Domenica 9 novembre

Concorrere – Diario dalla Palestina 97

Loro hanno pensato che fossi magico, dico i bambini. In realtà solo tanta fortuna, di quella che non ti aspetti. La volta è quella della Coca Cola + Mentos, come già raccontato avevo comprato due bottiglie di Diet Coke, la quale per il decennale della presenza in Palestina – così poco? Sì, perché fino a non molto tempo fa la Pepsi aveva deciso di andare nel mondo arabo e non in Israele, così la Coca Cola aveva l’opposto – proponeva uno dei soliti concorsi “gira il tappo e vedi se hai vinto”.

Di quelli che non vinci mai, insomma.

E invece allo stappamento del secondo tappo, i bambini mi dicono (io non leggo l’arabo) – urlando di gioia – che ho vinto delle posate! Ora, io per le posate non vado così matto, ma la loro gioia e il fatto che mi dicessero di averci provato tantissime volte e poi “arrivo io e vinco”, mi aveva fatto sentire baciato dalla buona sorte. Dimentico della circostanza fortunata – e poi, pensavo: magari mi stanno facendo uno scherzo perché sanno che non leggo l’arabo – iniziamo il gioco, che entusiasma quanto immaginate. Entusiasma talmente tanto che alla fine le due bottiglie non bastano: bisogna ripeterlo!

Quindi di corsa mi tuffo nel negozio assieme a Yazan, Ahmed e Nasri per comprare un’altra bottiglia. Torniamo altrettanto di corsa e… di nuovo: hai vinto un bicchiere!

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I bimbi erano esterrefatti, pensavano fosse uno dei miei soliti giochi: ci doveva essere un trucco sotto!

p.s. in Italia non ho mai vinto nulla.

Rissa fra preti a Gerusalemme

Quando ve lo dicevo io non ci credevate…  eh?
È l’ennesima volta che la polizia israeliana interviene per faide come queste, fra preti, monaci, etc. Si litiga sugli spazi, sulle ristrutturazioni, sull’orario delle preghiere, sul possesso degli oggetti sacri; lo stesso avviene a Betlemme alla Natività.
Per questa ragione, perché altrimenti nessuno si metterebbe d’accordo, è da lungo tempo che le chiavi del Santo Sepolcro sono custodite da un mussulmano!

Su Repubblica.it addirittura le foto.

Venerdì 7 novembre

Di necessità virtù – Diario dalla Palestina 96

Da casa mia di Betlemme al Check Point per andare a Gerusalemme c’è un km e mezzo. Distanza che percorrevo a piedi o in bici, costeggiando – per gran parte del percorso – il muro. Complice l’incidente, e quindi l’impossibilità d’utilizzo della bici o di percorrere lunghi tratti a piedi, ho cominciato a prendere i service (letto alla francese, taxi collettivi) che fanno un’altra strada.

Nel frattempo succedeva questo: c’è questo ristorante che sorge di fronte al muro. O meglio, c’è il muro che sorge di fronte a questo ristorante. Inizialmente questo causa un crollo degli affari del ristoratore – Betlemme è vicina a Gerusalemme, e molti clienti erano israeliani – che porta anche alla chiusura per un certo periodo. Complice il notevole afflusso di turisti che vengono a vedere il muro, gli affari riprendono ad andare nella direzione giusta, cosicché quando io arrivo a Betlemme – a luglio – il ristorante è aperto sempre, quando ci passo alle 5 del pomeriggio o quando ci passo a mezzanotte.

Poi l’idea geniale: visto che il muro “toglie” vista ai propri clienti, perché non dargli un senso? Leopardi ne avrebbe tratto considerazioni filosofiche, il ristoratore ne fa di molto più pragmatiche: così costruisce una piccola veranda proprio dal lato del muro e dipinge il menù del proprio ristorante proprio sulla barriera di cemento, riuscendo nell’inopinata impresa di rubare spazio al niente.

Io, badate il caso, vengo a saperlo dalla BBC! Identifico il posto, e mi dico: non è possibile, passavo esattamente di lì fino a una settimana fa, possibile che debba venirlo a sapere da un network inglese? Mi armo di macchina fotografica e decido di farci un salto:

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Assieme, una buona idea e una zona così capillarmente coperta dai mezzi d’informazione quale la Palestina, fanno anche questo.

