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L’eufemismo classico quando si parla della pedofilia all’interno della Chiesa Cattolica è quella di “molestie su minori”, un eufemismo dettato – credo – dalla ricerca di scacciare quello spauracchio fin dalle parole, di allontanare l’orrore di parole e concetti più precisi, come è comprensibilmente il tentativo di ognuno. Questo post è, esattamente, il tentativo opposto: quello di rendere chiara tutta la sordida efferatezza di quei gesti, l’oscenità ubriaca di questo decennale ciclo di abusi ancora largamente impunito, il raccapriccio che ciascuna persona umana deve percepire fino a dentro le ossa per ciò che è successo sotto ai nostri occhi.
Se volete smettere di leggere, potete farlo qui qui.
Ciò di cui parliamo sono stupri di bambini, violenze sessuali, uomini di settant’anni che penetrano a turno il sedere di bambini di 6 o 7 anni con la minaccia delle botte, e dell’Inferno, per coloro che raccontassero ciò che viene fatto loro. Parliamo di genitori che affidavano i figli a delle istituzioni che dovrebbero impartire loro un’educazione, per ritrovarli sodomizzati a turno dagli stessi individui che dovevano essere i loro educatori. Parliamo di urla quotidiane udite da alcune stanze, e di bambini con l’ano tumefatto, dalle violenze sessuali di gruppo dei Don Stupratori. Parliamo di una sorte ancora peggiore per i poveri orfani – già privati dalla vita dei loro genitori – bersaglio primo, e più indifeso, dei violentatori in tonaca. Parliamo di coercizione a forza di cinghiate, fino a far sanguinare, perché gli orfani di genitori non ne hanno, e non possono spifferare le malefatte. Parliamo di minacce di ogni tipo, e in ogni sede, perché ciò che succedeva ogni giorno non venisse fuori. Parliamo della connivenza della Chiesa in tutti i gradi, dal più alto al più basso, con l’obiettivo – unico e superiore a qualunque senso di giustizia – di mettere a tacere queste voci. Parliamo di monaci specializzati nel sopire lo scandalo, nell’occultarlo e riporre gli stupri sotto al tappeto, inviati da una diocesi all’altra per fare questo mestiere indegno.
E per fortuna parliamo anche di alcune di queste persone che, dopo anni di vergogna, decidono di passare dall’altra parte: di denunciare tutto e allearsi con i buoni, quelli che in tribunale e in ogni sede possibile cercano di combattere questo fenomeno disgustoso. Una bella storia di un “fixer agent”, un occultatore di professione nella Chiesa, la potete ascoltare qui: sono i primi 20 minuti di racconto (in inglese) in cui, diocesi dopo diocesi, il faccendiere inizia a familiarizzare con le proprie vittime, a rendersi conto dell’immondo compito che gli è stato assegnato, e si licenzia. Per poi cominciare la battaglia sul fronte opposto.
Si tratta, per la sola Irlanda – l’unico Paese dove è stata istituita una commissione d’inchiesta specificatamente mirata a tutti i casi del genere occorsi sul suolo nazionale – di un report di duemilaseicento pagine, per un Paese che ha un quindicesimo degli abitanti italiani.
Un report di cui traduco – sempre con lo stesso fine – gli estratti qui citati:
7.129 In relazione a una scuola, quattro testimoni hanno dettagliato delle accuse di abusi sessuali compresi stupri in tutte le forme, da parte di due Fratelli e in un caso assieme ad una altro ospite più grande. Un testimone della seconda scuola, dalla quale vi erano molte segnalazioni, ha descritto lo stupro subito da parte di tre Fratelli: «Sono stato portato nell’infermeria… mi hanno tenuto fermo sopra al letto, sono stati degli animali… Mi hanno penetrato, sanguinavo». Un altro testimone ha riportato di essere stato violentato due volte a settimana, in giorni specifici, da parte di due Fratelli nei bagni del dormitorio: «Un Fratello guardava mentre gli altri abusavano sessualmente di me… poi si davano il cambio. Ciascuna volta finiva con violente legnate. Quando ho parlato di quello che succedeva in Confessione, il prete mi ha chiamato bugiardo. Non ne ho più parlato con nessuno».
«Io dovevo andare nella sua (di un altro frate) stanza tutte le volte che voleva. Ti malmenavano se non lo facevi, e mi faceva… mi costringeva a masturbarlo. Una notte non l’ho masturbato e c’era un altro Fratello lì che mi ha tenuto fermo mentre mi colpivano con una mazza, e mi spaccavano le dita (mostra la cicatrice).»
7.232 Testimoni hanno riportato il loro terrore, durante la notte, quando udivano le urla degli altri residenti che provenivano dai bagni, dai dormitorî, o dalle camere da letto del personale, mentre venivano violentati. I testimoni erano consapevoli che i loro colleghi che descrivevano come orfani se la passavano davvero male:
«I bambini orfani, se la vedevano brutta. Sapevo chi fossero, dalla loro dimensione, venivano dalla (stessa) istituzione. Erano lì da una giovanissima età. Si udivano le loro urla dalle stanza dove Fra X li stava violentando.»
«Ci fu una notte, non ero lì dentro e vidi uno dei Fratelli sul letto con uno dei bambini più giovani… e sentii il ragazzetto urlare e piangere, e Fra Y mi disse “se non ti fai i fatti tuoi, ti spetterà lo stesso”. .. Sentivi le urla dei bambini e sapevi che venivano violentati, e quello era l’incubo nella testa di tutti. Era ciò che tutti cercavano di evitare… non doveva succedere a me… ricordo un bambino che perdeva sangue dal sedere e mi dissi misi in mente che quella cosa lì (lo stupro anale) non doveva succedere anche a me. Questo era tutto ciò a cui penavo».
Se Dio esiste, dovrà chiedere loro perdono.
Io ho letto e sinceramente vorrei anche dire che non siamo tutti cosà per fortuna, che poi quelli debbano pagare con la peggiore delle condanne su questo non ci piove