Abruzzo uno

Le strade per l’Aquila sono incredibilmente piene di automezzi, macchine, furgoni: nei pressi dei paesi ci sono file inverosimili, e poliziotti a guidare il traffico a ogni incrocio. A fianco dei normali cartelli colorati, verdi per le autostrade, blu per le statali, marroni per i siti turistici, eccetera, sono comparsi dei segnali rossi: sono quelli della Protezione Civile:

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Via via che ci si avvicina a L’Aquila si fanno sempre più fitti e più precisi:

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Più che diroccate – che comunque ci sono – si vedono un sacco di crepe, nelle case, forse sono anche l’effetto visivo più evidente, del terremoto. E poi ci sono tende ovunque, non solo nei campi ufficiali, ma in giro per tutti i paesi, molti anche nei giardini delle stesse case danneggiate. Non è facile abbandonare le proprie cose.

Nel campo ci sono anche persone a cui hanno dato l’agibilità della casa, ma però non si fidano a rientrare, per paura di nuove scosse violente. Chissà quando, un giorno lo dovranno decidere, rientreranno nelle proprie case.

Questo è uno scorcio di come si presenta il campo, la mattina, quando tutto è ancora dormiente:

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A un chilometro da qui, in linea d’aria, si terrà il G8.

Dialogo fra un cristiano e un non so /2

Continua dalla prima parte.

Dialogo tra un cristiano e un non so, parte seconda.

11 maggio – da Giovanni Fontana a Marco Beccaria

Caro Marco, registro con piacere ciò su cui siamo d’accordo, sono dubitoso rispetto alla tua mancata risposta, e rigetto lo straw man argument odifreddesco.
Non mi soffermo su nessuno dei tre, ma sento di doverti confessare che il piacere dell’essere d’accordo sul primo punto non è interamente genuino! La metà cattiva della mia letizia per il nostro accordo è che quell’assunto mi sembri un tuo autogol. Mi riferisco – so che sai dove andrò a parare – a quando dici che ogni “credenza senza dati” è il vero germoglio – che alcune volte fiorisce, e altre no – di un atteggiamento violento, del male dell’uomo. Sarà usata contro di te in tribunale!

Per risponderti ti prego di seguirmi, in Africa.
Come sai l’ultimo genocidio della Storia si è presentato in uno dei pochi paesi africani a maggioranza cristiana (95% della popolazione), in Rwanda nel 1994, con un milione di morti – una cifra spaventosa.
C’erano preti che trucidavano bambini piangenti a bastonate, che facevano a pezzi altri essere umani a colpi di machete, che fracassavano il cranio a gente che implorava pietà. E la trovavano la cosa più Giusta da fare, in nome di Cristo.

C’erano preti che si limitavano a battezzare e dire messa alle persone che di lì a poco sarebbero state uccise, perché quello era il bene più grande, senza muovere un dito per salvare la vita di quegli individui, rassegnandosi al volere di Dio. Sempre in nome di Cristo.
E c’erano preti che davano alle fiamme la Bibbia – la carta era l’unico combustibile rimasto – per dare da mangiare, scaldare, o tenere fuori gli assassini; e far così sopravvivere, magari anche solo un giorno di più, quei fratelli esseri umani. Ancora una volta in nome di Cristo.

Sono felice di essere persuaso che, se avessi incontrato un prete di nome Marco Beccaria a Kigali quindici anni fa, questi avrebbe affermato categoricamente che l’unico atteggiamento cristiano, di questi tre, fosse l’ultimo – e che Don Marco si sarebbe comportato di conseguenza: bruciando bibbie e seggiolini della propria parrocchia per salvare – certamente – quei corpi, prima che – forse – quelle anime.
Probabilmente ne sarei stato addirittura commosso, se ti avessi visto, sapendo quanto sei legato alla sacralità di quel testo.

