Lunedì 8 settembre?

Che nessuno si preoccupi per la mia assenza, o per quello che sto per scrivere: è tutto fatto apposta per testare la sanità palestinese – praticamente oggi mi è venuta addosso una macchina mentre ero in bici, i raggi X hanno escluso fratture, e ora ho solo qualche difficoltà a camminare, ma in meno di una settimana dovrebbe tornare tutto a posto.

Presto racconto tutto. Dove lo trovate un reporter più embedded di questo?

Sabato 6 settembre

Ramadan, episodi 2/3 – Diario dalla Palestina 51

Come ho avuto modo di dire altre volte qui la religione è un fortissimo elemento identitario, vissuto senza dubbi, e come elemento d’appartenenza: non è una questione se credi in Dio (va da sé), né in quale Dio credere (quello di tuo padre). Tuttavia l’osservanza della fede, e dei riti – specie quando questi siano molto limitanti – è campo assai eterogeneo, e ognuno di noi vive delle tante licenze che si concede rispetto alla sua morale (laica o religiosa che sia). Su questo c’era il bellissimo racconto di Pfaal, già negli Scritti-Altrui.

Per i tanti che cercano di dimostrare un’aderenza alla Legge più aderente delle altre aderenze (“c’è sempre uno più puro, che ti epura” diceva Nenni)… ce ne sono tanti che percepiscono l’effetto di credere in una religione perché ci sono nati. E vivere per un periodo qui ha ancora rafforzato la mia inossidabile fede nell’eversiva potenza del desiderio di libertà.

Ecco, la cosa che mi ha più colpito è come il Ramadan sia invece osservato dalla  (soprassiedo volutamente sul quasi-)  totalità dei mussulmani. Persino il tipico prototipo di inviduo – in tutta la sua accogliente umanità – quello che mangia il maiale e beve, si è dato cinque anni per rinunciare al maiale, e dieci per rinunciare all’alchool, e chissà se dopo aver smesso di bere non ricomincerà a mangiare il maiale; ecco, persino lui osserva il digiuno sacro nel mese di Ramadan.

Così porterò con me quei due o tre episodi che ti fanno abbozzare un sorriso: il primo giorno di Ramadan sono passato per caso davanti a una moschea proprio mentre il Muezzin cantava «Allah Akbar», dall’altro lato del marciapiede un omino che – si vede – stava aspettando questo momento da così tanto tempo, ha preso un barattolo di succo di frutta e s’è messo a berlo più voracemente che di gusto. Grazie alla trasparenza del barattolo ho potuto apprezzare la velocità del trangugiamento: dopo mezzo minuto la starnazzante preghiera non era ancora finita, un litro di barattolo sì.

Venerdì 5 settembre

Trova le differenze – Diario dalla Palestina 50

Stavamo facendo un gioco d’associazione d’idee ed è uscita fuori la lucertola, l’abbiamo cercata su google, ed è venuto fuori ‘sto disegno che ai bimbi è piaciuto tanto, sia per farci i fumetti, che per colorarlo. Così mi son messo lì di zoom e mouse di precisione a cambiare dieci cose, tanto per avere un altro gioco, e già che ci siamo lo pubblico qui:

lucertolao.giflucertola.gif

Trovare le dieci differenze: i bimbi ci sono riusciti, voi?

p.s. Quello a sinistra è l’originale. Cliccando su ciascuna immagine la si ingrandisce. Le modifiche nello stesso campo contano come una sola differenza: in tutto ce ne sono 10!

Giovedì 4 settembre

Ramadan, episodi 1/3 – Diario dalla Palestina 49

Vivendo un po’ la vita qui, si iniziano a riconoscere i vari covi dei cristiani di Betlemme, dove ci si raccoglie per bere, mangiare, fumare durante il Ramadan: possono essere ristoranti, o ristori simili a bar, ma anche negozi o case private. Mi è capitato di vedere persone entrare in un negozio di souvenir per bere dell’acqua, o stanze riadattate a fumerie abborracciate: insomma, l’approccio è più quello del non cercare problemi che quello della comodità.

La pecora, quando percepisce un pericolo, mette il muso dentro a un cespuglio: è convinta che se lei non vede ciò che pul recarle danno, questo ciò che può recarle danno non potrà vederla. Ecco, mi sono domandato se è per lo stesso meccanismo che l’unica persona che ho visto bere in pubblico durante il Ramadan è un nostro amico cieco: avrà uno statuto speciale?

Chissà come si comporteranno, invece, i proprietari della casa di fronte al mio ufficio: l’edificio è tappezzato di croci, madonnine, preghiere. Come avevo già detto, è qualcosa di molto oltre quello che potrebbe fare il prete più kitsch che conosciamo in Italia. La novità è che con l’arrivo del Ramadan la madonnina a grandezza quasi naturale (a occhio un metro e venti) è illuminata a giorno per tutta la notte; che c’entra il Ramadan con i cristiani? Ovviamente nulla: è un modo per rivendicare la propria identità (e superiorità): «voi addobbate le case e le moschee con luci e palline d’ogni colore? e io vi piazzo mille luci colorate e vi illumino a giorno la Madonna!»