Vittoria

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N.E. sta per Nonna Elisabeth. Ha due gambe meno forti di un tempo e 86 anni, è diventata americana 70 anni fa, allorché fu costretta a fuggire dalla Germania.
Quando ho letto questa e-mail – in un istante – ho capito veramente cosa vuoldire “la Storia siamo noi”.

Questo giorno, per me, è per lei.

p.s. così, nel titolo c’è l’altra mia nonna.

Il concession speech di McCain

Non riesco ancora a dormire, così mi son messo a tradurre il concession speech di McCain, il discorso fatto dal candidato perdente alla presidenza. Al di là delle reazioni del pubblico, ma forse ancora di più per esse (non si diceva – appunto – che chi guida deve essere meglio di chi è guidato?), un discorso bellissimo che mi dispiacerebbe qualcuno poco avvezzo all’inglese perdesse. Mi raccomando, iniziate a dargli un’occhiata, se iniziate non smettete.

Questo non fa che dar ancora più lustro alla vittoria di Obama:

***

Grazie, grazie amici miei. Grazie per essere venuti, in questa bellissima serata dell’Arizona.
Amici miei, siamo arrivati alla fine di un lungo viaggio. Il popolo americano ha parlato, e ha parlato chiaramente.
Poco fa ho avuto l’onore di telefonare al senatore Barack Obama per congratularmi con lui. Per congratularmi con lui di essere stato eletto come nuovo presidente della nazione che entrambi amiamo.

In una competizione così lunga e così difficile come è stata questa campagna, il suo successo – da solo – esige il mio rispetto per la sua abilità e perseveranza. Ma il fatto che ci sia riuscito dando ispirazione alla speranza di così tanti milioni di americani, che credevano erroneamente di essere così poco in gioco o di avere una influenza minima sull’elezione di un presidente americano, è qualcosa che io ammiro profondamente e la cui riuscita merita il mio encomio. Questa è una elezione storica, e io riconosco lo speciale significato che ha per i neri e lo speciale orgoglio che deve essere il loro questa notte.

Ho sempre pensato che l’America offra un’opportunità a chiunque abbia l’industriosità per afferarla. Il senatore Obama crede lo stesso.
Ma entrambi riconosciamo, a dispetto del lungo tratto percorso dalle vecchie ingiustizie che un tempo macchiavano la reputazione della nostra nazione e che negavano ad alcuni americani la completa benedizione della cittadinanza americana, che la memoria di ciò ha ancora il potere di ferire.

Un secolo fa l’invito per una cena alla Casa Bianca del presidente Theodore Roosevelt a Booker T. fu considerato come oltraggioso da molti ambienti.
L’America oggi è lontana un mondo, dalla crudele e spaventosa bigotteria di quel tempo. Non c’è migliore evidenza di questo che l’elezione di un nero alla presidenza degli Stati Uniti.

Che non ci siano più ragioni che impediscano a nessun americano di onorare la propria cittadinanza in questa, la più grande nazione sulla Terra.

Il senatore Obama ha ottenuto una cosa grandiosa per sé e per la sua nazione. Lo applaudo per questo e gli offro la mia più sincera compassione per il fatto che la sua amata nonna non sia vissuta a sufficienza per vedere questo giorno. Però la nostra fede ci assicura che ella riposa in presenza del nostro creatore così orgogliosa del buon uomo che ha aiutato a crescere.

Il senatore Obama e io abbiamo le nostre differenze e le abbiamo dibattute; e lui ha prevalso. Non c’è dubbio che queste differenze rimangano. Questi sono momenti difficili per il nostro paese. E io questa notte prometto a lui di fare tutti ciò che è in mio potere per aiutarlo a guidarci attraverso le molte sfide che andremo a incontrare.

Raccomando a tutti gli americani che mi hanno sostenuto non solo di unirsi a me nel congratularsi con lui, ma di offrire al nostro prossimo presidente la nostra buona volonta e i più onesti sforzi per scoprire le strade che ci aiutino a trovare i necessari compromessi per stabilire dei contatti fra le nostre differenze, così da aiutarci a ripristinare la nostra prosperità, difendere la nostra sicurezza in un mondo pericoloso, e lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti un paese migliore di quello che abbiamo ereditato.
Qualunque siano le nostre differenze, siamo tutti (compagni) americani. E per favore credetemi quando dico che nessuna comunanza ha avuto un significato maggiore per me, di essa.

