ti avevo invitato nel liceo dove insegno a parlare ai ragazzi di Palestina, Israele e tutto il resto) e tra un piatto di stracotto d’asina e diversi caffè uno dei temi di conversazione più accanitamente dibattuti tra me e te è stato quello della religione e del cristianesimo in particolare, del suo statuto, della sua pretesa di verità, di come esso orienti o meno i comportamenti umani, se esso sia stato e sia tuttora un bene o un male per l’umanità. Ovviamente, avevamo e abbiamo idee diverse in merito. Poi tu hai scritto un paio di post sul tuo blog che ruotavano intorno a tematiche analoghe a quelle della nostra conversazione. Hanno avuto una lunghissima coda di commenti. Ecco allora la mia idea: una conversazione a distanza, via mail, botta e risposta, da pubblicare a puntate sui rispettivi blog. Siccome sei un pazzo scriteriato, hai accettato. E allora cominciamo.
Voglio partire da un tema facile facile e tutto sommato collaterale, la storia. Tu spesso affermi che al Cristianesimo è storicamente ascrivibile un’enorme quantità di male (lascio a te, eventualmente, l’onere dell’esemplificazione, ma giusto per tenerci sulle generalissime: guerre, inquisizioni, oscurantismi) che avrebbe macchiato la storia del mondo. Quanto al bene fatto dai cristiani di tutte le epoche (anche qui, stando sulle generali: cultura, ospedali, scuole, assistenza), sostieni l’ipotesi che essi, i cristiani “buoni”, lo sarebbero in quanto buoni, non in quanto cristiani: il loro essere cristiani si insedierebbe come sovrastruttura del tutto effimera e ininfluente su un “essere buoni” naturale. Essi, tu dici, avrebbero compiuto il bene ugualmente fossero stati pagani, atei o, che ne so, induisti. Trovo tale ipotesi piuttosto bizzarra per diverse ragioni, nonché facilmente ribaltabile. Così come tu ascrivi aprioristicamente il male fatto dai cristiani al cristianesimo e il bene fatto dai cristiani al loro essere buoni, io potrei altrettanto aprioristicamente attribuire il male fatto dai cristiani alla malvagità intrinseca della natura umana, e il bene al miracolo di redenzione apportato dall’adesione al cristianesimo. Scannamenti, guerre e torture esistevano già presso i popoli pagani e continuano a essere perpetrate da uomini e regimi che si dicono atei e, talvolta, esplicitamente anticristiani. Tregue di Dio, misericordia per i poveri e università, per dirne tre, sono creazioni incontrovertibilmente attribuibili allo spirito cristiano. Come la mettiamo?
Al di là di questa facile ostensione di indecidibilità, vorrei sottoporti un’ulteriore domanda: limitando la nostra analisi alla storia del mondo occidentale dall’età tardoantica al Settecento (l’ambito in cui, storicamente, il cristianesimo è nato, s’è diffuso e ha retto sostanzialmente incontrastato come religione e visione del mondo), come puoi distinguere ciò che hanno fatto i cristiani da ciò che hanno fatto coloro che cristiani non erano? Semplicemente, in quei secoli erano TUTTI cristiani. Lo era Torquemada e lo era Bach. Lo era Galileo e lo erano i suoi giudici. Lo era Agostino e lo era Giustiniano. Lo era Goffredo di Buglione e lo era Francesco d’Assisi. Lo era Filippo II di Spagna e lo era Cartesio. Lo era Caravaggio e lo era Ignazio di Loyola. L’ateismo nacque come opzione culturale concepibile solo nel ‘600 e cominciò a divenire sociologicamente rilevante nell’800. Fino ad allora, mi verrebbe da dire, qualsiasi differenza venga posta tra ciò che, nel bene e nel male, è ascrivibile ai cristiani e ciò che è ascrivibile ai non cristiani è del tutto inconsistente. Il cristianesimo era, semplicemente, l’unico orizzonte culturale (seppur molto variegato) in cui gli uomini di quel millennio abbondante nacquero, vissero, operarono e morirono.
(Siccome amo il fair play, voglio che tu sappia che in questa mia apertura – come in una partita a scacchi – con l’aria di stare dicendo una cosa che può forse apparire controproducente per le mie tesi in realtà ti sto tendendo una trappola).
(Perché tu immagini già dove voglio andare a parare, vero? No? La trappola è tesa. Paura, eh?).
4 maggio – da Giovanni Fontana a Marco Beccaria
Caro Marco, caro prof,
Sono contento di cominciare questa conversazione, e sono contento di cominciarla con te: so che tu non aggirerai le questioni.
Prima di cominciare mi sembra utile dire velocemente quello che pensa la tua leale opposizione*:
Cioè, ma volete proprio farmi votare PD?