Però poi, intorno al fuoco, ti avrei chiesto: «Marco amico mio, ma cosa ti dice che sei tu, davvero, a operare in nome di Cristo?». Anche quel prete col machete pensa di farlo. «Ne sei convinto? Anche lui ne è convinto». Siete pari. «Lo senti? Anche lui lo sente». Anche un kamikaze sente che Dio gli dà ragione. «C’è scritto nel Libro? No, il Libro dà torto e insieme ragione a entrambi». Per ogni parola in difesa dell’amore del prossimo ce n’è almeno una, o forse due, per l’odio del diverso. «Lo interpreta in modo banale? Dài, a fare interpretazioni ardite siete entrambi, l’uno e l’altro». Sant’Agostino era uno stupido? Eppure aveva letto il testo più di noi – sì, anche il Vangelo – e considerava la tortura degli eretici quale unica interpretazione sensata di quelle parole.
Questo ti avrei chiesto.

E tu come faresti, se lo incontrassi, a dire a quel prete col machete che ha torto, che sbaglia di grosso a pensare che quello lì sia il vostro Dio?


21 maggio – da Marco Beccaria a Giovanni Fontana

Caro Giovanni,
scusa se questa mia risposta s’è fatta attendere qualche giorno. Andiamo verso la fine dell’anno scolastico, puoi immaginare il consueto putiferio.
Mi fa piacere che tu rigetti l’accostamento a Odifreddi come uno “straw man argument”, perché significa che anche tu percepisci Odifreddi come qualcuno che non ti corrisponde. Ne sono felice. La mia, in effetti, era una provocazione infingarda.

Ti seguo in Africa. Continue reading “Dialogo fra un cristiano e un non so /2”

Abruzzo, si parte

Sto partendo in questo momento per l’Abruzzo: non so quanto sarò informatizzato, quindi non so quanto scriverò. Qualche racconto sicuramente non mancherà. Intanto vi potete leggere la seconda puntata del postone fra il cristiano e il non so, che ho messo in pubblicazione a mezzogiorno.

Servizio clienti HP

*messaggio promozionale*

Perché poi sembra che le cose vadano sempre male.
Ho acquistato un notebook HP pavillion qualche mese fa, nel frattempo qualche cluster dell’Hard disk si era danneggiato (ho l’impressione che fosse così dall’inizio), essendo il computer in garanzia ho cercato sul sito quale fosse la procedura da cominciare, dopo un po’ di ricerche e telefonate ho trovato il form da compilare.

I tecnici sono stati gentilissimi e veloci nelle risposte, ogni mia e-mail riceveva risposta entro 24 ore. Mi avevano detto che per la riparazione servivano 10-14 gg, a meno che il pezzo non fosse in magazzino, nel qual caso i tempi si sarebbero addirittura allungati. Ho concordato un orario di raccolta con il corriere, e per un malinteso è stato concordato un orario in cui non ci sarei stato: mi hanno detto di non preoccuparmi, che il corriere sarebbe ripassato.

Difatti è passato il corriere e mi ha lasciato un tagliando con un numero da chiamare, numeor che ho chiamato per concordare un altro appuntamento. Il tipo del corriere era piuttosto maleducato, ma su quello forse ci possono far poco.
Ebbene: dopo soli 5 giorni, la metà del tempo preventivato, il computer mi è stato riconsegnato con il pezzo sostituito, e addirittura con – in una bustina laterale – una memory card che mi ero dimenticato di togliere dal pc (mi era stato detto di togliere tutti gli aggeggi esterni).
Ha una piccola ammaccatura sulla cassa sinistra, che forse era necessaria alla riparazione, ma che non altera in alcun modo le prestazioni.
Devo dire che quando uno inizia queste procedure è sempre un po’ timoroso, invece sono rimasto supersoddisfatto, sia per l’efficienza che per la celerità.

Insomma, se qualcuno di voi fosse in dubbio fra un HP e un’altra marca, magari si sente rassicurato nel comprare l’HP.