È normale. È normale, questa notte, essere delusi. Ma domani dobbiamo superare la delusione e lavorare insieme per fare sì che il nostro paese ricominci a progredire.

Abbiamo lottato, abbiamo lottato con tutta la nostra forza. E anche se non ce l’abbiamo fatta, il fallimento è mio, non vostro.
Sono così profondamente grato a tutti voi per il grande onore del vostro sostegno e per tutto ciò che avete fatto per me. Avrei sperato in un risultato diverso, amici.
La strada era difficile sin dall’inizio, ma il vostro sostegno e la vostra amicizia non è mai venuta a mancare: non posso esprimere in modo adeguato il mio profondo debito per voi.

Sono grato in particolare a mia moglie Cindy, ai miei figli, alla mia cara madre e a tutta la mia famiglia, e ai tanti vecchi e cari amici che mi hanno accompagnato attraverso i tanti alti e bassi di questa lunga campagna.
Sono sempre stato un uomo fortunato, ma mai così tanto che per l’amore e l’incoraggiamento che mi avete dato.
Sapete, le campagne elettorali sono spesso più dure per le famiglie dei candidati che per il candidato stesso, ed è stato vero in questa campagna.
Tutto ciò che posso offrire come compensazione è il mio amore e la mia gratitudine, e la promessa che i prossimi anni saranno più tranquilli…

Ovviamente sono anche molto grato alla governatrice Sarah Palin, una delle migliori attiviste (elettorali) che abbia mai visto, e una impressionante nuova voce nel nostro partito al servizio delle riforme e dei principi che sono sempre stati la nostra forza; suo marito Todd e i loro stupendi cinque figli per la loro instancabile dedizione alla nostra causa, e per il coraggio e la generosità mostrate nella durezza e nella confusione di una campagna presidenziale.
Guardiamo con estremo interesse al suo futuro servizio per l’Alaska, per il Partito Repubblicano, e per il nostro paese.

A tutti i compagni della mia campagna, da Rick Davis, Steve Schmidt e Mark Salter, fino all’ultimo volontario che ha lottato duramente e valentemente mese dopo mese, in quella che in alcune circostanze è sembrata la campagna più combattuta dei tempi moderni, grazie davvero. Un’elezione persa non conterà mai, più del privilegio della vostra fede e amicizia.

Non so, non so, cosa avremmo potuto fare di più per provare a vincere questa elezione. Lascerò questa valutazione ad altri. Tutti i candidati fanno degli errori, e io sicuramente ho fatto la mia parte di essi. Ma non passerò un solo momento in futuro per rimpiangere ciò che sarebbe potuto essere.

Questa campagna è stata e sarà il più grande onore della mia vita, e il mio cuore è pieno di nient’altro che gratitudine per questa esperienza, e per il popolo americano che mi ha concesso questa tribuna prima di decidere che il senatore Obama e il mio vecchio amico Joe Biden avrebbero avuto l’onore di guidarci per i prossimi quattro anni.
Non sarei un americano degno di questo nome se mi lamentassi con la sorte che mi ha concesso lo straordinario privilegio di servire questo paese per mezzo secolo.

Oggi ero candidato per il più alto ufficio della nazione che amo così tanto. E stanotte rimango al servizio di essa. Ciò è un benedizione sufficiente per chiunque, e ringrazio il popolo dell’Arizona per avermi accordato questa possibilità.
Questa notte, più che in ogni altra notte, conservo nel cuore nient’altro che amore per questo paese e per tutti i suoi cittadini, che abbiano sostenuto me o il senatore Obama. Che abbiano sostenuto me o Obama.

Auguro le migliori cose all’uomo che era il mio avversario e che sarà il mio presidente. E chiedo a tutti gli americani, come ho spesso fatto durante questa campagna, di non disperare delle nostre presenti difficoltà, ma di credere – sempre – nella promessa della grandezza dell’America. Perché niente è inevitabile, qui.

Gli americani non si dànno mai per vinti. Noi non ci arrendiamo mai.

Noi non ci nascondiamo mai alla storia. Facciamo la storia.

Grazie, Dio vi benedica e Dio benedica l’America.
Grazie, grazie davvero.

A blog unificati

FINITA!!!