E per i mussulmani come funziona esattamente? La mattina presto (all’alba) il Muezzin inizia con «Allah Akbar», a cui segue una preghiera: in quel momento tutti i fedeli smettono di rimpinzarsi di cibo e liquidi (si saranno svegliati apposta per ingurgitare tutto quello che si può prima del divieto); il digiuno andrà avanti fino al tramonto, quando ci sarà la nuova e più lunga preghiera del Muezzin che inizierà sempre con «Dio è grande». In mezzo ci saranno stati altre preghiere che, però, non incideranno sul digiuno.

Tradizionalmente la cena che segue la fine del digiuno – come si può immaginare – è molto sostanziosa, ed è momento di incontro per le famiglie che lasciano tutte le attività e si riuniscono: le strade interne di Betlemme, dove normalmente ci sono negozietti aperti sino a notte fonda, durante le sere di Ramadan sono più che deserte – già poco dopo il tramonto assomigliano a una città fantasma del far-west.

Ovviamente, come succede in ogni parte del mondo, ogni ricorrenza ha i suoi cibi caratteristici: durante il Ramadan in medio-oriente si mangiano i Qatayef, una sorta di pancake più spugnosi che vengono riempiti con formaggio o – meglio! – noci, cannella, miele e zucchero: in quest’ultima forma, con una spruzzata di pistacchio sopra, sono squisiti. Durante il Ramadan le pasticcerie fanno un orario molto particolare: sono aperte solamente la mattina presto, quando vendono soltanto i quatayef vuoti, appena fatti (ovviamente non si possono mangiare!), che le donne di casa riempiranno a loro piacere. E sono aperte la sera – dopo la fine del digiuno – quando provvedono a rifornire di Qatayef già farciti le famiglie più pigre o più occidentalizzate.

Due immagini: i Qatayef vuoti appena tolti dalla piastra, e quelli arrotolati, farciti e pronti da essere messi fra i denti. Se volete, qui c’è la ricetta: si servono caldi.

qatayef.jpg quatayef-2.jpg

Tutto questo andrà avanti per un mese.

Fuori dal diario

È fuori dal Diario perché non c’entra con me, però se nell’attesa del mio prossimo post sul Ramadan avete tempo da perdere potete dare un’occhiata a questo articolo sulle liason amorose fra tassisti arabi-israeliani e donne ebree ortodosse. Ha un punto di vista piuttosto ottimista, ma se volete avere un po’ di speranza (e molto divertimento), lo potete trovare qui: The softer side of collision.

Link originale

Martedì 2 settembre

Ramadan – Diario dalla Palestina 48

Ieri è iniziato il Ramadan, le case dei mussulmani e le moschee sono addobbate con palline colorate e luci che verrebbe da definire natalizie. Qui si parla – appunto – di “festeggiare” Ramadan, anche se questo dovrebbe essere tutt’altro che una festa, ovvero il mese della penitenza.

Per trenta giorni i mussulmani osservanti (per il Ramadan quasi tutti) non possono né mangiare, né fumare, né – soprattutto – bere dall’alba al tramonto; se da spettatore l’unica assenza che si nota è quella delle sigarette, posso immaginare che privarsi dell’acqua – tantopiù con questo clima – per l’intera giornata sia la rinuncia più sofferta.

E chi non è mussulmano? Se nella maggior parte degli stati arabi l’evenienza di un non osservante il Ramadan è completamente trascurata tanto da vieare per legge il consumo di qualunque vivanda o bevanda durante le ore diurne di Ramadan, in Palestina – e in particolare a Betlemme – dove c’è una rilevante minoranza cristiana è tutto lasciato alla sensibilità di ognuno.

Per mangiare o fumare i cristiani si rinchiudono in case o negozi, chi per paura chi per una malintesa forma di rispetto: quando si parla di religione, qui, è difficilissimo far rendere conto le persone che il rispetto non può, non deve essere negli occhi di chi guarda.

Lunedì 1 settembre

Americanate – Diario dalla Palestina 47

Qui sono tutti scandalosamente anti-americani e cospirazionisti, Obama è uguale a tutti gli altri candidati, e che sia lui, McCain o Bush presidente non cambia nulla. Quando ho detto, l’altro giorno, che mi sarei alzato per ascoltare il discorso di Obama mi hanno guardato come uno strano, uno ingenuo e uno che non ne capisce di politica. È anche vero che la volta che Obama si è espresso sulla questione, ha superato a destra persino Bush: dubito, comunque, che quelli con cui ho parlato abbiano sentito il discorso.

Così ho avuto piacere a trovare – davvero inopinatamente – quest’adesivo su una macchina:

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…proprio a qualche centimetro dai manifesti dei martiri. Che il cambiamento arrivi fino a qui?
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Infine, so che chi mi conosce stenterà a crederlo ma non è successo di proposito: ho comprato un dentifricio alla coca cola, ma non l’ho fatto apposta!
Non pensavo esistesse, del resto. Ho preso il primo che mi è capitato sotto mano e ho scoperto poi che oltre a essere alla cola è un buon aggancio per un altro inedito di De Gregori.
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P.s. Oggi è il primo giorno di Ramadan