La vecchiaia

Sapete che non sono mai stato così anti-berlusconiano come in questo periodo, sempre di più?

Ayaan Hirsi Ali

Può un libro aprire occhi che prima credevano di vedere, e invece vedevano solo in parte?
Il libro di Ayaan lo ha fatto.
Più lo leggevo, più mi rendevo conto che quello che sapevo dell’Islam era poco, e quel poco che sapevo mi era arrivato per bocca di chi, in un certo modo, a quell’ideologia religiosa attribuiva solo qualche peccatuccio, ma si, l’Islam è una religione di pace, dicevano tutti dopo l’Undici Settembre, quei terroristi sono solo dei fanatici, solo dei pazzi guidati da Bin Laden, mentre la vera essenza dell’Islam è quella di una religione di pace, amore….
Che cazzate.

Questo mi scrive una lettrice del blog dopo aver letto il libro che le avevo consigliato.
Il libro in questione è Infedele, di Ayaan Hirsi Ali, un libro che – davvero – dovrebbero leggere tutti. Non è come quelle cose che si dicono, un po’ a caso, alle conferenze. Non ve ne consiglierei altri – so quanto il tempo e le scelte – o forse non lo so e ve ne consiglierei altri, ma questo per primo. Se una volta volete prendere un consiglio da questo blog è quello di leggere quel libro.

ayaan_hirsi_aliNon è un libro colmato d’odio, è un libro pieno di libertà. Traboccante della gioia di poter vivere in un mondo disordinato. È la levità di non pensare a quello che si è passato, a quello che sarebbe potuto essere – che Elliot dice puntare nella medesima direzione di quello che sarà – ma di industriarsi perché siano tante altre persone a poter fare questo passo.

Sono parole che possono far capire a tante persone animate da buoni sentimenti – perché è bello essere animati da buoni sentimenti – che il Male ha tanti colori, e talvolta perfino il Bene ha la forma del male, di concetti che farebbero raccapriccio all’impronta, emotivamente inaccettabili. Ma non meno veri, e – così – imperativamente accettabili.

Tante cose fanno commuovere, quando si legge la splendida storia di questo splendido essere umano, la bici, il poliziotto, gli europei che controllano il tempo, il bagno in piscina, molte altre. Ma la più bella – la fuga – è forse la più semplice:

Era venerdì 24 luglio 1992, il giorno che salii sul treno. Ci penso ogni anno. Lo considero il mio vero compleanno.

Quando le chiedono se non le manchino i suoi genitori, la sua famiglia, con cui non ha più contatti: «so che questo è il prezzo che ho dovuto pagare, e so che ciò che sto per dire è patetico: questo è quello che io ho sofferto nel nome del progresso, perché non siano i miei figli a soffrirne».

Sull’atteggiamento che abbiamo nei confronti dell’Islam ci sono moltissime cose che vorrei dire, ed è da tempo che mi riprometto di riassumerle in un post, specie per quel che riguarda le istanze che – invece – secondo me mancano. Quella donna infedele ne dice una importante: dobbiamo trovare il coraggio di chiamare le cose col proprio nome.

Alla fine si domanda: «Cosa posso fare io? Non darvi pace finché non vi avrò convinti».
Grazie, Ayaan.

Sulla strada

So che l’elenco dei toponimi assurdi è infinito, e ci si possono fare mille giochi di parole come quello di Rai (TV).

Quando andavo da Roma alla Romagna, passando per la E45, trovavo due toponimi che mi piacevano un sacco: Bastardo, che va da sé. E San Piero in Bagno, m’immaginavo qualcuno che chiamasse ‘sto Piero, San Piero, e lui fosse – appunto – in bagno.

Ma oggi ne ho letto uno ancora più bello, ed esiste davvero e non gliel’ha dato un ubriaco: Cortaccia sulla Strada del Vino.

Abruzzo

Quasi certamente ci andrò fra qualche giorno.

Seguiranno aggiornamenti.