5.06
CNN e Fox annunciano. Fatta. La diretta chiude, e tutti se ne vanno. Si festeggia in Piazza Navona fra 5 ore.

5.01
Il povero Luca (Peretti) mi telefona da Londra: gli hanno staccato internet nel momento culminante dell’attimo suadente e non ha altra scelta che chiamare l’Italia… l’ho rassicurato!

4.49
E Virginia. Si vocifera che McCain stia per andare a annunciare la sconfitta.

4.44
Se siete svegli e online, guardate ll’apertura di Drudge Report.

4.38
Qui più d’uno s’è addormentato sulla sedia: è un bel vedere, se ci pensate.

4.22
Che è tutta ‘sta gente che se ne va? Nono, qui si sta svegli, e poi alle 10 in Piazza Navona a festeggiare con gli americani in Italia.

4.16
Questa cosa va bene solo se non è una scusa vigliacca per andare a dormire.

4.02
Mi scrive Fabio da Chicago: “Mi e’ passata davanti la carovana di obama”, credo traspaia l’emozione.

4.00
Prende la parola Veltroni, applauditissimo.

3.57
New Mexico, era un altro swing state.

3.38
Poi dicono la scaramanzia, qui dietro, un poco infrattati dietro a dei pacchi e una porta a vetri, ho intravvisto i cannoni sparacarta, quelli che usano quando le squadre di calcio vincono i mondiali o la Champions League…

3.32
Ohi-o.

3.16
A proposito di Walter Veltroni, Daniele Mazzini è andato via (vile!) dicendo che qualcuno gli aveva rubato la giacca, e ce l’ha descritta nel caso l’avessimo trovata: è stranamente identica a quella che ha ora indosso Veltroni…

3.13
Ma perché Veltroni saluta tutti, stringe la mano a tutti, abbraccia tutti, chiama per nome tutti, conosce tutti… tranne me?

3.07
La CNN ha chiamato la vittoria di Obama in Pennsylvania e New Hampshire che, come dicevano tutti, sono gli unici stati che 4 anni fa erano democratici e potevano essere repubblicani. Ora si passa all’attacco! Ohio, Virginia e Florida. Due di questi e è praticamente fatta.

3.00
Alle 3 in punto, 2% scrutinato, in Pennsylvania è 70 – 30 per noi.

2.58
La cosa più stupefacente qui al quartier generale del PD per una notte, è che c’è un Cheese Cake decent, che è molto più che decente, e gratis.

2.46
Sulla CNN fanno vedere Grand Park a Chicago, Fabio è lì, ed è gasatissimo.

2.39
Davanti a me c’è una maglietta di spalle con scritto “Anglosassi: gente che andava nuda a caccia di marmotte mentre noi già si accoltellava un Giulio Cesare”.

2.24
Il Miami Herald, che di Florida dovrebbe intendersene, prevede la vittoria di Obama di 2 punti nello stato.

2.21
Sì, sì, lo so, ma è solo per farci una risata: finissero ora gli scrutini (allo 0.poco %) il Texas sarebbe blu.

2.16
Su tutti i voti scrutinati fino a ora, che sono pochi, Obama è in vantaggio 4 milioni a 3.5 milioni. Una differenza notevole.

2.02
Si è unito a noi anche Sergio, compagno di tante nottate obamiane. Però non scrive nulla, s’è già addormentato come al solito?

1.56
Al 10% degli scrutini, Obama avanti di dieci punti in Florida. La Florida sarebbe un macigno.

1.51
Hanno annunciato l’exit poll CNN favorevole in Pennsylvania, Ohio, e Florida. E’ scattato l’applauso collettivo. Calma, calma!

1.32
Se non avete la smania da click ogni minuto, la cosa migliore è seguire la banda in alto sullla home del NYT. Ma lo so che è inutile e ce l’abbiamo tutti, la smania…

1.26
Francesco aspetta la Florida, e fa bene perché conta tantissimo. Ci sono i primissimi dati che danno in vantaggio McCain, ma è meno dell’uno percento.

1.20
Arrivato Veltroni.

1.16
Infatti purtroppo ora è davanti McCain, in Indiana. Il New Hampshire sembra nettamente in vantaggio Obama: più o meno si sapeva, ma bene.

1.04
Obama davanti nella prima proiezione sulla Virginia: è il primo stato in dubbio. Dài

1.02
Primo vero exit-poll CNN, dà Vermont a Obama e Kentucky a McCain, entrambe cose scontate.

00.52
Paolo Virzì è dei nostri.

00.46
Ci è cascato anche Luca.

00.33
Non esultate, quel dato che vedete sulla CNN a proposito dell’Indiana con Obama in vantaggio di dieci punti, è con l’1% delle sezioni scrutinate. L’Indiana quasi certamente andrà a McCain come diceva il primo exit-poll, e come dicevano tutti all’inizio. C’ero cascato, io.

00.02
Ci ha intervistato Rai 3, Daniele ha parlato di Obama. Ovviamente, da buon bastiancontrario, avrei detto tutt’altre cose. Qui finché non arrivano i dati, monta l’angoscia…

23.33
Mi racconta mio padre che nella circoscrizione dove hanno votato lui e mia nonna (Cambridge, quella di Harvard – Boston), non ci sono nemmeno candidati repubblicani per la Camera dei Rappresentanti o per le entità di governo comunale, tanto è scontata la vittoria democratica. Per sottolineare l’inutilità del suo voto, ha aggiunto:

Non credo nel’Apocalisse, ma comincerei a crederci seriamente se il Massachussetts votasse McCain…

23.25
Valter esulta per la spilletta anche a Franceschini. Forse sarebbe meglio concentrarsi sull’America, ma non ci sono notizie.

22.52
Raccolgo una parola da chiunque sia in maglia arancione, solo loro hanno diritto di parola, una e una sola parola:
Barbara: arancione
Daniele: ammeregani
Corrado: meglio
Valter: casino
Umberto: insieme
Carlo: moscia
Estella: nottata
Tatiana: bello
Gaetano: vittoria
Io: fatica.

22.37
Qui ha parlato l’ombra del ministro ombra degli esteri del PD, quello italiano sempre, a cui è stata poi consegnata la spilletta ufficiale del Circolo Barack Obama: vediamo se la porta a Porta a Porta!

21.58
Siamo provvisti delle magliette di ordinanza cosicché una coppia di americani ci si è avvicinata per chiedere notizie sui primi dati, abbiamo spiegato loro che di tempo ceneddavenì: «oh, the time zone!».

21.46
Siamo qui a Piazza di Pietra con gli effettivi del PD Obama (quello italiano, presto arriveranno le foto), fino a ora facevano vedere Roma-Chelsea; al gol della Roma c’è stato un boato – ho pensato che fosse arrivato il primo exit-poll illegalissimo che dava in vantaggio Obama, invece Panucci…

Qualcuno di noi c’era davvero a scuola, otto anni fa quando sgattaiolò in sala informatica per cercare di capire se avesse vinto Bush o Al Gore, era già mattina inoltrata. Questa volta speriamo che le notizie arrivino prima, e soprattutto che siano belle notizie, notizie nuove. Se non come compagni di classe, viste l’età differenti, come compagni di scuola. Una scuola globale perché quello che succederà stanotte, condizionerà il globo per i prossimi quattro anni, così – chi da Milano chi da Roma, chi da Venezia o da Chicago, chi da Parigi o da Londra, chi dal quartier generale del PD o da una piazza in Illinois – faremo una diretta a blog unificati sin dalle 22 di questa sera.

A rimbalzarci commenti, opinioni, speranze e prospettive su CiwatiDistanti SalutiFrancesco CostaGiuseppe VeltriiMilleIvan ScalfarottoMarta MeoOdisseoil Primo CerchioWittgenstein: come direbbe Obama, una comunità!

Due su due

Un giusto articolo dell’Indipendent, sottolineo due passaggi: uno, come si diceva qui, in cui si celebra la capacità posseduta da Obama di dare il proprio meglio nei momenti più difficili (la dote più importante per un presidente?):

Over the past two gruelling years, we have learnt a great deal about Mr Obama. He is formidably intelligent. Unlike the “tested” Mr McCain, he did not become rash or flustered at difficult moments. The three candidates’ debates showed he is poised and collected under pressure. It was said of Franklin Roosevelt, one of America’s very greatest presidents, that he had a second-rate intellect but a first-rate temperament. On all the available evidence, Mr Obama is top class in both departments.

E quest’altro, la chiusa, che commenta sé stessa:

What is certain is that Mr Obama provides excitement, a desperately needed jolt of political electricity. If he is elected, America will instantly be seen in a new light around the world – not just because the unloved George Bush is gone, but because the country has found it within itself to turn to someone truly new, whose astonishing ascent could have happened nowhere else on earth. Only in America.